L'elvetico è speditivo oltre che autoritario nella sfida da 'dentro o fuori' con il numero 2 al mondo, costretto alla resa sul 6-4 6-3 in 1 ora e 13 minuti
È ringiovanito in un attimo di quattro anni. Ritrovando lo smalto del 2015, quando – su quello stesso campo – riuscì a infliggere a Novak Djokovic quella che fino a stasera era l'ultima battuta d'arresto del serbo negli scontri diretti con Federer. Adesso, invece, sono ventitré (in 49 duelli) le vittorie del renano, a cui serviva un successo per staccare il biglietto per le semifinali alle finali londinesi dell'Atp, e ci riesce con grande autorità. Al termine di una serata a dir poco perfetta per lui. Anche perché, rispetto alle prime due uscite, stavolta Federer è tutt'altra cosa. Se ne accorge subito Djokovic, il quale deve stare a guardare il primo servizio del suo avversario che entra quasi sempre (infatti sfiora l'80 per cento di riuscita), per un Roger Federer determinato come non mai – al punto da leggerglielo in faccia –, in un primo set che dura appena trentacinque minuti e si conclude sul 6-4, il favore dell'elvetico che porta pure a casa ben otto ace.
Poi in avvio di secondo set Roger riparte da dove aveva lasciato alla fine del primo, colpendo subito nel vivo il trentaduenne di Belgrado, costretto a farsi violenza per riuscire a rimediare ai due break point concessi in entrata. A quel punto, però, l'impressione è che la sfida si faccia più equilibrata, infatti Federer è costretto a sua volta a salvare una palla break durante il quarto gioco. E invece, subito nel game successivo Nole si ritrova spalle al muro, sullo 0-40, con il renano che concretizza il secondo di quei tre break point. Spianando il tappeto rosso verso il trionfo finale, per un Federer che chiude la festa addirittura con un secondo break, fissando il risultato sul definitivo 6-4 6-3 dopo appena un'ora e tredici di gioco.