Un’interrogazione del socialista Carlo Lepori chiede al governo di evitare aggravi burocratici a contribuenti e funzionari dell’amministrazione
“I contribuenti sono autorizzati a dichiarare le loro spese professionali come se la pandemia di coronavirus non esistesse. Questo significa che chiunque abbia lavorato principalmente dal suo ufficio a casa l’anno scorso è ancora autorizzato a dedurre le spese di viaggio come se avesse viaggiato in ufficio ogni giorno. Questo vale anche per i pasti fuori casa o i costi di formazione e perfezionamento che sarebbero stati sostenuti senza le misure di lotta contro il coronavirus. Altre deduzioni forfettarie per altre spese professionali o costi di formazione e perfezionamento possono anche essere richieste in questo modo. Al contrario, però, non è consentita una deduzione aggiuntiva per costi come una quota di affitto per l'ufficio a casa”. È la prassi che verrà seguita nel Cantone di Zurigo per la deduzione delle spese professionali nella dichiarazione d’imposta 2020. Anche altri cantoni seguiranno questa soluzione.
Il Ticino ha invece scelto di considerare, ai fini delle spese professionali, solo le giornate effettivamente lavorate (vedi articolo de ‘laRegione’). Da qui un’interrogazione del deputato socialista Carlo Lepori con la quale si chiede al Consiglio di Stato se “è al corrente della soluzione adottata dal Canton Zurigo” e se “non la ritiene una soluzione vantaggiosa sia per i e le contribuenti, sia per il Cantone?”
E ancora: “ha calcolato il tempo che i funzionari dovranno impiegare per analizzare ogni deduzione individuale delle spese professionali? Se sì: quanti mesi-uomo prevede di impiegare per questo compito?”. “Non ritiene più interessante per il gettito fiscale cantonale adottare la soluzione di Zurigo e dedicare il tempo così risparmiato a un accertamento fiscale efficace/equo e per un’evasione accurata degli incarti arretrati, come chiesto dalla mozione del 16 dicembre 2020?”