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A qualcuno piace caldo!

Come sopravvivere alle temperature del deserto

I dromedari si sono adattati al deserto © Martin Harvey / WWF
6 luglio 2019
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Il dromedario, è un fatto noto, nel deserto si trova a suo agio e di stratagemmi per resistere al gran caldo ne conosce in abbondanza: ha ampi zoccoli per non affondare nella sabbia, una doppia fila di ciglia per “sigillare” gli occhi durante le tempeste di sabbia (ma sigilla anche le narici). Per meglio disperdere il calore, può far oscillare su e giù la temperatura corporea di ben otto gradi – cosa del tutto impossibile per noi esseri umani – e poi la natura lo ha dotato di una folta pelliccia per stare più… fresco! Come più fresco?! Ma sì, perché contrariamente a quel che avviene con la pelliccia dell’orso polare, nel caso del dromedario, il pelo serve a tenere fuori il calore!

Raffreddamento a… naso!

Cosa c’entra ora il naso? C’entra, c’entra, perché il dromedario può contare su un sistema di raffreddamento del sangue del tutto originale. Questo camelide, infatti, sopporta un calore elevatissimo ovunque nel corpo, eccetto che nella testa. Così la natura lo ha dotato di un ingegnoso sistema di raffreddamento: prima di raggiungere il cervello, il sangue viene fatto circolare attraverso i vasi sanguigni del naso dove, ad ogni respiro, l’aria che entra lo raffredda. E il sangue, così refrigerato, può infine raggiungere il cervello.

Quando un dromedario deve nutrirsi in pieno deserto, non strappa mai tutte le foglioline dalle piante che incontra lungo il cammino. Ne prende solo qualcuna, lasciando alle piante la possibilità di sopravvivere e cibo sufficiente per chi verrà dopo di lui. Insomma, pare che i dromedari abbiano compreso, molto meglio di molti esseri umani, il concetto di “sfruttamento sostenibile delle risorse”!

Idrovore o cammelli?

I cammelli possono bere enormi quantità d’acqua. Ne ingurgitano fino a 100 litri in appena 10 minuti! E poco importa se il prezioso liquido è dolce, salato o salmastro, il cammello non si fa troppi scrupoli e metabolizza (o mette da parte) l’intera scorta. Dove la tiene? Non nelle gobbe (come il dromedario, lì accumula il grasso) ma in particolari sacche riposte nello stomaco. C’è una grande differenza tra i due: il dromedario può resistere a temperature molto elevate, mentre il cammello è capace di sopportare anche temperature molto basse (fino a -40 gradi). Sempre in inverno, i cammelli possono resistere senza un goccio d’acqua fino a 50 giorni (naturalmente se non sono sottoposti a sforzi fisici eccessivi), mentre in estate resistono al massimo fino a 10 giorni. Nelle gobbe, dunque, arrivano ad immagazzinare fino a 30 chili di grasso che all’occorrenza possono essere convertiti in acqua. E infine: non sudano!

I rettili non sudano

Ok, dromedari e cammelli accumulano provviste nelle gobbe, ma sai dove tiene le proprie riserve di grasso l’Heloderma suspectus, detto anche mostro di Gila, un pericolosissimo rettile del deserto dal morso velenoso? Nella coda. Questi esseri straordinari vivono tra l’Arizona e il Nevada e apparvero oltre 30 milioni di anni fa. Se in primavera riescono a fare 4 pasti sostanziosi, resistono senza cibo anche per un anno. Passano il 90% del loro tempo in cavità ombrose. Sentono l’odore delle prede con la lingua. Hanno una pelle praticamente impermeabile, dalla quale non fuoriesce nemmeno una goccia di sudore. I ricercatori hanno scoperto che – soprattutto nei periodi di siccità fuori dal comune – questo piccolo sauro (non supera i 50 cm) può rimanere in stato dormiente per alcuni anni prima di emergere dal suo rifugio sotterraneo. Questo è possibile perché in autunno abbassa le sue attività fisiche al 10%. Al contrario delle altre lucertole, è molto lento, quindi si nasconde molto. Eppure, grazie alle sue incredibili capacità di adattamento non aveva mai rischiato l’estinzione. Fino ad oggi: sempre più bracconieri li cacciano per poi venderli sul mercato nero. Ci sono persone che li tengono in casa per il gusto di avere un sauro nei terrari. Non solo, la costruzione di strade sta rubando l’habitat a questo animale incredibile, il cui veleno viene usato – ancora a livello sperimentale – per curare pazienti con il Diabete II (e che non rispondono a terapie alternative), per fermare il tumore ai polmoni e per l’Alzheimer.

Spostiamoci nel deserto del Sahara, in Africa, dove i rettili più resistenti al calore devono abbandonare il campo (pardon, la sabbia bollente) per rifugiarsi all’ombra. A quel punto le formiche del deserto escono in cerca di provviste. E il fatto di poter sopportare una temperatura corporea di circa 53 gradi, le mette al riparo dagli agguati del loro nemico giurato: la lucertola dalle dita frangiate, golosissima di formiche. Che però, potendo sostenere una temperatura di qualche grado inferiore alle sue piccole prede, resta spesso a bocca asciutta.

All’interno del corpo coriaceo e squamoso dei rettili, l’acqua è ben custodita e al riparo dall’evaporazione. Per questo i rettili possono restare anche diversi mesi senza bere. E con la pipì, come se la cavano? Ne fanno pochissima, e piuttosto “speciale”! Risparmiano anche sul cibo e mangiano pochissimo. Un adattamento non di poco conto per chi vive in una terra arida, desolata, caldissima… insomma, in un deserto.