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Biodiversità: che cosa è?

Gli ecosistemi ci nutrono

Ex lanca del fiume Ticino appena rinaturata (Gudo)
(© WWF/Maggi)
17 agosto 2024
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Biodiversità: se ne parla tanto, ma non sempre è chiaro di cosa si tratti. La biodiversità è un fattore ambientale chiave per determinare il valore ecologico di un qualsiasi ambiente. Un alto valore di biodiversità non solo aumenta la resilienza e la stabilità dell’ecosistema, ma migliora anche la sua capacità di fornire servizi essenziali necessari al benessere degli organismi, esseri umani inclusi. Biodiversità è quindi un concetto scientifico, riferito alla diversità a livello genetico, delle specie e degli ambienti presenti in un determinato luogo. La biodiversità è tutto quello che ci circonda. Non è qualcosa di astratto o fantasioso, citato tanto per dire che in un luogo ci sono (o dovrebbero esserci) tanti animali e tante piante. Un’elevata diversità di specie aiuta un ecosistema a resistere alle perturbazioni di ogni genere, come quelle date dal cambiamento climatico o dall’invasione di specie non autoctone (ad esempio, la famigerata zanzara tigre). Un metro quadrato di prato inglese ha un valore ecologico nettamente inferiore a un altro che non subisce tali interventi. Statisticamente nel primo ci sono 4-5 specie vegetali differenti, mentre nel secondo se ne possono contare oltre 30. Più specie, più colori, più farfalle, più vertebrati insettivori ecc. e quindi più biodiversità.

Scaffali vuoti

La biodiversità è strettamente collegata alla nostra stessa sussistenza. Andando al supermercato non ci stupiamo più dell’elevato numero di prodotti che ci vengono proposti, tanto siamo abituati a trovare di tutto e durante l’intero anno. A dispetto della stagionalità le verdure sono sempre presenti in bella mostra, il pane, proposto in mille modalità diverse, biscotti, latticini, paste e via dicendo colmano scaffali multicolori. L’enorme carrello della spesa lo riempiamo in un batter d’occhio e a volte, purtroppo, senza nemmeno che l’alimento preso sia richiesto. Ora immaginiamo che fuori nel mondo agricolo gli insetti impollinatori siano tutti scomparsi (negli ultimi anni in Svizzera si è estinto il 9% delle 627 specie di api selvatiche censite ancora in epoca recente). Nell’arco di pochi anni (forse mesi) sparirebbero altri animali (invertebrati prima, in seguito gli organismi superiori, quali pesci, rettili, uccelli e mammiferi). Quasi contemporaneamente tale sorte toccherebbe alle piante selvatiche e non; quindi, anche quelle di cui ci nutriamo. Un’ecatombe che inevitabilmente poterà il valore ecologico (quindi la biodiversità specifica) ben sotto l’asticella dell’accettabile. Questo significa vivere in un Paese inabitabile, in uno stato di crisi alimentare perenne (come già succede in altri Paesi). Se a quel momento dovessimo ritornare nel supermercato ci ritroveremmo davanti a oltre il 75% degli scaffali desolatamente vuoti. Né frutta, né verdure, ma nemmeno pasta, pane, formaggio e carne di qualsiasi animale sarebbero ancora fruibili. Sembra fantascienza eppure… lo dice la scienza!

La natura ci nutre

La biodiversità include pure la nozione di bello (l’aspetto estetico), che per definizione è intrisa di soggettività e di cultura, ma assolutamente non banale. Le neuroscienze ci dicono che vivere in un luogo variato (e variegato) fa bene al nostro benessere psichico. Al contrario, vivere in un ambiente monotono, rispetto a uno ricco di stimoli (visivi, tattili, olfattivi), porta rapidamente a un malessere personale ma anche collettivo. Il nostro cervello vive di stimoli (ne ha bisogno tanto quanto l’ossigeno) e ricambia questo suo nutrimento con la produzione degli ormoni della felicità, come l’ossitocina, la dopamina, la serotonina, che ci fanno stare bene. La biodiversità foraggia quindi il cervello, perché stare in un ambiente ricco di stimoli significa, giocoforza, vivere in un ecosistema complesso, in compagnia di tanti altri organismi, animali, vegetali, funghi e microrganismi, questi ultimi essenziali anche per la decomposizione della materia organica e il riciclaggio dei nutrienti. Se confrontiamo un quadro astratto, per esempio di Ellsworth Kelly, con una tinta verde monocromatica per rappresentare un “prato” e poi rivolgiamo la nostra attenzione al quadro “Campi di papaveri” di Claude Monet, il nostro cervello viene stimolato in modo diverso e apprezza quel paesaggio ottocentesco più di una linea verde. Senza togliere nulla all’astrattismo, un dipinto come quello di Monet trasmette forti impressioni che includono serenità, gioia, vitalità, bellezza, ma anche nostalgia, romanticismo e dinamismo. Nel primo esempio c’è un prato con un’unica tinta, mentre nel secondo ci sono centinaia sfumature di colori differenti. E proprio questo tipo di stimoli fanno evolvere il nostro cervello e nutrono miliardi di impulsi nervosi.

Di bombi e bovini

Il WWF sostiene la biodiversità da sempre, con molti progetti sia in Svizzera che nel mondo, proponendo a livello locale le interconnessioni ecologiche in ambiente agricolo o le rinaturazioni di corsi d’acqua. Nel mondo, il WWF si attiva in programmi per la salvaguardia della diversità biologica nelle foreste tropicali o nelle barriere coralline: luoghi dove il livello di biodiversità è ancora molto elevato, ma purtroppo in preoccupante declino. Perdere questi preziosi ecosistemi significherebbe impoverire il nostro Pianeta (l’unico che abbiamo!) in modo irreversibile e provocare disastri ambientali che fatalmente si ripercuoteranno anche contro l’intera umanità. Nel 1850 Charles Darwin lo aveva spiegato molto bene, con una punta di ironia, nel suo scritto “L’origine delle specie”. Per dimostrare quanto l’ecosistema sia complesso e la biodiversità fondamentale, egli aveva affermato che se in Inghilterra fossero scomparsi i bombi (impollinatori), il trifoglio non sarebbe più cresciuto e di conseguenza i bovini, che si nutrono di trifoglio, non sarebbero più stati allevati. In quell’intricata rete ecologica di interazioni tra organismi Darwin ipotizzò che l’eliminazione dei bombi (ad opera dei gatti) e quindi dei bovini, avrebbe portato l’Inghilterra alla carestia alimentare e quindi a una catastrofe, con una flotta marittima, all’epoca la migliore del mondo, totalmente inefficiente. In parole povere: la biodiversità è un insieme di anelli, che uniti tengono in piedi l’ecosistema del nostro Pianeta. Noi siamo un anello di questo sistema, così come i bombi, gli alberi, i funghi e gli oceani.