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La legge per l’elettricità e la scommessa dell’equilibrio

Il rapporto tra produzione di energia elettrica e protezione della natura è al centro del ‘Mantelerlass’ in votazione il 9 giugno. Ecco l’essenziale

Lavori alla diga del Grimsel (Berna), nel luglio del 2023
(Keystone)
2 maggio 2024
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È su un progetto di “dimensioni mostruose” (‘Aargauer Zeitung’) che si vota il 9 giugno. Già il nome rende l’idea: ‘Legge federale su un approvvigionamento sicuro con le energie rinnovabili’. In tedesco l’hanno chiamata ‘Mantelerlass’ (atto mantello), dato che copre svariati ambiti (i principali sono riassunti nelle schede) e modifica diverse leggi. Più prosaicamente, è la ‘Legge per l’elettricità’: serve a produrre più energia elettrica in Svizzera nei prossimi 10-15 anni a partire dalle fonti energetiche rinnovabili (acqua, sole, vento, biomassa e geotermia). Vediamo come.

Perché serve?

  • La Svizzera in inverno deve acquistare all’estero energia elettrica per soddisfare il fabbisogno di privati e aziende. Spende ogni anno miliardi di franchi per questo. Senza la certezza di poterne importare a sufficienza. Il rischio di penuria, o quantomeno di brevi lacune nell’approvvigionamento, è reale. Lo si è visto durante l’inverno 2022/23, quando le centrali nucleari francesi funzionavano solo in parte e l’importazione di gas era in forse. Produrre più elettricità a partire da fonti indigene riduce la dipendenza dalle importazioni e rafforza la sicurezza dell’approvvigionamento, che guerre, cambiamenti climatici e aumento dei consumi di elettricità in tutto il mondo rendono più fragile.
  • Termopompe, auto elettriche, industria vieppiù ‘green’: anche in Svizzera il fabbisogno di elettricità è destinato a crescere. Le centrali nucleari resteranno in servizio fintanto che sono sicure, ma a termine – in ossequio alla volontà popolare – il loro apporto (36% dell’elettricità prodotta in Svizzera) verrà a mancare. «Abbiamo bisogno di più elettricità. Di molta più elettricità!», afferma il ministro dell’Energia Albert Rösti (Udc).
  • La Svizzera deve azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050: così ha deciso il popolo nel giugno del 2023. Occorre dunque rimpiazzare le fonti fossili (nafta, gas, benzina, diesel) con elettricità prodotta a partire da fonti ‘pulite’. La legge sull’energia è “un presupposto essenziale” per raggiungere la neutralità climatica, scrive il Consiglio federale.

Cosa significa, concretamente?

Che entro il 2035 dovranno essere prodotti almeno 35mila GWh di elettricità a partire da sole, acqua, vento, biomassa e geotermia: è sei volte tanto quanto si produce oggi. Altri 37’900 GWh (oggi: 37’260 GWh) dovranno essere prodotti dalle centrali idrolettriche. Entro il 2040, in inverno la produzione di elettricità dovrà essere aumentata di almeno 6 TWh, due dei quali dovranno essere messi a disposizione dalle centrali idroelettriche ad accumulazione. Tra ottobre e marzo l’importazione netta di elettricità non potrà superare i 5 TWh. Per la maggior parte, l’elettricità supplementare proverrà da edifici e infrastrutture esistenti; solo una parte di essa verrà prodotta a partire da nuove infrastrutture.

Il potenziamento della produzione di elettricità è reso possibile dal fatto che la legge in votazione il 9 giugno proroga di cinque anni, rafforza e completa gli strumenti di promozione delle ‘rinnovabili’ definiti nella Strategia energetica 2050, approvata dal popolo nel 2017. Il ‘Mantelerlass’ è il tassello fondamentale di un puzzle comprendente altri pezzi (il ‘Solarexpress’ e il ‘Windexpress’, ossia le leggi specifiche per sviluppare il solare alpino e l’eolico, oltre che la legge che mira ad accelerare le procedure pianificatorie): se sarà accolto, entrerà in vigore il 1° gennaio 2025.

Perché si vota?

In Parlamento, dopo lunghe e accese discussioni, la legge è stata approvata lo scorso autunno con una maggioranza schiacciante: 177 a 19 al Nazionale, addirittura all’unanimità al Consiglio degli Stati. Ciò non ha impedito il lancio di un referendum. A metà gennaio il neocastellano Pierre-Alain Bruchez e altri privati cittadini riuniti nell’Alleanza per la natura e il paesaggio, nonché la Fondazione Franz Weber (che portò al successo nel 2012 l’iniziativa sulle residenze secondarie) e l’associazione Freie Landschaft Schweiz (Paesaggio libero Svizzera), che ha fatto dei progetti di parchi eolici il bersaglio prediletto, hanno depositato oltre 63mila firme alla Cancelleria federale. Ne bastavano 50mila per chiamare il popolo alle urne.

Chi è a favore? Chi è contro?

