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Vincitori e vinti!

Ecco la classifica di fine anno del WWF

Bracconaggio e perdita di habitat stanno uccidendo il ghepardo - © Martin Harvey / WWF
28 dicembre 2019
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I cambiamenti climatici, l’agricoltura industriale e la caccia agli animali minacciano innumerevoli specie. Ma per fortuna, non tutte le specie indicano dati negativi. Basti pensare ai gorilla di montagna all’interno del parco nazionale Bwindi (Uganda), dove si è passati da 400 (dato 2011) a 459 esemplari (dato 2018). Ma chi sono i vincitori e i vinti per il WWF nel 2019? Per la cernia e l’orso polare i tempi sono duri mentre ci sono speranze per lo sciacallo dorato e il bisonte. Secondo il Living Planet Report, le popolazioni di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili in tutto il mondo sono diminuite in media del 60% in meno di 50 anni (dal 1970 al 2014). E nemmeno la Svizzera dà il buon esempio: è una delle principali responsabili della perdita di biodiversità. In nessun altro Paese al mondo si registra una percentuale di specie in via di estinzione altrettanto alta. Più di un terzo delle specie vegetali, animali e fungine è considerato in via di estinzione. Come di consueto il WWF stila il suo bilancio e nomina vincitori e vinti per l’anno appena passato.

I vinti del 2019

L’orso polare: secondo le previsioni, entro il 2050 durante l’estate il ghiaccio dell’Artico si scioglierà completamente. I ghiacci su cui gli orsi polari vivono e cacciano si restringono sempre più. Pertanto, sono costretti a spostarsi sulla terraferma e, attratti dai rifiuti alimentari, si avvicinano agli insediamenti umani. Questa vicinanza mette in pericolo gli orsi che vengono uccisi dagli esseri umani. Il riscaldamento globale costituisce pertanto un problema di sopravvivenza per gli orsi polari e non solo per via dello scioglimento dei ghiacci.

La cernia: le femmine di cernia depongono fino a un milione di uova ma non è sufficiente per salvarle dall’estinzione. Quasi ovunque nel mondo, gli esemplari più grandi sono minacciati dalla pesca eccessiva. In totale, sono 20 le specie di cernie considerate a rischio di estinzione. Gioca un ruolo importante anche la distruzione delle barriere coralline a livello globale causata dalla crisi climatica.

Il bucero dall’elmo: Con il becco del bucero dall’elmo (Rhinoplax vigil) si realizzano perle, ciondoli e oggetti decorativi intagliati in modo artistico. Il commercio di questo prezioso materiale ha conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi anni con gravi conseguenze: dal 2015 questi uccelli, presenti nel Sud-est asiatico, fanno parte della Lista Rossa nella categoria “minacciati di estinzione”.

L’ape selvatica: sono loro a impollinare gran parte delle nostre piante selvatiche e delle nostre colture. In Svizzera vivono più di 600 specie di api, di cui più della metà è a rischio a causa dell’impiego di pesticidi nell’agricoltura industriale, dell’eutrofizzazione – la presenza eccessiva di nutrienti in ambienti acquatici a causa dei fertilizzanti –, delle monocolture e della distruzione delle loro fonti alimentari e dei siti di nidificazione. La scomparsa delle api selvatiche significherebbe anche la scomparsa di molte specie vegetali. I danni ai nostri ecosistemi sarebbero enormi.

Il ghepardo: sul continente africano il ghepardo ha perso circa il 75% del proprio habitat. A causa della bassissima densità della popolazione naturale, pari a soli due individui per 100 chilometri quadrati, la maggior parte delle aree protette risulta troppo piccola per questo animale. Fortunatamente, il ghepardo si adatta anche ai paesaggi interessati da cambiamenti di natura antropica, andando incontro però ad altri problemi. I conflitti con gli allevatori sono spesso fatali per i felini. I ghepardi sono cacciati anche per la loro pelliccia, oppure finiscono accidentalmente nelle trappole a morsa destinate agli animali cacciati a scopi alimentari.

I vincitori 2019

Gli elefanti in Myanmar: nel 2017 in Myanmar si uccideva ancora un elefante quasi ogni settimana a causa della sua pelle, che in questo Paese del Sud-est asiatico viene utilizzata per la produzione di creme cosmetiche. Ecco perché il WWF aveva intensificato il suo lavoro con i ranger, allestendo 22 basi per il pattugliamento giorno e notte ad opera di 220 ranger. L’effetto deterrente è sorprendente: nelle regioni di Bago e Yangon, nessun elefante è stato più vittima di bracconaggio. Nell’Irrawaddy, il numero di elefanti bracconati si è più che dimezzato, da 16 a 7.

Il bisonte: questa specie bovina, lunga fino a tre metri, era indigena in molte regioni d’Europa fino a quando non venne quasi sterminata. Nel 1996 il WWF ha dato avvio a un progetto di ripopolamento nella parte russa del Caucaso. Secondo un censimento nella Repubblica dell’Ossezia Settentrionale-Alania, effettuato nel febbraio 2019, sembra che la sopravvivenza a lungo termine sia assicurata. I bisonti si moltiplicano numerosi e, nel frattempo, più di 100 esemplari vivono liberi nelle foreste.

La rana d’acqua Sehuencas: una rana d’acqua Sehuencas maschio ha vissuto da sola per quasi dieci anni come ultimo esemplare della sua specie in un acquario nel Museo di Storia Naturale “Alcide d’Orbigny” in Bolivia. Un giorno, tuttavia, nelle cortine di nebbia del Paese i biologi hanno accidentalmente incontrato una femmina. Ora la speranza ricade sulla coppia per far sì che, grazie ai numerosi figli e nipoti, la specie in estinzione abbia ancora un futuro. A mettere in pericolo le rane d’acqua Sehuencas sono stati principalmente il riscaldamento globale e la progressiva distruzione del loro habitat.

Lo sciacallo dorato: poiché le temperature sono sempre più miti, lo sciacallo dorato, amante del caldo, si sta spostando dalle sue regioni d’origine nell’Europa sudorientale verso l’Europa centrale allargando il suo habitat. Attualmente la sua popolazione supera di sette volte quella del suo più grande concorrente, il lupo. In Svizzera si registrano avvistamenti regolari, che rilevano sinora unicamente la presenza di individui solitari.

Il coleottero della corteccia: il bostrico tipografo (Ips typographicus), marrone e ricoperto di peli, stravince grazie al cambiamento climatico, tanto da essere diventato un flagello. Approfitta degli anni secchi e caldi per moltiplicarsi con ancora più successo. Trova una ricca tavola imbandita nell’Altipiano svizzero, poiché gli abeti rossi piantati in passato soffrono dei cambiamenti climatici e sono indeboliti. Il coleottero ha vita facile: crea nuovi nidi tra la corteccia e il legno e causa la morte dell’albero.