L’arrivo della primavera segna l’inizio delle attività di giardinaggio, utilizzando sovente materiali non sempre idonei, come la torba
L’arrivo della primavera segna per molti l’inizio delle attività di giardinaggio: si preparano balconi, aiuole, orti e prati. Utilizzando sovente materiali non sempre idonei, di cui spesso non conosciamo le reali funzioni nel più ampio contesto ambientale.
E di cui invece sarebbe opportuno informarsi, così da dare il nostro piccolo contributo in difesa dell’ambiente.
Partiamo da una breve premessa: la torba è un materiale ancora oggi molto utilizzato in agricoltura, ed è particolarmente associata al vivaismo e alle coltivazioni in vaso, essendo una delle componenti più diffuse dei terricci, oltre che per correggere il pH del suolo, rendendolo più acido. Nelle semine e nei substrati viene impiegata in maniera massiccia, pur non essendo materiale molto ecologico.
La torba viene estratta infatti dalle torbiere, ecosistemi tipici delle zone fredde del Nord Europa – quindi praticamente assenti alle nostre latitudini – luoghi caratterizzati da un’elevata presenza di acqua pressoché stagnante e appunto a basse temperature, dove si sviluppa una vegetazione tipica delle zone umide.
La mineralizzazione della sostanza organica è inibita dalla carenza di ossigeno e di conseguenza tutti i sedimenti vegetali si accumulano nel tempo in strati che danno gradualmente origine a questo materiale, la cui estrazione comporta un’irreversibile distruzione dell’ecosistema locale. E non solo. Come gli altri combustibili solidi di origine naturale, la torba contiene infatti carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, zolfo, umidità e ceneri, sostanze incombustibili, queste ultime, costituite da minerali e argille.
La torba, nella sua duplice versione di "bionda", cioè porosa e più giovane, derivante dai muschi, e quella "nera", più vecchia e decomposta, trova largo uso nell’ortoflorovivaismo, un comparto agricolo molto vasto che, come noto, si rivolge sia alle aziende, sia agli hobbisti.
La torba è generalmente utilizzata come componente importante dei substrati, cioè i terricci necessari alla produzione delle piante ornamentali e delle piantine da orto. La notevole ritenzione idrica e l’aspetto spugnoso di questo materiale sono considerati infatti caratteristiche molto positive per il vivaismo. D’altronde il suo impiego è consentito in agricoltura biologica, trattandosi appunto di materiale di origine totalmente naturale, che oltretutto offre la sofficità necessaria alla germinazione dei semi, garantendo a lungo una buona umidità del terriccio.
La torba, mescolata dunque con terra vera, si presta a un uso sia nella coltivazione di piante in vaso, sia come correttivo per abbassare il ph del suolo, come pure per la coltivazione di piante acidofile quali piccoli frutti o agrumi. Tuttavia il suo utilizzo solleva problemi di sostenibilità ambientale tutt’altro che irrilevanti. Benché materiale completamente naturale e, come accennato, consentito in agricoltura biologica, il suo impiego e quindi il prelievo massiccio dalle torbiere, causa seri problemi ambientali, minando la stabilità di quegli ecosistemi e la loro biodiversità.
La Svizzera ne ha vietato l’estrazione ormai da trentacinque anni, definendo aree protette le paludi e i paesaggi palustri. Come d’altronde hanno fatto anche molti altri Paesi. D’altronde le torbiere giocano un ruolo fondamentale nel contrastare il cambiamento climatico, tema oggi di grande rilevanza nei dibattiti pubblici, essendo in grado di assorbire enormi quantità di CO2.
È evidente quindi la loro importantissima funzione e dunque l’assoluta necessità di preservarne l’ecosistema e la stessa sopravvivenza, compromessa appunto dall’estrazione della torba che si caratterizza per essere di fatto risorsa non rinnovabile. Ecco allora un recente studio della Scuola Universitaria di Scienze Applicate di Zurigo che mette a confronto le performance della torba con materiali sostitutivi per i substrati, nell’ottica appunto di trovare possibili alternative al suo impiego, rallentandone la commercializzazione che, ancora oggi, vede il nostro Paese importarne più di cinquecentomila m3 all’anno.
I fattori più importanti per garantirne la riduzione in Svizzera, sono dunque le buone conoscenze di base all’interno delle catene di approvvigionamento, la collaborazione con i principali attori che operano sul mercato e la disponibilità di prodotti alternativi utilizzabili.
Senza dimenticare un’adeguata conoscenza tra il grande pubblico che, con i suoi comportamenti e le sue scelte mature, può incidere consapevolmente nel modificare un commercio destinato sicuramente a compromettere la qualità ambientale e l’intero ecosistema. Affiancando e operando quindi in sintonia con l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam), impegnato appunto nel promuovere la disponibilità di prodotti alternativi in grado di sostituire la torba, stanziando per esempio finanziamenti per progetti di ricerca in questo settore.
Sotto questo aspetto emerge rilevante la dichiarazione d’intenti sottoscritta nel 2019 da JardinSuisse insieme ai rappresentanti del commercio al dettaglio, ai produttori di terriccio e alla Confederazione, volta appunto a ridurre l’impiego di questo prezioso materiale nell’utilizzo professionale e nel commercio hobbistico dei prodotti da giardino.
La collaborazione punta in particolare a una riduzione coordinata sia della fabbricazione dei substrati a base di torba per la produzione di piante, sia dell’offerta e dell’utilizzo di piante coltivate in terricci torbosi nel vasto e multiforme comparto dell’ortoflorovivaismo, ma anche – come accennato – nel commercio al dettaglio e nei centri di giardinaggio specializzati per i tanti appassionati del settore.
Il cammino è ancora lungo, anche se la via è stata tracciata e di strada ne è stata comunque fatta: basti pensare che l’impiego di torba si è notevolmente ridotto in ambito hobbistico, nelle attività di giardinaggio e paesaggismo, nella produzione di piante perenni e nei vivai.
Il compito invece è assai più arduo quando si tratta della produzione di piante ornamentali e piantine per ortaggi: in questo caso serve infatti un maggiore impegno per trovare alternative efficaci alla torba, le cui proprietà chimico-fisiche – non possiamo negarlo – sono difficilmente sostituibili.
Tuttavia la salvaguardia dell’ecosistema deve essere per tutti noi il faro verso cui tendere; non utilizzare la torba nelle nostre coltivazioni è sicuramente un altro piccolo ma importante passo in questa direzione.