Per il sì sono schierati il Consiglio federale, i Cantoni, tutti i partiti tranne l’Udc (ma una ventina di suoi esponenti fanno parte del comitato interpartitico a favore della legge, due addirittura come co-presidenti), le principali organizzazioni ambientaliste e di difesa del paesaggio (Pro Natura, Greenpeace, Wwf, Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, ecc.), nonché diverse organizzazioni economiche (Economiesuisse, Swisscleantech, ecc.) e settoriali (il Touring Club Svizzero, ad esempio). A combattere il progetto sono la Fondazione Franz Weber, l’associazione Freie Landschaft Schweiz e, come detto, l’Udc.

Qual è il nocciolo della questione?

Rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento significa sviluppare le capacità produttive. Anche attraverso la costruzione di nuovi impianti. Ciò comporta un rischio accresciuto di conflitto fra l’interesse all’utilizzo delle risorse naturali per produrre elettricità e quello alla protezione della natura e del paesaggio. Non a caso a deputati di tutti i partiti – dall’Udc ai Verdi – ci sono voluti due anni per cesellare una base legale che almeno sulla carta garantisse un equilibrio tra questi interessi potenzialmente divergenti. La legge è il frutto di un compromesso raggiunto faticosamente in Parlamento.

La legge rispetta natura e paesaggio?

No, secondo i contrari. A loro avviso facilita il disboscamento delle foreste, consente la devastazione dei paesaggi e la distruzione dei biotopi protetti. La biodiversità – affermano la Fondazione Franz Weber e i suoi alleati – non dev’essere sacrificata sull’altare della protezione del clima e della svolta energetica. Le alternative ci sono: risparmiare energia e sfruttare il potenziale del fotovoltaico su edifici e infrastrutture esistenti, ad esempio.

La loro opposizione di principio fa andare la mosca al naso alla capogruppo dei Verdi Aline Trede: “Non sono vere organizzazioni ambientaliste (...). Si concentrano con una visione a tunnel sulla protezione del paesaggio e perdono di vista il quadro complessivo (...). Bloccano soltanto e non mostrano alcuna soluzione”, ha dichiarato la bernese al ‘Blick’. Il partito ecologista (che in Parlamento ha sostenuto compatto la legge) e le principali organizzazioni ambientaliste non fanno salti di gioia, ma considerano che non esista un’alternativa migliore. “Se la proposta viene respinta, costruiremo centrali fossili e la discussione sul nucleare esploderà”, ha detto alla recente assemblea dei delegati dei Verdi l’ex consigliere nazionale turgoviese Kurt Egger, secondo quanto riferito dalla ‘Wochenzeitung’.

Il ‘Mantelerlass’ invece rafforza la svolta energetica e climatica che sta a cuore agli ecologisti. I rischi, dal punto di vista della protezione della natura e del paesaggio, sono stati ridotti al minimo e risultano tutto sommato sopportabili. Inoltre, nonostante l’accelerazione delle procedure, si potrà sempre ricorrere contro singoli progetti particolarmente invasivi. E in effetti organizzazioni ambientaliste hanno già annunciato l’intenzione di andare fino al Tribunale federale per combattere le nuove centrali idroelettriche del Gorner (Vallese) e di Trift (Berna).

La legge rispetta i diritti popolari?

No, a detta dei contrari. A loro parere viene limitata la sovranità di popolo, Cantoni e Comuni. In particolare, gli abitanti non potrebbero più esprimersi su un progetto di parco eolico o solare previsto sul territorio del loro Comune. Sotto accusa c’è l’articolo 13 capoverso 3 della legge, secondo il quale il Consiglio federale può riconoscere un interesse nazionale anche a impianti più piccoli, se questi contribuiscono in maniera “fondamentale” al raggiungimento degli obiettivi di produzione; anche in tal caso può quindi decidere di concedere le autorizzazioni necessarie mediante “una procedura abbreviata e accentrata”.

Al ‘Tages-Anzeiger’ il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti e delle comunicazioni (Datec) ha precisato che si potrà continuare a votare su concreti progetti solari ed eolici sia sul piano cantonale che comunale. Anche ricorsi e opposizioni resteranno possibili. Le possibilità di esprimere un parere verranno parzialmente meno soltanto nel caso della costruzione/potenziamento delle 16 centrali idroelettriche menzionate, in quanto non sarà necessario elaborare un piano di utilizzazione (contro cui si potrebbe ricorrere o fare opposizione), scrive il Consiglio federale.

L’elettricità sarà ancora più cara?

No. La legge non prevede nuove tasse a carico dei consumatori. Il supplemento di rete, ovvero la tassa con la quale ogni consumatore contribuisce alla promozione delle energie rinnovabili, rimarrà invariato a 2,3 centesimi per kilowattora.

Come andrà a finire?

Il 13 giugno 2021 il 52% dei votanti disse no alla Legge sul CO2. Unico partito a combatterla, contro tutti: l’Udc. Tre anni dopo, alle urne arriva un altro progetto chiave per il futuro della politica energetica e climatica della Svizzera. L’Udc parte nuovamente da sola lancia in resta, benché stavolta possa contare sull’appoggio di ambientalisti outsider. In Parlamento due terzi dei suoi deputati avevano sostenuto il ‘Mantelerlass’. Poi però una maggioranza dei delegati ha corretto il tiro. E adesso i ‘tenori’ del partito non lesinano sforzi nel criticare un progetto difeso dal loro consigliere federale Albert Rösti. Anche tra le file del Plr il sostegno pare erodersi. I suoi vertici raccomandano il sì. Ma la sezione argoviese (quella del presidente Thierry Burkart) si è espressa in senso contrario.

