A tener banco nel weekend è stato il ritorno alle gare dello sciatore austriaco – andato a buon fine – ma anche quello, ventilato, del calciatore italiano
Quello di Marcel Hirscher è senza dubbio il nome che nell’ultimo weekend è stato più pronunciato e scritto, almeno per quanto attiene all’ambito sportivo. L’austriaco, ex dominatore del Circo bianco, è infatti tornato a competere cinque anni dopo essersi ritirato. Un rientro in scena che non poteva passare inosservato: del resto, il 35enne è stato il più grande sciatore della storia – almeno in termini di risultati – ed era normale che tutti, anche chi non segue da vicino la Coppa del mondo, si interessassero alla sua prestazione in occasione del primo slalom gigante stagionale.
Ebbene, il cronometro ha detto che – pur chiudendo lontano dal podio (23°) – il portacolori dell’Olanda (Paese della madre del campione) è comunque riuscito a far meglio di molti rivali più giovani di 10 o 15 anni e che, nel corso dell’ultimo lustro, si sono allenati cento volte più intensamente di lui. C’è dunque da scommettere che questo ritorno – dettato soprattutto da interessi commerciali, visto che Marcel deve reclamizzare la fabbrica di sci di sua proprietà – sia destinato ad avere un certo successo anche dal punto di vista agonistico. Con un altro po’ di allenamento, assicurano gli esperti, lo rivedremo insomma di nuovo nelle parti nobili delle classifiche.
L’operazione pare a ogni modo destinata a rivelarsi redditizia non soltanto per l’otto volte vincitore della Generale e di innumerevoli medaglie iridate e olimpiche: personaggi carismatici quanto Hirscher, nello sci, non è che ne nascano a getto continuo, anzi, e il suo ritorno è dunque stato salutato con gioia da organizzatori, sponsor e reti televisive, tutti beneficiari dell’indotto legato a questo clamoroso come back. Unici a dichiararsi infastiditi sono stati alcuni atleti – davvero pochi per la verità – secondo i quali Hirscher toglierebbe loro un bel po’ di spazio, specie a livello mediatico: probabilmente nessuno ha spiegato a questi ingenuotti che i loro futuri guadagni potrebbero registrare significativi aumenti proprio grazie alla rinnovata presenza sulle piste del fuoriclasse di Salisburgo.
Certo è che il buon Marcel, prendendo la decisione di riproporsi in palcoscenico, qualche rischio l’ha corso, eccome. La storia dello sport mondiale è infatti piena di eclatanti ritorni alle competizioni risoltisi però con clamorosi flop. Non tutti, infatti, posseggono la classe di Michael Jordan, capace di ritirarsi e poi ritornare sui suoi passi ben due volte, senza mai aver perso nemmeno un briciolo della propria forza. O di George Foreman, campione del mondo fattosi da parte a 28 anni per diventare prete, rimasto un decennio lontano dal ring, e poi in grado, a 46 anni, di riconquistare la cintura dei pesi massimi.
Molto spesso, infatti, questi tentativi di rilancio portano con sé parecchia tristezza, e soltanto di rado sono accompagnati da un positivo riscontro in quanto a risultati. Celebre esempio è il caso del tennista Björn Borg, che si eclissò ventiseienne dopo aver dominato la propria disciplina salvo decidere di riapparire sei anni più tardi: peccato che lo fece brandendo una Donnay di legno quando tutti adottavano ormai da un pezzo racchette composte dai più raffinati materiali sintetici, e infatti subì sonore mazzate da chiunque si trovò davanti. E non molto meglio andò a Michael Schumacher che – congedatosi dopo 5 Mondiali vinti al volante della Ferrari – dopo tre anni di pausa accettò una mega offerta dalla Mercedes: nelle successive tre deludentissime stagioni, che in parte offuscarono quanto da lui ottenuto nella prima parte di carriera – strappò infatti soltanto un misero terzo posto.
Il più patetico dei ritorni, a ogni buon conto, è quello che non si è ancora realizzato, ma che potrebbe avverarsi in tempi brevi. Parliamo ovviamente di quello di Francesco Totti, che proprio in questi giorni ha detto che sta valutando, a 48 anni suonati, di rimettersi ai piedi le scarpe bullonate dopo aver ricevuto offerte da squadre di Serie A. A me pare più che altro sintomo di un serio malessere, e dell’incapacità di sentirsi sereni una volta che il sipario è calato sulla propria carriera.