La 'Giustizia e diritti’ propone l’elezione dei 19 pp uscenti (più il pg), compresi i 5 ‘bocciati’ dal Cdm, e gli 8 ritenuti idonei dagli esperti. Le reazioni
Procuratori pubblici, giochi fatti nella commissione parlamentare. Questa mattina la ‘Giustizia e diritti’ ha firmato il rapporto (solo il Plr non lo ha sottoscritto), stilato dal presidente Luca Pagani (Ppd), con cui propone al plenum del Gran Consiglio l’elezione dei 19 procuratori pubblici uscenti (Andrea Minesso, come noto, aveva deciso di non sollecitare un nuovo mandato decennale), compresi dunque i cinque procuratori pubblici la cui nomina è stata preavvisata negativamente dal Consiglio della magistratura (Cdm). La commissione ha pure deciso di proporre la rielezione del procuratore generale Andrea Pagani, unico candidato, e la nomina degli otto aspiranti procuratori considerati idonei dalla Commissione di esperti indipendenti. La parola ora al plenum del Gran Consiglio, nella seduta che si aprirà il 14 dicembre, l'ultima utile per procedere alle elezioni dei magistrati inquirenti, tenuto conto che in seno alla Procura i mandati decennali scadono a fine anno.
Dunque, ventisette pp candidati - fra uscenti e nuovi - per venti posti da procuratore pubblico: cosa succederà fra due settimane in parlamento? Nell'elenco come detto figurano i cinque 'bocciati' - con preavvisi inusualmente duri per i contenuti e i toni - dal Consiglio della magistratura, il quale ai pp in questione aveva negato in un primo tempo l'accesso agli atti, sollevando non poche polemiche «Abbiamo fatto i necessari approfondimenti e non abbiamo ravvisato elementi sufficientemente solidi per l'indicazione di una non rielezione, in particolare l'assenza di perentori avvertimenti formali e l'assenza di sanzioni disciplinari» a carico dei cinque procuratori, spiega, avvicinato dalla 'Regione', il presidente della commissione Luca Pagani. Di più: «I dati statistici forniti non sono stati ritenuti particolarmente dirimenti».
Si è in attesa di una risoluzione della stessa commissione: da nostre informazioni non mancherebbero critiche, seppur velate, all’operato del Consiglio della magistratura in questa procedura di rinnovo delle cariche. E si auspicherebbero, per quanto riguarda le competenze del Cdm nella valutazione dei pp che postulano un nuovo mandato, correttivi a livello normativo e organizzativo. Correttivi anche con riferimento al Ministero pubblico (maggior vigilanza)
«Secondo me la commissione parlamentare ha fatto l'unica scelta che poteva fare, quella più ragionevole - osserva la prima vicepresidente della 'Giustizia e diritti' Sabrina Aldi (Lega) -. Abbiamo riscontrato tutta una serie di problemi in questo iter legato al rinnovo delle cariche che, ponderato il tutto, ci hanno portato all'unica, ripeto, soluzione ragionevole».
Evidenzia a sua volta il popolare democratico Fiorenzo Dadò: «In quattordici anni di Gran Consiglio è la prima volta che sono confrontato con una situazione del genere. Una situazione intricata, e non per colpa della nostra commissione. Uscirne non era facile. Ritengo che quella trovata sia la soluzione migliore». Rileva il socialista Carlo Lepori: «È stata una procedura piuttosto difficile: credo comunque che la commissione e dunque il legislativo abbia svolto il suo ruolo di alta vigilanza. Il Consiglio della magistratura non ha portato elementi soddisfacenti».
Il rapporto, come scritto, non è stato firmato dai commissari del Plr. «Abbiamo detto fin dall'inizio - ricorda il liberale radicale Giorgio Galusero, secondo vicepresidente della 'Giustizia e diritti' - che i cinque preavvisi negativi stilati dal Consiglio della magistratura, cioè dall'autorità di vigilanza sul sistema giudiziario voluta a suo tempo dal parlamento e composta di personalità di sicuro spessore, presentano elementi sufficientemente validi per non proporre la rielezione dei cinque pp. Come mai allora la commissione aveva deciso a suo tempo di riaprire il concorso?...». Rilancia il collega di partito e di commissione Marco Bertoli: «Continuiamo a considerare i preavvisi del Cdm validi per fare una scelta responsabile e nel rispetto della Costituzione».
Il Plr non ha però firmato neppure la risoluzione. «È giunta solo ieri ai commissari - sostiene Galusero -. Avevamo pertanto chiesto che i gruppi parlamentari avessero il tempo di esaminarla. Così non è stato. In ogni caso noi come Plr lo faremo nella riunione di gruppo di mercoledì e decideremo se sottoscriverla». Ritenuto, aggiunge a sua volta Bertoli, che la risoluzione «non attiene alle nomine ma affronta questioni di carattere generale».