La legge attuale, tuttavia, diversamente da quella sul CO2 respinta nel 2021, non incide sul borsellino dei cittadini. I contrari dunque non potranno argomentare come fecero allora. Inoltre, il fatto che sia un ministro democentrista a difenderla (e non la socialista Simonetta Sommaruga, ex capo del Datec) la rende meno facilmente attaccabile. Per giunta, la resistenza negli ambienti ecologisti sembra molto circoscritta.

L’esito della votazione inciderà sul dibattito circa il futuro della politica energetica. Un ‘no’ darebbe slancio ai fautori dell’iniziativa popolare ‘Stop al blackout’, che vogliono revocare il divieto di costruire nuove centrali atomiche. In uno scenario simile, il Consiglio federale o il Parlamento potrebbero optare per un controprogetto.

la scheda

Un ‘mantello’ che copre
svariati ambiti

Idroelettrico


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Sedici progetti

Tredici dighe verranno innalzate (una di queste è la diga del Lago del Sambuco, in Val Verzasca), tre nuove centrali idroelettriche costruite (due in Vallese, una nel canton Berna). Quindici di questi 16 progetti (uno è stato aggiunto in seguito dal Parlamento) sono stati concordati nell’ambito di una tavola rotonda alla quale hanno preso parte diverse organizzazioni di protezione della natura. Rappresentano il ‘cuore’ della legge. Dovranno fornire in inverno almeno 2 TWh supplementari di elettricità. Per ciascuno di questi progetti dovranno essere predisposte misure di compensazione a favore della natura e del paesaggio. I gestori delle grandi centrali idroelettriche, inoltre, saranno obbligati – contro indennizzo – a mantenere una quantità sufficiente di acqua nei loro bacini per produrre elettricità in inverno (riserva). In caso di penuria imminente, il Consiglio federale potrà ordinare una sospensione temporanea delle disposizioni sui deflussi minimi.

Fotovoltaico


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Un solo nuovo obbligo: per superfici superiori ai 300 m2

Si punta soprattutto ad ampliare il numero di impianti su tetti e facciate degli edifici esistenti. Non attraverso degli obblighi, bensì con nuovi incentivi, come una tariffa minima uniforme in tutto il Paese per l’immissione in rete di elettricità solare. Inoltre consumatori, produttori e gestori di impianti di stoccaggio potranno formare ‘comunità locali di energia elettrica’ per commercializzare all’interno di uno stesso quartiere l’elettricità solare autoprodotta. L’obbligo di posare pannelli solari varrà solo per tetti e facciati di nuovi edifici con una superficie superiore ai 300 m2.

Interesse nazionale


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Agevolazioni pianificatorie

I 16 progetti idroelettrici, così come i grandi impianti eolici e solari (purché situati in territori adeguati definiti dai Cantoni, e non in paesaggi protetti d’importanza nazionale), vengono considerati impianti di interesse nazionale. La legge prevede che in questi casi l’interesse all’utilizzo prevalga in linea di massima su quello alla protezione: la loro costruzione sottostà dunque a condizioni di pianificazione agevolate. Privati e associazioni potranno sempre ricorrere. Ma probabilmente le prospettive di successo davanti ai tribunali si ridurranno. Tuttavia, ogni progetto continuerà a essere valutato e autorizzato singolarmente.

Biotopi


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Divieto con eccezioni

Nei biotopi di importanza nazionale e nelle riserve per uccelli acquatici e di passo la costruzione di nuovi impianti continuerà a essere vietata, in linea di massima. La legge prevede però diverse eccezioni. Ad esempio: nelle zone risultanti dal ritiro dei ghiacciai, nelle pianure alluvionali alpine, per centrali idroelettriche se soltanto il deflusso residuale si trova nell’oggetto protetto, o per centrali idroelettriche che migliorano il bilancio ecologico complessivo. Grandi impianti eolici potranno essere costruiti anche in foreste situate all’interno di un paesaggio protetto se sono già presenti strade utilizzabili per la loro costruzione e il loro esercizio.

Efficienza


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La riduzione dei consumi: spesso è la parente povera del dibattito sulla transizione energetica

Entro il 2035 il consumo medio annuo pro capite di elettricità dev’essere ridotto del 13% rispetto al 2000. Tra le misure previste: tariffe dinamiche (più elevate durante i picchi di consumo giornaliero, più basse al di fuori di questi), fatture dell’elettricità più ‘trasparenti’, sistemi di misurazione intelligenti, piattaforma per lo scambio di dati tra gli operatori del settore, obbligo per i distributori di elettricità di fornire consulenza alle economie domestiche e di aiutare le aziende a installare impianti più efficienti dal punto di vista energetico.