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Alexandre Dällenbach in finale sulle orme di mamma Chantal

Il 33enne si è inchinato solo all'egiziano Ahmed Elgendy. Sabato tutto ricomincerà da zero e, allora, bisogna migliorare nel tiro

(Keystone)
9 agosto 2024
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«Non è la storia di un quadruplo campione del mondo, ma è la mia. E, dunque, ne sono orgoglioso». Queste le parole di un emozionato Alexandre Dällenbach, capace di raggiungere la finale nel pentathlon moderno. «Come recita La Marsigliese, d’altronde siamo in Francia, finalmente il giorno della gloria è arrivato». Il 33enne si è imposto nel salto a ostacoli e nei 200m stile libero, mettendo una serissima ipoteca sul passaggio del turno. Nell’equitazione – che a Los Angeles verrà sostituita dalla corsa a ostacoli – c’è stato l’enigma Grichka Tame, mai «montato in precedenza e perciò ho passato tutto il percorso a tranquillizzarlo e incitarlo». Il laser run non è la sua disciplina prediletta, anzi. «Nelle due sessioni di tiro sono riuscito a sparare in modo impeccabile, perciò mi sono rilassato accusando il colpo nel terzo e quarto poligono. La pressione c’era, ma sono rimasto calmo». Il 33enne, nato sull’isola della Réunion, ha dunque chiuso in seconda piazza racimolando ben 1’510 punti. Nell’ultimo atto il romando dovrà prestare maggiore attenzione nel tiro: in semifinale ha impiegato 1’08" per colpire tutti i bersagli, il doppio dell’egiziano Ahmed Elgendy. Un corridore modesto, ma un eccellente tiratore, che ha preceduto il rossocrociato di soli cinque secondi. La competizione ora ricomincia (di nuovo) da zero. E, allora, perché non sperare di conquistare una storica medaglia nella disciplina ‘inventata’ dal barone Pierre de Coubertin.

Una storia di resilienza

La carriera sportiva, ma non solo, del vallesano è stata caratterizzata da molta resilienza: Alexandre ha più volte sognato di calcare il palcoscenico dei Giochi, allenandosi pure fra i campi del Centro nazionale di Tenero in compagnia del compianto Gennadi Touretski. Nel 2012 è tuttavia stato pizzicato dai controlli antidoping – complice l’assunzione di testosterone – rimanendo lontano dalle competizioni due anni. Dal triathlon è dunque passato a questa nuova speciale disciplina, appunto il pentathlon, grazie alla sorella. La passione aumenta, ma in prossimità dei Giochi di Tokyo finisce in arresto respiratorio. Nemmeno ciò riesce comunque a scalfire il 33enne. «La cocciutaggine, la tenacia insomma, è una qualità di famiglia». Già, perché nel 1992 mamma Chantal è stata investita da una motocicletta e una sbarra di ferro le perforò il cranio. Rimase in coma tre mesi e, quando ne uscì, era in stato vegetativo. Considerata invalida, tant’è che in alcuni frangenti non riconosceva il figlio. Nella corsa ha dunque trovato una terapia, conquistando in breve tempo eccellenti risultati e partecipando ai Giochi di Atlanta 1996. Dal 2002 al 2008 ha infatti detenuto il record francese nella maratona. «Non ha mai cercato scuse, anzi», ha concluso il 33enne.