Il Cuore del Borneo: un paradiso che, nonostante anni di sfruttamento selvaggio delle foreste, ci sorprende ancora con i suoi colori, profumi e suoni
Chiudi gli occhi e immagina un lontano mondo perduto, un mondo di montagne e foreste incantate, dove nascono grandi fiumi, dove s’incontrano molti popoli, tradizioni e culture diverse. E dove la varietà e la ricchezza della natura non hanno eguali: questo mondo è il “Cuore del Borneo”. Un paradiso che, nonostante anni di sfruttamento selvaggio delle foreste, ci sorprende ancora con i suoi colori, profumi, suoni e una miriade di forme di vita, molte ancora da scoprire. Ma questo ambiente prezioso è estremamente minacciato. Le sue bellissime foreste vengono infatti distrutte per ricavarne caucciù, olio di palma e pasta di cellulosa. Ad oggi resta meno della metà dell’originale foresta del Borneo. Per questo motivo, trent’anni fa il WWF ha dato vita a un progetto di salvataggio, coinvolgendo i tre governi del Borneo (Brunei Darussalam, Indonesia e Malesia). La foresta del Borneo è la patria del fiore, dell’orchidea e della farfalla più grandi del pianeta. I progetti prevedono di spezzare la spirale perversa di povertà e disboscamenti illegali, ma anche della pesca illegale.
Con i suoi 240mila km quadrati di foreste pluviali montane, è uno degli unici due luoghi al mondo (l’altro è l’isola di Sumatra) dove convivono oranghi, rinoceronti ed elefanti. E dove, solo negli ultimi 15 anni, sono state scoperte oltre 400 nuove specie animali e vegetali. In questo luogo incredibile, ancora prima che sorga l’alba, riecheggiano le possenti urla dei gibboni. In pratica, il loro richiamo è la sveglia per tutti, come da noi il gallo. Per primo, tra le alte chiome, si alza in volo un bucerotide, con il suo lungo ed arcuato becco. Massicce e slanciate si ergono al cielo magnifiche piante i cui primi rami si trovano spesso a trenta metri di altezza. Tra i rami, avvolti da un fitto intrico di liane, fanno capolino gli scoiattoli volanti, a cui tengono compagnia le lucertole volanti, mentre qua e là riecheggia il gracidio di mille rane. Qui, infine, vivono anche i serpenti volanti: un incubo per alcuni visitatori. In questo paradiso crescono oltre 15mila specie di piante, tra cui più di 2’500 orchidee. Il suo abitante per eccellenza, però, è l’Uomo rosso, l’orangutan. Questa grande scimmia dallo sguardo espressivo e dal caratteristico pelo rossiccio, è sempre più a rischio. Il 90% di tutti gli orangutan dell’Asia vive nel Borneo, mentre il restante 10% abita la regione settentrionale dell’isola di Sumatra. I maschi possono raggiungere un’altezza di 1,40 m e un peso di 85 kg. Nonostante le loro notevoli dimensioni, gli orangutan trascorrono la maggior parte del tempo tra le chiome più alte degli alberi e solo raramente scendono a terra. Complessivamente, sopravvivono 55mila esemplari di oranghi del Borneo, altri 15mila di Sumatra e meno di 800 esemplari di oranghi di Tapanuli (una specie scoperta solo qualche anno fa, che è ad altissimo rischio di estinzione). Un tempo l’areale di questa scimmia si estendeva da Giava alla Cina meridionale. Il Borneo è – anzi, era – anche la casa del rinoceronte asiatico. Esistono pochissimi esemplari del rinoceronte del Borneo, mentre l’anno scorso è stato dichiarato ufficialmente estinto il rinoceronte della Sumatra orientale. Un’altra scimmia che vive solo nella giungla del Borneo è la nasica: uno degli animali più buffi della Terra, con il suo naso grande. Il naso stabilisce la supremazia all’interno del gruppo e nei maschi è più grande rispetto alle femmine e ai cuccioli. La nasica vive soprattutto sugli alberi vicino ai fiumi, per potersi tuffare se aggredita da predatori. Questo animale è infatti un ottimo nuotatore.
