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Il ritorno del tonno rosso

Soluzioni e collaborazioni

Per risolvere il problema dell’Oceano Indiano, bisogna attuare una serie di provvedimenti, tra cui l’adozione di solide misure di gestione per i dispositivi di aggregazione della pesca e un più rapido progresso verso la piena trasparenza attraverso il monitoraggio elettronico. I tonni non si fermano alle frontiere, quindi i Paesi devono collaborare alle riforme necessarie e prima si attuano strategie sostenibili, maggiori sono le probabilità di successo. Con il tempo, permettere alle popolazioni di tonno di riprendersi, ripristinerà il loro importante ruolo negli ecosistemi marini, migliorerà la loro resilienza ai cambiamenti climatici e sosterrà una pesca sostenibile a lungo termine. Quello che possiamo fare noi è decidere di ridurre il consumo di tonno. La quantità di tonno che mangiamo, la pesca eccessiva e troppo spesso illegale, non dichiarata e non regolamentata stanno mettendo in pericolo molte specie di questo pesce, portandole al limite dell’estinzione in alcune parti del mondo. Dobbiamo cambiare la modalità e la quantità di pesca e consumo. Questo è possibile attraverso l’implementazione di strategie di cattura basate su evidenze scientifiche e un migliore monitoraggio della loro attuazione. La strategia globale del WWF per il tonno mira a portare l’approvvigionamento da parte della pesca industriale e artigianale in equilibrio con il ruolo fondamentale dei tonni nel mantenimento dell’ecosistema, gestendo gli stock con strategie di prelievo mirate a garantire una pesca sostenibile e stabile
(© Hansruedi Wirz/WWF-Switzerland )
6 maggio 2023
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Questa settimana è stata celebrata la Giornata mondiale del tonno. Pepe Clarke, responsabile della sezione Oceani del WWF, ci ricorda che i tonni svolgono un ruolo importante negli ecosistemi oceanici e che la pesca eccessiva danneggia la salute dei nostri mari, con conseguenze negative per l’intero Pianeta. Quindici specie di tonno si trovano in tutto l’oceano e sono meraviglie marine: potenti predatori, estremamente adattati al loro ambiente. Compiono maratone migratorie, ma possono anche raggiungere velocità incredibili, tuffandosi come siluri. In cima alla scala dei tonni a rischio c’è il tonno rosso dell’Atlantico. Immaginate un pesce grande come una barca (fino a 3,75 metri), pesante come un cavallo (oltre 750 chilogrammi) e più veloce di un levriero (oltre 70 chilometri all’ora). Immaginate un banco di queste creature, che lampeggiano blu-verde e argento nell’oceano. Immergendosi e risalendo in superficie, mescolano la colonna d’acqua, portando in superficie le sostanze nutritive provenienti dalle profondità, che nutrono gli altri pesci. Il tonno rosso dell’Atlantico è un predatore di prim’ordine e svolge un ruolo importante nel mantenere l’equilibrio dell’ambiente marino, tenendo sotto controllo le popolazioni di specie preda.

La gestione del tonno

Gli stock di tonno rosso dell’Atlantico si stanno riprendendo grazie a leggi più severe, pescatori, organizzazioni e istituzioni che hanno scelto di rimboccarsi le maniche per proteggerlo. Ma anche con questo potente esempio di come si possa sviluppare e attuare una gestione sostenibile della pesca, le organizzazioni di gestione del tonno in altre parti del mondo si oppongono al cambiamento e ritardano l’adozione delle misure di protezione, mentre le loro popolazioni di tonno si riducono pericolosamente. Nell’Oceano Indiano, la pesca eccessiva sta causando un drammatico declino del tonno pinna gialla, con una diminuzione della popolazione del 50% in soli 15 anni (tra il 2005 e il 2020). Poiché il tonno pinna gialla rappresenta due terzi delle catture di tonno della regione, la pesca eccessiva minaccia la sicurezza alimentare, la salute e il benessere dei piccoli pescatori dei Paesi in via di sviluppo, che dipendono fortemente dal pesce per ottenere proteine e micronutrienti vitali. La pesca eccessiva mina anche la stessa redditività della pesca commerciale, la stessa logica sbagliata e a breve termine che ha quasi causato il collasso del tonno rosso dell’Atlantico. Le organizzazioni per la conservazione, i rivenditori e gli attori della catena di approvvigionamento chiedono un’azione urgente per invertire il declino del tonno pinna gialla dell’Oceano Indiano. La richiesta principale della Commissione per il tonno dell’Oceano Indiano, che si riunirà nel maggio 2023, è di adottare una riduzione complessiva minima del 30% delle catture rispetto ai livelli del 2020 e di garantire il raggiungimento di tali riduzioni.

