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Leopardo delle nevi in Tibet

Il racconto di un fotografo cinese

La coppia di leopardi delle nevi
(© Luo Xiaoyun/WWF)
23 novembre 2024
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Luo Xiaoyun ha iniziato a fotografare la natura e i suoi animali nel 2013. La sua missione è stata quella di catturare immagini dell’incredibile fauna selvatica dell’altopiano tibetano. Ha visto i leopardi delle nevi circa cento volte ed è riuscito a catturare diversi comportamenti – anche meno noti – di questo grande felino timido ed elusivo. Nel corso degli anni, la dedizione e l’attenzione di Luo gli sono valsi premi prestigiosi come il Wildlife Photographer of the Year (2021) e il China Wildlife Film Photography annual competition (2021, 2022). Nel 2023, infine, è entrato a far parte del WWF come fotografo. Luo Xiaoyun, infatti, si è posto l’obiettivo di fotografarli almeno 99 volte. Il primo incontro avvenne nel 2018. Ora Luo Xiaoyun ha imparato a muoversi nel territorio dei leopardi delle nevi per cui riesce con più facilità a destreggiarsi in queste zone. Resta il fatto però che ci vuole tanta pazienza e devozione. Negli anni è riuscito a catturare momenti incredibili di uno degli animali più schivi al mondo, ma non solo: lo stesso fotografo si è detto preoccupato per la sopravvivenza di questo felino, notando come la mancanza di habitat abbia reso difficile gli spostamenti.

A tu per tu con due felini

Su una collina a 200 metri di distanza, un leopardo delle nevi maschio seguiva da vicino una femmina. Era aprile sull’altopiano del Sichuan occidentale, nella Cina centrale, e la neve delle montagne si stava sciogliendo. In genere solitari, i leopardi delle nevi cercano compagni in questo periodo dell’anno, offrendo ai fotografi la rara opportunità di immortalare le loro interazioni. “Ho camminato per circa 50 metri sul fianco della collina dal lato della strada e mi sono accovacciato sotto una grande roccia per scattare delle fotografie – racconta il fotografo del WWF Luo Xiaoyun –. La femmina di leopardo mi ha notato e si è guardata intorno, lanciando di tanto in tanto un’occhiata al mio obiettivo. Pochi minuti dopo, ha sbadigliato più volte, si è stiracchiata pigramente, ha camminato e si è appollaiata su una roccia vicina, con il maschio che la seguiva da vicino. Poi, entrambi si sono fermati lì e mi hanno osservato con attenzione. Chiaramente erano consapevoli della mia presenza e stavano valutando se rappresentassi un pericolo. Inizialmente pensavo che i leopardi delle nevi si sarebbero allontanati lentamente alla mia vista, la loro reazione abituale agli incontri con gli esseri umani. Tuttavia, questa volta, sono rimasti dov’erano, permettendomi di fotografarli per alcuni minuti. Ero estasiato e felice.

Alla fine, la femmina del leopardo ha deciso di muoversi e il maschio l’ha seguita. Si sono fermati a soli 50 metri dal ciglio della strada, alla stessa altezza della mia collina, a circa 30 metri di distanza.

Le marcature territoriali

Il primo incontro con i due leopardi è stato qualcosa di particolare per il noto fotografo cinese, che si è ritrovato la coppia di felini a pochi metri di distanza. “Arrivati a tre metri da me – spiega Luo Xiaoyun – i miei assistenti hanno iniziato a essere nervosi. Avevano paura che la coppia volesse attaccarmi. Continuavano a farmi segno di scendere da quella roccia e di andarmene il prima possibile”. I leopardi delle nevi sono predatori agili e feroci, e sono capaci di cacciare anche animali come gli yak, che sono molto più grandi degli esseri umani. “Erano così vicini – aggiunge – che non osavo respirare e il mio cuore batteva all’impazzata. Ma proprio in quel momento mi sono ricordato di aver letto che non si era mai verificato un attacco agli esseri umani da parte di un leopardo delle nevi. Inoltre, i due animali sembravano tranquilli, non mostravano un linguaggio del corpo aggressivo o difensivo. I loro occhi erano sereni e mostravano persino un pizzico di curiosità. Ho deciso di rimanere immobile e ho continuato a scattare foto in silenzio. Mi hanno osservato per un po’, poi sono scomparsi dietro le rocce, per poi fare capolino un attimo dopo”. A quel punto il fotografo si ricorda una cosa: forse si era posizionato proprio presso un punto di marcatura territoriale, questo spiegherebbe come mai i due felini si erano avvicinati così tanto. E infatti, una volta allontanatosi, il maschio ha defecato proprio nel punto dove il fotografo si era accovacciato. I leopardi, come tutti i grandi carnivori, tendenzialmente attaccano l’uomo per autodifesa. Per esempio, se stanno allattando i cuccioli e ci si avvicina troppo o se l’incontro è ravvicinato e inaspettato. Se la distanza tra l’animale e l’uomo supera una soglia critica, l’animale può reagire istintivamente con l’aggressione.

In Cina vive il 60% di questi felini

Il WWF si dedica da tempo alla conservazione dei leopardi delle nevi, con uffici in 8 dei 12 Paesi dell’areale in cui si trovano questi grandi felini minacciati. Il programma del WWF in Cina è stato lanciato nel 2016 e attualmente si concentra su iniziative come le indagini sulla popolazione nazionale dei leopardi delle nevi e il rafforzamento delle capacità degli operatori di conservazione in prima linea. Questo perché la Cina è il Paese con la più grande popolazione di leopardi delle nevi e loro habitat: il 60% degli esemplari al mondo risiede nelle regioni occidentali della Cina, distribuite nelle aree ad alta quota di Xinjiang, Mongolia interna, Qinghai, Gansu, Sichuan e Tibet. A causa dell’ampio areale e delle alte quote a cui vivono, la ricerca è impegnativa e la nostra conoscenza di questi animali rimane molto limitata. Poiché solo il 3% del loro habitat è stato sottoposto a indagini scientifiche a livello globale, è difficile anche attuare misure di conservazione mirate in molte aree. Le collaborazioni con persone come Luo contribuiscono a colmare il divario di conoscenze e a mostrare uno scorcio della vita di questi misteriosi felini e del loro habitat remoto. Per il resto il WWF sostiene diversi progetti in Mongolia, dove vengono messi a disposizione cuccioli di cani che poi vengono addestrati per tenerli lontano dal bestiame delle comunità che vivono nelle zone isolate. In questo modo si è riusciti a ridurre il conflitto uomo-animale, visto che per le famiglie che vivono nelle aree isolate, il bestiame rappresenta un importante reddito di sopravvivenza.