Chiacchierata ‘off-ice’ con Joren Van Pottelberge, il nuovo portiere del Lugano. ‘Ho iniziato a giocare, non in porta, con Calvin Thürkauf’
A meno di tre settimane dall’ingaggio d’apertura della nuova stagione, le squadre stanno affinando la loro preparazione. Si lavora intensamente, dentro e fuori dal ghiaccio. Ma, prima che le cose si facciano serie, c’è anche il tempo per tirare un po’ il fiato. E dunque anche per conoscere più da vicino i volti nuovi delle varie squadre. Uno di questi, in casa Lugano, è Joren van Pottelberghe. Incontrato nella bucolica Lenzerheite, nell’ambito di una giornata ’off-ice‘ proposta dall’Hc Lugano proprio con l’intento di dare la possibilità ai media di intrattenersi con i giocatori un po’ più a lungo di quando non lo consentano i serrati ritmi del campionato. Per una volta dunque, niente sottofondo di dischi che sbattono sulle balaustre, ma un paesaggio da cartolina, con un sole splendente, un cielo limpido e una temperatura meno estiva.
Come mai da ragazzo hai scelto di giocare a hockey e intraprendere una carriera sportiva? «Tutto è iniziato quando avevo l’età di 4 anni – racconta l’estremo difensore 27enne –. Ma non sono stato sin da subito portiere: per i primi tre anni ho giostrato in altri ruoli. Per pura coincidenza come compagno di gioco avevo Calvin Thürkhauf. Il nostro allenatore voleva però che a turno tutti provassero a vestire anche i panni del portiere. Quando è stato il mio è scoccata la scintilla: ho deciso per qualche mese di fare il portiere, giocando con una certa regolarità. E da lì non mi sono più mosso! (ride, ndr)».
Cosa ti ha spinto di firmare un triennale col Lugano? «Quando sono stato contattato dalla dirigenza bianconera, ho subito avuto un buon feeling. Le ambizioni del Club erano alte, e non ho avuto dubbi nel prendere la mia decisione. Mi trovo benissimo; è chiaramente molto diverso dalle mie precedenti esperienze a Davos, Kloten e Bienne. A livello giovanile ho giocato per tanti anni a Zugo. Lugano è una città diversa; anche a Bienne c’era il lago, ma il clima era differente. Mi sono subito integrato a livello sportivo: non ho avuto alcun problema ad adattarmi alla realtà. La città mi piace molto: la mia compagna ha già addirittura deciso che a fine carriera vuole abitare in Ticino».
Come va la ‘convivenza’ con Niklas Schlegel, l’altro portiere del Lugano? «Direi benissimo: abbiamo subito trovato il giusto equilibrio. Nelle prime settimane mi ha aiutato ad ambientarmi, facendomi conoscere la città. Sono contento che abitiamo nelle vicinanze: anche fuori dal contesto sportivo capita di frequente di trascorrere un po‘ di tempo assieme. Sul ghiaccio ci troviamo a meraviglia. In generale, devo dire che mi sono sempre trovato bene con gli altri portieri: c’era la giusta rivalità sportiva, ma con tanto rispetto, fondamentale per poter dare il nostro contributo alla squadra. Da qualche anno sono arrivati molti portieri stranieri nelle varie squadre svizzere, il destino ha però voluto che quest’anno a Lugano ce ne fossero due svizzeri. Non è male: penso che possa essere un aspetto molto positivo».
E qual è invece il tuo approccio e il rapporto con l’allenatore Luca Gianinazzi? «Luca è un allenatore molto giovane, personalmente la ritengo un’esperienza nuova e stimolante per me. A oggi funziona tutto a meraviglia, ma non bisogna dimenticare che noi portieri ci confrontiamo molto di più col nostro allenatore specifico, che quest’anno è Paolo Della Bella. Ho avuto l’opportunità di parlare molto spesso con lui, analizzato parecchi video. E sono emersi spunti molto interessanti».
