Approfondimento

Le voci di dentro. A proposito di libri e librerie

Da dove nasce il rapporto affettivo che c’è fra persone e libri e per estensione con librerie e librai? Una risposta possono darcela le neuroscienze

Hong Kong: in centinaia per dare l’addio alla libreria indipendente Mount Zero, chiusa un anno fa dopo diverse ispezioni del governo
(© Keystone)
23 marzo 2025
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Milano, Torino, Liverpool, Riga, Oklahoma, Hong Kong… sono solo alcuni luoghi dove – ne è testimone anche la cronaca – si sono verificati svuotamenti di vetrine, traslochi e addii di massa per le chiusure di librerie, spesso storiche. Azioni, individuali e collettive, che attestano il rapporto affettivo che c’è fra persone e libri e per estensione con librerie e librai. Da dove nasce questo filo quasi sentimentale? Una risposta ce la danno le neuroscienze…

Il 22 agosto 2024, in pieno centro a Milano, c’è stato un blitz. Un signore, che testimoni informati descrivono come “affabile e di poche parole”, è entrato alla Hoepli – una delle librerie storiche più belle della città – e ha comprato tutti i libri esposti in vetrina per una spesa stimata di circa diecimila euro (la vetrina in questione è di cinque metri per tre). Poi, dopo essersi fatto impacchettare gli acquisti, ha chiamato un taxi per trasportare a casa “il bottino” e si è allontanato a piedi verso ignote destinazioni.

Agli stupefatti e felici librai non è rimasto altro che esporre un cartello con sopra scritto: “Scusate, abbiamo venduto tutto”. La notizia si è propagata alla velocità della luce, venendo subito etichettata come trovata pubblicitaria (falso), flashmob (inesatto) o gesto politico volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’opportunità di sostenere le librerie indipendenti (lodevole, ma abbastanza improbabile). Personalmente, tendo ad interpretarlo come un gesto d’amore ma, prima d’inoltrarmi in ulteriori spiegazioni, torniamo alla cronaca... Nel mese successivo, lo “svuotamento della vetrina libraria” è stato replicato per altre tre volte: presso la libreria I Baffi di Dergano, alla Antigone di Milano e a Cantù, nella libreria Libooks.


Foto presa da Facebook
La vetrina svuotata della libreria Hoepli di Milano

Un rapporto affettivo

Parallelamente, da Southampton all’Oklahoma, da Hong Kong a Liverpool, da Riga fino a Torino, catene umane formate da centinaia, talvolta migliaia di lettori si passano i libri di mano in mano, aiutando a traslocare le librerie costrette a spostarsi a causa degli affitti troppo elevati. L’ultima in ordine di tempo è stata la fascinosa Luxemburg di Torino, con i suoi pavimenti di legno scricchiolanti ricoperti di tappeti e la scala (anche lei di legno e scricchiolante) che portava alla sezione internazionale: la libreria aprì i battenti nel 1872 in Via Cesare Battisti (due anni dopo la Hoepli, fondata invece a Milano nel 1870), e lo scorso gennaio si è spostata di 94 passi, riaprendo in Galleria Subalpina; gli ultimi cento volumi sono stati traslati dai lettori, a testimonianza del rapporto eminentemente affettivo che chi legge intrattiene con i libri e, per estensione, con le librerie e pure con i librai.

Ma come si spiega tutto ciò? La mia ipotesi è che questo avvenga perché leggere significa stabilire con l’autore un’interlocuzione intima e personale, entrare in contatto con il sentire di un altro, anche se lontano nello spazio e nel tempo. Alcuni dicono di leggere per informarsi, altri per un piacere di carattere estetico, ma io credo che lo si faccia soprattutto per non sentirsi soli, ovvero per trovare rispecchiamento alla propria esperienza nelle parole di qualcuno che l’ha a sua volta vissuta, e che ce la rappresenta. Inoltre, il libro è l’unico dispositivo che consente al pensiero, e dunque alla voce dell’altro, di raggiungerci “dall’interno”, anziché, come di solito accade, “dal di fuori”. Si tratta quindi di un dialogo interpersonale e intrapsichico al tempo stesso. Alcune evidenze neurologiche sembrano confortare questa teoria…

Il suono delle parole

“Fino a circa 5’000 anni fa, prima dello sviluppo dei sistemi di scrittura ideografici ed alfabetici, il linguaggio umano si basava principalmente su enunciati orali. L’avvento della scrittura fornì una via nuova, di tipo visivo, per comunicare. Tuttavia, poiché il linguaggio scritto richiede un addestramento estensivo, e tipicamente segue l’acquisizione del linguaggio parlato, è convinzione comune che ripercorra gli stessi circuiti neurali che originariamente supportavano il linguaggio orale” (Regev et al. Selective and invariant neural responses to spoken and written narratives. Journal of Neuroscience, 2013).

L’attività di lettura è infatti sottesa da una serie di processi cognitivi che includono: l’analisi visiva delle lettere, delle parole e dei segni di interpunzione; la conversione della forma grafica delle parole nella corrispondente forma fonologica (il suono) e l’accesso alla rappresentazione semantica delle parole stesse (il significato). Per capire ciò che leggiamo, abbiamo dunque bisogno di riprodurre, seppure in silenzio, il suono delle parole scritte dentro di noi, ricreando letteralmente la voce dell’autore nella nostra testa. Coerentemente, uno studio più recente di quello già citato (Jangraw et al. Inter-subject correlation during long narratives reveals widespread neural correlates of reading ability. NeuroImage, 2023) dimostra come, a livello neurologico, la lettura di un brano di narrativa attivi non solo la corteccia visiva primaria, ma anche quella uditiva, e in misura addirittura maggiore di quanto avvenga durante l’ascolto dello stesso brano.

D’altra parte, già in uno studio del 2011 (Proverbio et al. When a photograph can be heard: vision activates the auditory cortex within 110 msec. www.Nature.com/ScientificReports) era stato dimostrato come la corteccia uditiva si attivi anche con la vista: “Vedere fotografie associate ad un suono, per esempio un sassofonista con le gote gonfie che soffia nello strumento, attiva in soli 110 millisecondi il giro temporale superiore (Area di Brodmann - BA - 38), cioè la regione cerebrale associata alla percezione uditiva [...]. Ciò non si verifica se l’immagine è priva di riferimenti sonori, come nel caso della foto di un banco di pesci nel loro ambiente naturale”.

Affinità elettive

Ogni lettore sceglie i propri autori in base al grado di risonanza sperimentato durante la lettura: si tratta di affinità elettive; l’impressione che quella “voce” stia parlando proprio con te, chiunque tu sia. Ed è una voce che arriva da dentro.


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