SCI ALPINO

‘Impensabile che i Mondiali '27 non si svolgano a Crans-Montana’

Didier Défago, Ceo del comitato organizzatore, si sofferma sugli aspetti che tuttora condizionano la sede designata della prossima edizione

17 febbraio 2025
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Archiviati i Mondiali di Saalbach, lo sguardo è già proiettato sulla prossima edizione, quella che si terrà nel 2027 a Crans-Montana. Un'edizione tuttora alle prese con problemi di natura organizzativa, dall'opposizione di privati alla costruzione dello stadio d'arrivo, fino al tema degli alloggi. Ne parla Didier Défago che dei Mondiali 2027 è il Ceo e che nelle ultime due settimane ha trascorso diverso tempo nella valle di Glemm a “spiare” i colleghi austriaci... «Ero interessato in particolare agli aspetti sportivi, ho visitato la pista, ho avuto contatti con persone della Fis e ho discusso con loro di come si svolge un Campionato del mondo. Non si trattava tanto di raccogliere informazioni, quanto di farsi un'idea generale. Allo stesso tempo, erano presenti anche i miei team manager. Si sono assunti le loro responsabilità e hanno esaminato da vicino il loro settore di attività».

Quali sono gli aspetti nei quali i salisburghesi si sono distinti e dove vede ulteriori margini di miglioramento?

Ogni sede di gara è diversa, perciò non si può paragonare Saalbach a Crans-Montana. Bisogna adattarsi alla geografia, il che, per noi, rende le cose un po’ più complesse. Una sfida importante è rappresentata dalla mobilità. In questo ambito, possiamo certamente ispirarci a Saalbach. Anche lì la morfologia del terreno non permetteva di avere molti parcheggi nelle vicinanze dell'arrivo.

La mobilità è una cosa, la ricettività un'altra. Crans-Montana raggiunge già i suoi limiti di capacità per gli eventi di Coppa del mondo. Come potrebbe far fronte alla richiesta rappresentata da un Mondiale?

Un aspetto è legato all'altro. Dobbiamo dare più peso alla mobilità e svilupparla, non considerare solo la destinazione, ma pensare più in grande. Gli spettatori devono poter raggiungere le gare più rapidamente da tutta la regione. Possiamo anche guardare al lato positivo: dimostra che la gente vuole partecipare a questo evento.

Non sembra fuori luogo affermare che i Campionati del mondo di Crans-Montana sono nati sotto una cattiva stella. Prima la Fis ha minacciato di ritirare l'organizzazione per mancanza di garanzie finanziarie, ora l'opposizione alla costruzione del nuovo stadio d'arrivo diventa una concreta minaccia allo svolgimento della manifestazione. A che punto è la situazione attuale?

Le discussioni sono in corso. Negli ultimi mesi i Mondiali in Vallese sono stati confermati più volte dalla Fis, il che per noi è rassicurante. Naturalmente la federazione internazionale sta valutando diversi aspetti, non solo le infrastrutture, ma anche la pista. Perché lo sport deve rimanere lo spettacolo principale.

“Non c’è un piano B”, ha dichiarato Nicolas Féraud, sindaco del comune. Questo significa che nel caso in cui il nuovo stadio non dovesse vedere la luce, a Crans-Montana non ci sarebbero i Mondiali?

Non la porrei in termini tanto estremi. Ma è vero che per il momento non abbiamo un piano B. Spero che nelle prossime settimane o mesi si trovi una soluzione con i vicini. Da quello che ho sentito, le discussioni finora sono relativamente positive.

Il termine ultimo per trovare una soluzione è la metà di marzo, secondo il sindaco Féraud. E se non la si dovesse trovare entro quella data?

Ne discuteremo quando sarà il momento. In una situazione come questa, dobbiamo affrontare la situazione giorno per giorno.

È pensabile che tra due anni i Mondiali non si disputino a Crans-Montana?

No.

I Campionati del mondo di sci alpino hanno una grande tradizione in Svizzera. La prima edizione, quella del 1931, era stata disputata a Mürren, mentre nel 2017 St. Moritz aveva ospitato l'ultima rassegna su suolo elvetico. Sente una particolare pressione come organizzatore?

Certo, ma spero che ogni organizzatore la senta. Perché siamo responsabili dell'immagine della Svizzera e la portiamo in giro nel mondo. Quando si parla di Saalbach, si parla automaticamente di Austria e non sarà diverso a Crans-Montana. Per noi svizzeri, Crans-Montana è in Vallese, ma per il resto del mondo Crans-Montana è in Svizzera. Essere in grado di organizzare un evento di questa portata è importante non solo per la regione, ma per tutto il Paese.

Crans-Montana ha ospitato i Campionati del mondo già nel 1987. Ed era stata un'edizione entrata nella storia dello sci svizzero, con 14 medaglie, di cui 8 d'oro, un record sfiorato nelle ultime due settimane a Saalbach. All'epoca lei aveva nove anni, cosa ricorda?

Ricordo soprattutto le prestazioni degli atleti. Nello slalom maschile ero presente perché al via c'era uno sciatore del mio paese (Morgins), Joël Gaspoz. Ho seguito anche la combinata nella zona di arrivo.

Lei stesso, 16 anni dopo, ha partecipato ai Campionati del mondo in casa a St. Moritz...

Partecipare ai Mondiali nel proprio Paese è molto speciale. Quando giochi in casa, vuoi rendere felici le persone, la tua famiglia, i tuoi sostenitori e i tuoi sponsor. È un'occasione per dimostrare qualcosa. Le emozioni sono diverse da quelle di un campionato all'estero, dove di solito si ricordano solo i risultati. Gareggiando in Svizzera, ti ricordi soprattutto le emozioni e la comunione con il pubblico.

Recentemente, a Crans-Montana avete organizzato gare di Coppa Europa e il prossimo fine settimana il circuito di Coppa del mondo maschile tornerà nell'Haut-Plateau per la prima volta dopo tredici anni. Siete pronti ad accogliere un gran numero di spettatori?

Sì, siamo partiti alla grande. Sarà un grande evento per noi, soprattutto perché si svolgerà subito dopo i Campionati del mondo. Le aspettative sono alte per tutti: per gli atleti, per gli spettatori, ma anche per noi.