Parlaci del brutto incidente che ti era capitato nella stagione 2022/23 e che ti aveva ha tenuto lontano dal ghiaccio per molti mesi dal ghiaccio... «È acqua passata: adesso sto benissimo; sono guarito perfettamente. Ad ogni modo è stata una brutta esperienza, ma anche da queste situazioni si può imparare molto. Mentalmente ho rimosso quel periodo».
Il capitolo Nazionale, per te, è un discorso lungo, avendoci giocato praticamente dalla U15 in avanti e fino alla selezione maggiore: «Non ci ho mai pensato. Ogni convocazione rappresenta un grosso stimolo per me: a ogni chiamata rispondo sempre molto volentieri affermativamente. È anche una sorta di ’mini fuga’ dalla realtà del campionato: trovi nuovi compagni, e vieni confrontato con altri tipi d’allenamento. Potrà sembrare strano, ma anche i tiri da parare sono diversi. Insomma, sono nuove esperienze, che arricchiscono sempre».
Parlando di hockey in terra grigionese, non si può non fare un accenno alla Coppa Spengler: cosa ne pensi di questo torneo? «È una realtà bellissima da vivere, sia come giocatore, sia da spettatore. La mia compagna è di Davos e quindi trascorriamo spesso il Natale nella cittadina, andando volentieri a vedere le partite. Logicamente, vivere un’esperienza simile da giocatore, e con la maglia del Davos, è qualcosa di ancora più speciale, che non si può dimenticare».
Da giovane hai avuto la possibilità di giocare per 3 anni in Svezia nella squadra giovanile del Lingköpping: come è stata quell’esperienza? «Avevo 16 anni: un timing perfetto, un approccio alla vita diverso. Ero solo, ma a livello organizzativo era tutto perfetto: lì ho imparato a essere autosufficiente. Moltissimi giocatori vivevano nello stesso stabile, così potevamo aiutarci a vicenda. Sono nate delle amicizie che durano ancora oggi. È stata una bellissima esperienza di vita e sportiva. Tornare a giocare all’estero? Questa è una porta che lascio aperta: vedremo. Adesso ho un contratto di tre anni col Lugano, e voglio esclusivamente concentrami sul presente».
Parlaci dell’ultima stagione a Bienne... «È stata una stagione difficile. Sarò sincero: ho già voltato pagina e non vedo l’ora di che inizi il campionato».
Quali sono i tuoi hobby? «Abbiamo un cane, quindi amo passeggiare, e mi piace la montagna. D’estate gioco volentieri a golf, altrimenti mi godo il tempo libero».
Leggi i giornali? «Molto poco, anzi pochissimo. Soprattutto quando scrivono di me o della squadra dove gioco: non mi interessano. A Davos, per esempio, come giovani portieri, io e Gilles (Senn) non potevamo rilasciare interviste, e regolarmente ci raccomandavano di non lasciarci influenzare in caso di critiche negative. Mi interessano maggiormente i commenti e i suggerimenti dei miei allenatori».
Un sogno nel cassetto? «Nessuno in particolare. Come dicevo prima, conto i giorni che mancano all’inizio del campionato: ho tanta voglia di scendere sul ghiaccio. Vogliamo disputare un buon campionato e vedo tutti i miei compagno motivatissimi. Abbiamo un mix tra giovani elementi e giocatori con esperienza. Sono molto ottimista: sono convinto che abbiamo una squadra competitiva e affamata di raggiungere gli obiettivi che la società si è prefissata».
Un primo assaggio di quello che sarà il volto del Lugano versione 2024/25 lo si potrà avere quest’oggi. Alle 18 alla Cornèr Arena va infatti in scena l’amichevole con gli austriaci dell’Innsbruck, quarta tappa della marcia di avvicinamento alla nuova stagione dei bianconeri di Luca Gianinazzi. Amichevole che sarà poi seguita dalla presentazione della squadra ai tifosi.