Mozione interpartitica chiede di fermare la demolizione di Villa Camponovo e di avviare l'iter per l'iscrizione nel Pr dei beni culturali protetti
La politica di Chiasso si mobilita per salvare dalle ruspe non solo Villa Camponovo (destinata ad essere sostituita da una palazzina con 24 appartamenti, in base alla domanda di costruzione preliminare pubblicata nei giorni scorsi) ma anche altri beni culturali che rischiano di fare la stessa fine. Con una mozione i consiglieri comunali Giorgio Fonio (Ppd), Luca Bacciarini (Plr), Jessica Bottinelli (Us) e Claudio Schneeberger (Lega) chiedono che il Municipio “promuova immediatamente una procedura per l’iscrizione nel Piano regolatore dei beni culturali protetti a livello locale, operazione peraltro richiesta dalla Legge cantonale sulla tutela dei beni culturali (Lbc)”. Per fare ciò il Municipio “deve richiedere il catasto allestito dal Cantone e farlo proprio. Ciò permetterà di evitare il ripetersi di situazioni analoghe a questa, che potrebbero interessare altri edifici degni di protezione che fortunatamente ancora contribuiscono al decoro dell’insediamento urbano di Chiasso”. Quanto a Villa Camponovo “chiediamo che il Municipio inibisca la sua demolizione, mediante le norme applicabili nella fattispecie quali misure provvisionali previste dalla Lbc”.
Tutti sanno – annotano i quattro consiglieri – che Villa Camponovo è una costruzione di grande pregio immersa in un vasto giardino: “È testimonianza del periodo più fulgido della storia della nostra città, quando cioè la Chiasso moderna nacque e si sviluppò quasi dal nulla grazie all’avvento della ferrovia del Gottardo che favorì, con altri fattori concomitanti, la creazione di una nuova economia di frontiera e il crearsi si una ricca borghesia laboriosa”. Per quanto concerne il valore architettonico “si tratta di un tipico edificio in stile Liberty, dove spiccano insieme con l’armonia delle forme compositive la grande coerenza , anzi un’applicazione “ante litteram” del principio recentemente iscritto nella legge sullo sviluppo territoriale, secondo cui per tutelare e valorizzare il paesaggio occorre che ogni edificio si inserisca nel contesto territoriale il modo ordinato e armonioso”. Non solo: “Si riscontra grande coerenza anche tra il linguaggio architettonico e l’uso dei materiali edili anche tra esterno ed interno dell’edificio. Si tratta indubbiamente di opere alle quali hanno dedicato capacità professionale e amore per il lavoro ben fatto non solo l’architetto che l’ha concepita ma anche numerosi artigiani”. In definitiva “sarebbe un atto sacrilego abbandonare il risultato felice di tante conoscenze tecniche ed artistiche alla demolizione”.