Il Triangolo dei coralli, indispensabile all’ecosistema marino mondiale, ospita la più grande biodiversità marina della Terra
Tra le acque dell’Indo-Pacifico si cela il Triangolo dei coralli, l’epicentro mondiale della biodiversità marina, uno straordinario paradiso subacqueo ricco di pesci del reef e coralli, da cui prende il nome. La regione si estende per 6 milioni di chilometri quadrati, un’area compresa tra le acque di sei Paesi: Indonesia, Malesia, Filippine, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Isole Salomone. Gli abitanti di questi paesi e di altre località limitrofe oggi celebrano la giornata mondiale del Triangolo dei coralli, ripulendo le spiagge, piantando mangrovie e organizzando bazar e feste sparse per tutto il territorio. Questa ricorrenza, osservata per la prima volta il 9 giugno 2012, arriva alla sua settima edizione e segue la giornata mondiale degli oceani. Come obiettivo ha la protezione e conservazione del Triangolo dei coralli, la cui salute è vitale per il benessere del nostro Pianeta.
Il Triangolo dei coralli, indispensabile all’ecosistema marino mondiale, ospita la più grande biodiversità marina della Terra: circa 600 specie di coralli, più del 75% di tutte quelle conosciute, 3’000 specie di pesci del reef, il 37% a livello mondiale, e sei delle sette specie di tartarughe marine contribuiscono a una bellezza spettacolare. Assieme alla foresta tropicale amazzonica e al bacino del Congo, questa immensa area geografica è uno dei cuori verdi del mondo. Nessun’altra regione può competere con questa stupefacente abbondanza di specie marine. In queste acque i tonni depongono le loro uova e una varietà di altri animali – balene, delfini, focene, dugonghi e squali – si cibano, si riproducono e migrano.
La sua ricchezza naturale si rispecchia nella diversità culturale delle popolazioni locali: sono oltre 2’000 le lingue parlate a queste latitudini. Il territorio del Triangolo dei coralli conta ben 350 milioni di abitanti, e per 120 milioni di loro, tra cui le ultime comunità di nomadi del mare al mondo, è pure fonte di sostentamento: la pesca e il turismo sono un’importante fonte di cibo e reddito. Spiagge da sogno, escursioni subacquee e snorkeling attirano turisti da ogni dove, ma la pesca rimane l’attività più redditizia dell’economia locale. Il collasso dell’ecosistema marino influenzerebbe prima di tutto queste comunità dalla forte dipendenza dall’oceano ma avrebbe conseguenze catastrofiche anche per il resto del Pianeta.
L’ecosistema del Triangolo dei coralli è fragile. Le popolazioni marine e i coralli sono infatti a rischio estinzione: le barriere coralline si stanno decimando e l’85% dei coralli ancora presenti è minacciato da pesca e sviluppo economico insostenibili, dall’inquinamento e dal cambiamento climatico.
Come in molti altri bacini, anche in quest’area geografica i metodi e l’intensità della pesca non sono sostenibili. Per far fronte alla crescente domanda internazionale di pesce, le riserve ittiche locali sono sfruttate oltre la loro naturale capacità di riproduzione. I pesci vengono catturati senza alcuna selezione: gli individui più giovani, di dimensioni più piccole, non raggiungono l’età riproduttiva mettendo a repentaglio la sopravvivenza dell’intera popolazione. Oltre allo sfruttamento fuori controllo, i metodi impiegati da molti pescatori sono illegali: con l’uso estensivo di dinamite e veleni le popolazioni ittiche muoiono e le barriere coralline vengono danneggiate. In questo modo aumentano anche le catture accessorie di balene, delfini, squali, tartarughe e uccelli marini.
Il cambiamento climatico è responsabile del riscaldamento, dell’acidificazione e dell’innalzamento del livello degli oceani. Le temperature elevate sono causa dello sbiancamento delle barriere coralline: le alghe di cui si cibano i coralli costruttori non sopravvivono a temperature più alte. Con la scomparsa di queste alghe – responsabili dei colori brillanti tipici di una barriera corallina in salute – i coralli appaiono sbiancati.
Il WWF si adopera per proteggere il Triangolo dei coralli dalle crescenti minacce promuovendo la collaborazione tra governi interessati e altri partner privati per favorire uno sviluppo sostenibile delle zone costiere e prepararsi al cambiamento climatico. Inoltre, il WWF si impegna ad aumentare le aree marine protette – essenziali per salvaguardare gli habitat da pratiche distruttive di pesca – del 10% entro il 2020, come previsto dalla Convenzione sulla biodiversità. Per raggiungere questo traguardo sostiene progetti volti anche a promuovere il turismo sostenibile. Per quel che riguarda la pesca, il WWF promuove metodi più rispettosi dell’ambiente – l’uso di ami in grado di ridurre la pesca accidentale – per lottare contro lo sfruttamento eccessivo delle popolazioni ittiche e i metodi illegali di pesca. A livello locale il WWF prepara le comunità a far fronte al cambiamento climatico piantando delle mangrovie nelle aree costali del Triangolo dei coralli. Le foreste di mangrovie riducono la vulnerabilità al cambiamento climatico delle popolazioni locali: migliorano la qualità dell’acqua, infatti, la fauna selvatica aumenta e le coste sono più protette dall’erosione.