La pesca eccessiva

La pesca del tonno rosso nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo si è intensificata notevolmente negli anni Ottanta e Novanta. Non essendoci quasi limiti, la pesca era libera e per trovare i banchi si ricorreva all’ausilio di aerei e motoscafi. Un maggior numero di pescatori significava anche una maggiore offerta, e per questo motivo i prezzi subirono una flessione. Era un disastro. Poi il crollo. Nel 1996, il tonno rosso dell’Atlantico venne dichiarato in pericolo; nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo la popolazione era infatti diminuita dell’85% rispetto ai livelli degli anni cinquanta. Quando alla fine degli anni 90 vennero introdotti i limiti di cattura, questi si rivelarono ancora troppo blandi per arginare il declino e un monitoraggio o un’applicazione poco rigorosa ne significava anche una scarsa utilità. Finalmente, nel 2006 vennero concordate una serie di misure di gestione della pesca. Tra queste, una significativa riduzione dei pescherecci, l’applicazione di limiti di cattura basati su dati scientifici, la definizione di taglie minime per evitare la cattura precoce del novellame (ovvero prima che possa riprodursi), il divieto di utilizzare aerei e l’impiego di osservatori su molti pescherecci per monitorare il rispetto delle norme. Con la partecipazione di tutti gli attori del settore, le popolazioni di tonno rosso dell’Atlantico si sono ampiamente riprese e continuano a crescere. L’anno scorso sono state adottate nuove regole che migliorano ulteriormente la protezione delle specie. Ciò contribuirà a rendere più stabili pesca, mercati e popolazioni di tonno. Questo è un esempio di ciò che è possibile fare quando c’è un impegno condiviso al ripristino dell’abbondanza degli oceani.

Collaborazione tra Paesi

Per risolvere il problema dell’Oceano Indiano, bisogna attuare una serie di provvedimenti, tra cui l’adozione di solide misure di gestione per i dispositivi di aggregazione della pesca e un più rapido progresso verso la piena trasparenza attraverso il monitoraggio elettronico. I tonni non si fermano alle frontiere, quindi i Paesi devono collaborare alle riforme necessarie e prima si attuano strategie sostenibili, maggiori sono le probabilità di successo. Con il tempo, permettere alle popolazioni di tonno di riprendersi, ripristinerà il loro importante ruolo negli ecosistemi marini, migliorerà la loro resilienza ai cambiamenti climatici e sosterrà una pesca sostenibile a lungo termine. Quello che possiamo fare noi è decidere di ridurre il consumo di tonno. La quantità di tonno che mangiamo, la pesca eccessiva e troppo spesso illegale, non dichiarata e non regolamentata stanno mettendo in pericolo molte specie di questo pesce, portandole al limite dell’estinzione in alcune parti del mondo. Dobbiamo cambiare la modalità e la quantità di pesca e consumo. Questo è possibile attraverso l’implementazione di strategie di cattura basate su evidenze scientifiche e un migliore monitoraggio della loro attuazione. La strategia globale del WWF per il tonno mira a portare l’approvvigionamento da parte della pesca industriale e artigianale in equilibrio con il ruolo fondamentale dei tonni nel mantenimento dell’ecosistema, gestendo gli stock con strategie di prelievo mirate a garantire una pesca sostenibile e stabile.

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