Circa 15 milioni di persone vivono nel Borneo, dipendendo direttamente dalle risorse forestali: dalle piante usate sia a scopo alimentare che medico, per il pesce, la carne, i materiali da costruzione e l’acqua. La diversità culturale dell’isola è ricca tanto quanto le forme di vita animali e vegetali. Solo in Kalimantan, si ritiene che ancor oggi coesistano 142 differenti lingue. Come altrove, anche le foreste naturali di Kalimantan, Sabah e Sarawak sono soggette a taglio per scopi commerciali, come la produzione di olio di palma, di carta e di gomma. Le minacce costituite dallo sfruttamento del legname e dal disboscamento sono accentuate dal crescente commercio illegale di specie selvatiche. Solo preservando grandi blocchi interconnessi di foresta intatta, si potrebbe scongiurare il serio rischio di estinzione di centinaia di specie. La distruzione delle foreste, infatti, non solo mette a repentaglio la biodiversità, ma minaccia anche le comunità forestali indigene. Per gli abitanti di quest’isola la foresta – oltre a rappresentare una fonte di materie prime indispensabili alla vita – è strettamente legata alla cultura e alla religione. Per questo motivo lavoriamo a stretto contatto con le popolazioni locali, puntando su diversi progetti. Per migliorare la situazione alimentare e le prospettive economiche delle popolazioni indigene, il WWF ha sviluppato con esse dei progetti agricoli per la coltivazione di riso e verdure a più alta resa, l’allevamento di pesci, l’estrazione di caucciù e la produzione di legno pregiato. Vengono inoltre rimboscate le foreste disboscate illegalmente. Il WWF contribuisce infine all’allestimento di un programma di ecoturismo che prevede la ricerca di vie d’acqua e percorsi escursionistici adatti, la formazione di personale, la creazione di alloggi nei villaggi e la redazione di una guida turistica. Un ulteriore successo è stata la creazione del Tun Mustapha Park, insieme al governo dello Stato federato del Sabah in Malesia, dove grazie al WWF è nata anche una riserva marina che si estende su una superficie pari a un quarto della Svizzera, per tutelare anche la fauna e la flora marine.
Qualche anno fa, alcuni scienziati scoprirono un bruco rosso molto particolare, che se ne andava in giro per il Borneo di albero in albero. Sembravano aver scoperto l’ennesima specie di farfalla o falena, ancora sconosciuta agli esseri umani. E, infatti si trattava di un animale sconosciuto. Ma quello che si scoprì osservandolo, lasciò tutti senza parole. Questo bruco rosso brillante, pieno di peli neri, costruiva un bozzolo di resina velenoso e mortale. Unico al mondo. Il piccoletto non usava la “seta”, ma la resina tossica di un albero (Vatica rassak) per costruirsi l’habitat prima della metamorfosi in falena. Questo esserino ha deciso, dunque, nel percorso della sua evoluzione, di assicurarsi di tenere lontano ospiti indesiderati grazie al veleno. Un altro insetto particolare è la formica kamikaze. Beh, il suo nome è azzeccatissimo. Questa formica, se attaccata da un nemico o se si sente minacciata, si fa letteralmente esplodere, liberando un liquido tossico. Lei muore, ma anche il nemico. Questo le riesce contraendo l’addome, che esplode. Diciamo che chi la conosce preferisce stare alla larga da questa piccoletta bellicosa. E tra gli insetti del Borneo troviamo anche l’animale – in proporzione – più forte del mondo: stiamo parlando dello scarafaggio rinoceronte. Ha tre corna – che usa durante il periodo degli amori per liberarsi dei rivali maschi – e riesce a sollevare fino a 850 volte il proprio peso. Insomma, Ercole sembra un principiante in confronto a questo coleottero lungo 12 centimetri.