Il segretario regionale Giangiorgio Gargantini sui tagli: 'Il lavoro ridotto non è una misura di sostegno alle aziende, ma di preservazione dell'impiego'
«Più che morale o immorale, illegittimo». Non sono piaciute a Giangiorgio Gargantini le dichiarazioni di Philip Plein ("In assenza di prospettive, non licenziare è immorale"), pubblicate stamattina da 20Minuti/Tio. Lo stilista tedesco, ricordiamo, ha svelato di aver licenziato una trentina – su 110, a marzo – di dipendenti durante la pandemia, a causa della crisi da Covid-19. L'azienda, con sede a Cassarate, ha tuttavia anche chiesto e ottenuto le indennità per il lavoro ridotto.
«Il lavoro ridotto non è una misura di sostegno economico alle aziende, ma di preservazione dell'impiego – sottolinea il segretario regionale di Unia, da noi sentito –. Quindi per evitare dei licenziamenti. Se lo si richiede sapendo già che si licenzierà è comunque immorale, perché si è chiesto alla collettività pubblica dei finanziamenti per evitare una decisione che comunque è già stata presa. Bisogna fare tutto il possibile per evitare i licenziamenti».
Il sindacalista aggiunge che una trentina di dipendenti su poco più di 100 iniziali è una percentuale elevata. Qualora questi tagli siano avvenuti in blocco, è anche possibile che si sia superato il limite (che scatta alla decima unità) del licenziamento collettivo. «In tal caso ci sarebbero degli obblighi da rispettare, dalle consultazioni alle informazioni al Cantone. Ma non abbiamo però ricevuto informazioni in merito». È possibile infatti che i tagli siano avvenuti a scaglioni: già a inizio aprile il noto marchio di moda aveva annunciato una prima ondata (7) di licenziamenti. Abbiamo provato a prendere contatto con l'azienda di Cassarate, ma per il momento senza ottenere risposta in merito.
Allargando il discorso sul mercato del lavoro, Gargantini ci spiega che «siamo ancora in una situazione intermedia, ancora nel periodo del 'doping del lavoro ridotto', una visione precisa l'avremo solo fra un paio di mesi quando tutte le attività avranno realmente ripreso. Tuttavia, quel che vediamo è che chi ha già perso il lavoro sono prevalentemente lavoratori precari, interinali, stagionali. Alcuni settori economici, turismo e servizi in primis, sono per ora più toccati di altri. Nel turismo la quasi totalità degli stagionali ad esempio non sono entrati a inizio primavera. Questi non risultano però nelle statistiche dei licenziati. Nel settore industriale per il momento è più difficile da valutare».