Protagoniste della prova olimpica femminile Jolanda Neff, classe 1993, Sina Frei e Linda Indergand
Jolanda Neff oro, Sina Feri argento, Linda Indergand bronzo. Il cross-country al femminile si tinge di rossocrociato. A Izu, la squadra svizzera ha ottenuto un risultato storico portando, per la prima volta nella storia elvetica delle Olimpiadi, tre atlete sul medesimo podio. Era successo, in campo maschile, soltanto nel 1924 e nel 1936, entrambe le volte nella ginnastica.
Il dominio delle ragazze, che va a completare la medaglia d'argento ottenuta 24 ore prima da Mathias Flückiger, è tanto più bello in quanto inaspettato. Sì, perché alla viglia della prova olimpica, la squadra da battere era senza ombra di dubbio quella francese, con la campionessa del mondo Pauline Ferrand-Prevot e l'iridata U21 e grande dominatrice di Coppa del mondo nella sua prima stagione tra le élite, Loana Lecomte (entrambe laureatesi anche campionesse europee lo scorso ottobre sul Monte Ceneri). E invece, in una giornata nella quale la pioggia caduta prima della partenza ha modificato le coordinate della corsa e costretto gli organizzatori a ritoccare il percorso, le ragazze svizzere hanno dato mostra di tutte le loro capacità tecniche, mentre, al contrario, le francesi hanno ceduto di schianto, forse schiacciate dal peso della responsabilità, ma anche da una caduta nel primo giro della Ferrand-Pervot e da alcuni problemi tecnici per la Lecomte. Alla fine, la leader di Coppa del mondo ha chiuso al sesto posto con un ritardo di 2’57”, ancora peggio ha fatto la campionessa del mondo con la decima piazza a 4’32” dalla Neff.
La vittoria è senza dubbio una sorpresa, ma le qualità della sangallese non sono mai state messe in dubbio. Anzi, per diversi anni è stata una delle dominatrici della specialità, con tre Coppe del mondo (2014, 2015, 2017), un titolo mondiale (2017) e tre campionati europei (2015, 2016 e 2018). Poi, però, il grave incidente occorsole in allenamento nel dicembre 2019 negli Stati Uniti, ha rischiato di mettere anzitempo la parola fine alla sua brillante carriera. La riabilitazione era stata lunga e lenta, senza più acuti in Coppa del mondo. Una risalita verso i vertici mondiali frenata pure da una frattura alla mano sinistra poco più di un mese fa nella prova di Coppa del mondo di Leogang. Per lei, dunque, il rinvio di un anno dei Giochi olimpici si è rivelato essere una benedizione, in quanto nel 2020, ancora in piena riabilitazione, non avrebbe potuto prendere parte alla trasferta in Giappone.
Su un terreno reso insidioso dalla pioggia, la Neff ha fatto valere soprattutto la sua polivalenza e le sue doti tecniche. Oltre che nel cross-country, la sangallese, residente nel la Carolina del Nord con il suo compagno biker statunitense, ha dimostrato le sue capacità nelle prove su strada e, di recente, ha migliorato pure le sue doti di discesista. «È una storia incredibile – ha commentato –. Era come se fossi spinta da una forza invisibile. Ho disputato una gara perfetta, fluida, senza errori, nelle condizioni più difficili. Abbiamo avuto un'ora a disposizione per perperarci e allenarci sul tracciato modificato a causa della pioggia. È stato necessario adattarci in fretta, riconoscere le nuove traiettorie, abituarsi alla terra umida. Abbiamo potuto approfittare del molto lavoro svolto in allenamento sulla tecnica e sui riflessi».
Un ritorno ai vertici mondiali forse inatteso... «Dal test-event olimpico del 2019 non avevo più vinto nulla. Per me gli ultimi anni sono stati difficili, per fortuna il mio entourage mi ha sostenuta. Sapevo che, prima di ogni altra cosa, dovevo ritrovare la salute, evitare ulteriori problemi fisici. A dire il vero, non ci sono riuscita del tutto, visto che a fine primavera mi sono fratturata la mano sinistra e sono dovuta rimanere senza bici per diverse settimane. Ma si vede che questo doveva proprio essere il mio giorno. E che gioia poter tornare, dopo due anni, a gareggiare davanti al pubblico (presente in quantità sorprendente, ndr). Adoro la competizione!».
Se Jolanda Neff rappresenta il presente elvetico della disciplina, Sina Frei può essere considerata il futuro. Appena al suo secondo anno da professionista, la zurighese ha dominato la scena a livello di U23 con due titoli mondiali, quattro europei e tre Coppe del mondo. Questa volta, al cospetto della più scafata connazionale nulla ha potuto (la Neff ha ben presto fatto corsa a sè), ma comunque approfittato delle sue ottime doti tecniche e di qualche errore delle avversarie per conquistare una medaglia d'argento che nel finale di gara Linda Indergand non è riuscita a contenderle... «La nostra preparazione ha pagato lauti dividendi. All'inizio le forti precipitazioni ci hanno destabilizzato, ma il nostro staff è stato eccezionale. E il fatto di essere arrivati mezz'ora prima del previsto sul circuito olimpico mi ha aiutato a non dover uccidere il tempo in camera d'albergo».
«Voglio ringraziare sentitamente tutti i tecnici – ha dichiarato Linda Indergand –. Il loro sostegno lungo il percorso, con condizioni di corsa modificate dalla pioggia, è stato estremamente importante. Inoltre, mi ha aiutato il fatto di essere rimasta a lungo in compagnia di Sina Frei. Sulle salite mi ha spronato a non molare».
Una tripletta, quella messa a segno dalle biker rossocrociate che entra di diritto nel libro di storia dello sport elvetico. Gli unici due precedenti, entrambi in campo maschile, risalgono agli albori del movimento a cinque cerchi. E in entrambe le occasioni a monopolizzare il podio erano stati i ginnasti, a Parigi 1924 e a Berlino 1936. Nella prima occasione, l'attrezzo era il cavallo a maniglie e le tre medaglie erano finite al collo di Josef Wilhelm, Jean Gutweniger e Antoine Rebetez. Dodici anni più tardi, in quella che passerà alla storia come l'Olimpiade di Jesse Owens, nel concorso al suolo il leggendario ticinese d'adozione Georges Miez aveva conquistato l'oro, con l'argento andato a Josef Walter e il bronzo a Eugen Mack (quest'ultimo aveva diviso il gradino più basso podio con un tedesco).
Per sottolineare l'ampiezza dell'exploit compiuto da Neff, Frei e Indergand, vale la pensa ricordare che nemmeno nello sci alpino la Svizzera è riuscita a piazzare tre suoi atleti sullo stesso podio olimpico. Una performance collettiva riuscita un sola volta, ma ai Mondiali 1987 a Crans-Montana, quando i discesisti si erano appropriati dei primi quattro posti (Müller, Zurbriggen, Alpiger, Heinzer).
Pure le doppiette sono diventate merce rara. L'ultima, porta la data del 1952, alle Olimpiadi di Helsinki, ancora una volta nella ginnastica artistica (oro e argento). A Sydney 2000, invece, l'ultima volta in cui la Svizzera ha piazzato due suoi rappresentanti sullo stesso podio (oro e bronzo): la gara era quella del triathlon femminile, le medagliate Brigitte McMahon e Magali Mesmer.