Locarnese

Museo Epper al Comune? Ecco perché Ascona disse 'no'

Il presidente della Fondazione Maurizio Checchi fa chiarezza sulla questione sollevata da due consiglieri comunali

Il museo Epper
9 marzo 2020
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Il museo Epper e casa Gräser abbinati in un'interpellanza presentata nei giorni scorsi da Piergiorgio Nessi (GProg) e Valero Sala (Plr) al Municipio di Ascona. I due, in sostanza, sottolineano che l'autorità del Borgo da una parte valuterà la tutela di Casa Gräser, al Monte Verità, inserendola tra i beni culturali, mentre dall'altra poco o nulla ha fatto per la casa museo Epper, in zona Albarelle, "testimonianza culturale di uno dei massimi artisti svizzeri, luogo sacro perché nel bel giardino vi sono le ceneri di Ignaz e Misha Epper, e più patrimonio degli asconesi perché esentasse per oltre quarant'anni". I due chiedono quindi al Municipio se è vero che il Comune non ha accettato dal Consiglio di Fondazione del Museo Epper la donazione degli stabili (che hanno un valore di mercato attorno ai tre milioni di franchi) e per quali motivi.

Sul tema abbiamo chiesto lumi al presidente dello stesso Consiglio di Fondazione, Maurizio Checchi: «È vero che verso la metà dell'anno scorso il Municipio ha affrontato la questione. Ma non si trattava di una donazione, bensì di una proposta di acquisto della proprietà Epper. Ma l'Esecutivo ha rifiutato per diverse ragioni: non voleva creare un precedente e, soprattutto, non è compito del Comune correre in soccorso di una fondazione privata in grosse difficoltà finanziarie». Ricordiamo che, stando alle valutazioni degli architetti, il costo del necessario risanamento degli edifici Epper ammonterebbe a oltre un milione di franchi. «I problemi economici ci hanno spinti a contrattare con il vicino albergo 5 stelle per la vendita di stabili e sedimi e la questione è tuttora sul tavolo dell'autorità di vigilanza delle Fondazioni, in attesa di risposta. Mentre sui vincoli pianificatori  su edifici fuori dal nucleo storico (tra questi, anche Casa Gräser), abbiamo previsto delle valutazioni con l'Ufficio cantonale dei beni culturali».