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(Bio)diversità nell’agricoltura svizzera

La biodiversità include la diversità degli habitat, delle specie e dei geni. Ciò è molto importante anche e soprattutto nell’agricoltura svizzera. Infatti, le famiglie contadine coltivano nei loro campi p.es. 51 varietà di cereali, 72 di patate, 117 di erbe, 252 di vite e più di 500 di mele. Dalle varietà locali a quelle più diffuse. Negli ultimi anni hanno perfezionato e ottimizzato l’uso di terreni agricoli che qui da noi sono limitati. In media, un’azienda agricola qui ha solo 1/3 della dimensione dei nostri vicini francesi, tedeschi o italiani: nonostante ciò 1 ettaro su 5 in Svizzera è già oggi occupato da un prato estensivo, da una fascia fiorita o da altri elementi che favoriscono la biodiversità. Inoltre, la metà dei cereali in Svizzera viene coltivata con un uso minimo di prodotti fitosanitari e più del 18% della superficie agricola è Bio. Il modello svizzero, basato su un’agricoltura di piccola scala e ricca di diversità, è un successo riconosciutoci nel mondo ed è estremamente valido per le esigenze del nostro Paese. L’idea alla base è la ricerca di un equilibrio tra produzione e biodiversità. Gli iniziativisti ritengono però che l’impegno delle agricoltrici e degli agricoltori svizzeri è insufficiente e che si favorisca troppo la produzione. Vogliono quindi sostituirla con la biodiversità: il 30% del nostro Paese dovrebbe essere posto sotto protezione inviolabile. L’uso sostenibile ed equilibrato del territorio non sarebbe più possibile e la Svizzera diventerebbe una nazione sotto tutela ambientale. E la produzione? Sostituita da maggiori importazioni e che siano gli altri a pagarne le conseguenze. Questa non è la strada giusta. Diciamo sì a una promozione equilibrata della diversità nell’agricoltura svizzera, ma no all’iniziativa estrema sulla biodiversità.

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