Per Mona e Werder, direttori generali rispettivamente di Ambrì e Lugano quanto deciso da Berna è solo il primo passo di un lungo iter
L'hockey ticinese tira un sospiro di sollievo. C'è soddisfazione, e non poteva essere altrimenti, per quanto deciso dal Consiglio federale in materia di aiuti allo sport, e segnatamente per quel che concerne i crediti a fono perso, ma questa soddisfazione non vuol dire che tutti gli aspetti problematici della situazione siano risolti. Anzi, questa decisione rappresenta solo il primo passo di un lungo processo tutto in divenire. «È un importante e gradito nella giusta direzione: finalmente, nel buio del tunnel in cui ci siamo entrati con questa pandemia, si intravvede un po' di luce - conferma il direttore generale dell'Ambrì Piotta Nicola Mona -. Adesso però di lavoro da fare ce n'è ancora parecchio, visto che andranno definiti i dettagli di questa ordinanza: prima che gli aiuti si concretizzino c'è tutto un processo politico non indifferente da passare. In concreto, se tutto dovesse andare liscio, questi contributi potrebbero essere erogati a inizio dicembre, ma potrebbe anche volerci più di un mese prima che tutto l'iter venga completato. La proposta, a priori, è interessante, fermo restando che occorrerà quantificare in modo dettagliato la somma che spetterà a ogni singolo club: è ancora presto per cantare vittoria».
Lo stesso sentimento si respira anche a Lugano, come conferma il Ceo dei bianconeri Marco Werder: «Quanto deciso dal mondo della politica è sicuramente un segnale forte all'indirizzo del mondo dello sport professionistico svizzero. Tuttavia, il quadro è estremamente complesso e nel rispetto di tutte le parti in causa andrà analizzato fondo prima di entrare nel merito».