In Ticino c’è ancora tanto da fare
Tra una settimana inizierà a Glasgow la COP26 (la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici). Ma a che punto siamo? Nel 2015, al vertice sul clima di Parigi, i governi di tutto il mondo si sono impegnati a mantenere il riscaldamento del clima entro 1,5°C. Per raggiungere questo obiettivo ogni Paese deve ridurre le emissioni di CO2 e raggiungere entro il 2050 l’obiettivo zero emissioni nette. Anche il Canton Ticino dovrebbe fare la sua parte. Ma è davvero così? Se guardiamo quanto successo finora il bilancio è decisamente negativo. In base alla Legge sul CO2, le emissioni avrebbero dovuto diminuire del 20% tra il 1990 e il 2020. Tuttavia, le emissioni sono rimaste pressoché stabili in base ai dati contenuti nel Piano energetico cantonale (Pec). Di positivo c’è solo il fatto che nel 2010 le emissioni di CO2 in Ticino sembrerebbero aver raggiunto il loro culmine. In 9 anni, tra il 2010 e il 2019, le emissioni sono diminuite del 20% (dati oasi.ti.ch), riportando i valori in linea con il 1990. Ma di questo passo, l’obiettivo di zero emissioni verrebbe raggiunto solo nel prossimo secolo. Il Canton Ticino deve quindi dotarsi di una politica climatica più ambiziosa e di un piano climatico cantonale, strumento di cui è ancora privo.
Il sesto rapporto sul clima del Pannello Intergovernativo delle Nazioni Unite (Ipcc) è stato definito un codice rosso per l’umanità. I fatti scientifici – ai quali hanno lavorato centinaia di esperti da ogni angolo del mondo – dimostrano che il cambiamento climatico è reale, pericoloso e causato dall’uomo. Il rapporto può essere trovato online e ognuno può informarsi sull’attuale grado di conoscenza della comunità scientifica in materia di cambiamenti climatici. Ecco alcuni messaggi estrapolati dal rapporto: «È inequivocabile che l’influenza umana abbia riscaldato l’atmosfera, l’oceano e la terra» e «Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 erano più elevate rispetto a qualsiasi momento nei precedenti 2 milioni di anni almeno» e ancora «L’evidenza dei cambiamenti osservati negli estremi come ondate di calore, forti precipitazioni, siccità e cicloni tropicali e, in particolare, la loro attribuzione all’influenza umana, si è rafforzata rispetto al quinto rapporto». A rendere il tutto allarmante è la seguente evidenza: «Molti cambiamenti dovuti alle emissioni di gas serra sono irreversibili per secoli o millenni».
Anche per quanto concerne gli scenari di aumento della temperatura media nel 2100 il rapporto non permette di equivocare: solo diminuendo da subito e in modo massiccio le emissioni di gas serra per giungere a zero entro il 2050 si potrà rispettare l’impegno sottoscritto al vertice di Parigi per contenere il riscaldamento entro 1,5°C, mentre, se l’aumento delle emissioni continuerà anche nei prossimi decenni, il riscaldamento del clima entrerà in una dimensione molto pericolosa, raggiungendo +4°C entro fine secolo. La scienza ci dice che sarà molto difficile convivere con un tale aumento e parla apertamente ormai di crisi climatica. Il rapporto fornisce anche qualche esempio di cosa significhi un aumento delle temperature globali di 1,5 o 4°C. Ad esempio le ondate di calore che prima dell’influenza umana sul clima si verificavano 1 volta ogni 50 anni, con l’attuale riscaldamento di +1,2°C sono già aumentate di 4,8 volte, vale a dire si verificano quasi 5 volte ogni 50 anni, mentre con un aumento di +4°C si verificheranno 40 volte ogni 50 anni. Quasi tutti gli anni l’umanità sarà confrontata con ondate di calore anomale. Per limitarci a questo unico aspetto.
La comunità scientifica ha sempre più evidenze e certezze della pericolosità della crisi climatica e chiede azioni immediate e coraggiose. La 26esima Conferenza delle parti (COP26) sarà purtroppo la classica ultima spiaggia. Tutti i Paesi partecipanti (oltre 190) dovranno mostrare la volontà di voler cambiare le cose. Nell’attesa che la politica finalmente agisca, tutti noi possiamo e dobbiamo fare qualcosa nel nostro piccolo per contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2. Le azioni più efficaci sono: utilizzare meno l’auto e in caso di acquisto prediligere auto a basso consumo o a emissioni zero; ridurre i consumi energetici della propria abitazione; installare impianti fotovoltaici o acquistare corrente elettrica verde; ridurre i consumi di carne, latticini e pesce; prediligere i prodotti locali e di stagione; rinunciare a volare.
Malgrado l’assenza di obiettivi in linea con l’accordo di Parigi, in Ticino sono molte le realtà che si impegnano per un mondo a zero emissioni. A cominciare dal Dipartimento del territorio, che ha recentemente stanziato 50 milioni di franchi a cui si aggiungono 80 milioni dalla Confederazione a favore del risanamento energetico degli stabili. Significativo anche il potenziamento del trasporto pubblico grazie in particolare alla galleria di base del Ceneri. Da potenziare invece gli incentivi per le auto elettriche in quanto la diffusione delle auto a zero emissioni rimane chiaramente inferiore rispetto ai Paesi limitrofi o scandinavi. L’Azienda elettrica ticinese (Aet) ha inaugurato il Parco eolico del Gottardo, sostenuto dal WWF, che permette al nostro cantone di contribuire in modo importante alla strategia energetica 2050 per questo vettore energetico. Sempre più Comuni sono certificati città dell’energia e possono aumentare il loro impegno grazie alla certificazione “gold”. Alcune aziende di trasporto pubblico stanno promuovendo l’elettrificazione dei loro mezzi, segnaliamo in particolare la Società navigazione lago di Lugano che ha come obiettivo la completa elettrificazione della flotta entro il 2035 e intende fungere da centro di competenze per le altre flotte in Svizzera. Nel mondo delle start up, di sicuro interesse è il sistema di stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili mediante blocchi di cemento sollevati da gru, idea promossa con l’impianto sperimentale di Castione da Energy Vault. Il WWF ha conferito il riconoscimento Fossil Free 2021 a un’altra start up ticinese, la TicInsect, che mira a produrre farine alimentari per animali con gli insetti evitando importanti emissioni di CO2 rispetto alle farine prodotte con la soia brasiliana o il pescato. Altre iniziative meritevoli vengono sostenute dal Fondo clima Lugano sud (fondoclima.ch).
Il Canton Ticino gode notoriamente di un clima decisamente soleggiato. Malgrado queste ottime premesse, lo sviluppo dell’energia solare continua a deludere, così come la mancanza di ambizione del Piano energetico cantonale (Pec). Nel 2019, il 2,17% dell’energia elettrica prodotta in Ticino proveniva da fonte solare, decisamente troppo poco se pensiamo che la Germania, con condizioni di soleggiamento meno favorevoli, nello stesso periodo ha prodotto il 10% di corrente elettrica con il sole. Eppure, gli esempi di costruzioni che sfruttano l’energia solare con successo abbondano anche in Ticino e dimostrano che si potrebbe produrre dieci volte tanta energia dal sole rispetto ad oggi. Malgrado questo, la maggior parte dei tetti delle palazzine plurifamiliari rimane desolatamente priva di impianti. Il settore del solare potrebbe essere un fiore all’occhiello del nostro cantone e contribuire a creare posti di lavoro, ma senza un segnale forte da parte della politica, ad esempio l’obbligo di installare impianti fotovoltaici sui tetti, incentivi adeguati e obiettivi del Pec in linea con il potenziale solare del Ticino, i proprietari di immobili plurifamiliari continueranno a non essere incentivati ad agire.