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Il dilemma bianconero: ‘Il secondo punto è importante’

Il Lugano non fa faville a Kloten, ma riesce a imporsi ai rigori e ad allungare su Davos e Berna. Quenneville: ‘Contava solo la vittoria’

Fazzini accompagnato in panchina dopo lo scontro con Marchon
(Keystone)
26 febbraio 2024
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Kloten – Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Questo è il dilemma. Si potrebbe riassumere così, parodizzando Shakespeare, il weekend del Lugano. La tendenza, in ogni caso, è quella di propendere per la prima opzione. Venerdì è infatti arrivata una vittoria meritata quanto sofferta contro il Langnau, mentre sabato ci sono voluti i rigori per decidere, in favore dei bianconeri, l’incontro di Kloten. Indubbiamente e indiscutibilmente i cinque punti su sei a disposizione sono un ottimo bottino con cui abbellire una classifica che (pur con gli scongiuri e le imprevedibilità del caso) rimane molto buona. Ma è altresì vero che le prestazioni, rispetto al match di Zugo, sono state decisamente inferiori a quanto il Lugano aveva dimostrato in precedenza. Se contro il Langnau ci si attendeva una sfida spigolosissima, data la rincorsa dei Tigrotti ai play-in, ecco che in terra zurighese si sperava forse in un incrocio più semplice visto che gli Aviatori non hanno e non avevano più nulla da chiedere a questa regular season (ora anche matematicamente), in attesa della sfida-salvezza contro l’Ajoie.

Per il Lugano, e per le sue ambizioni che fanno rima con playoff diretti, la sfida di sabato era la classica partita da vincere obbligatoriamente. Ne è uscita una serata complicata, dove però, malgrado tutto, si è riusciti a trovare il modo di aggiudicarsi almeno due punti. «A questo punto della stagione, è scontato ma è così – dice John Quenneville –, ogni partita è dura. Prendiamo la partita di stasera (sabato, ndr): noi ci aspettavamo che, in casa sua, il Kloten avrebbe giocato forte e così è stato. Noi siamo arrivati qui, alla seconda partita in 24 ore e fuori casa, ma nonostante tutto siamo rimasti sempre in partita. Sapevamo che non sarebbe stato un bell’incontro e alla fine abbiamo trovato il modo di vincerla». E infatti non è stata una grande partita da osservare, con una miriade di errori commessi da entrambe le squadre.

In fin dei conti, per quanto visto sul ghiaccio, un verdetto oltre il 60’ è probabilmente corretto. Eppure la partita avrebbe potuto prendere direzioni diverse. «Abbiamo creato un grande volume di gioco e avuto molte occasioni – continua il canadese numero 71 –, specialmente nella seconda parte del periodo centrale, nella quale il portiere avversario ha compiuto diversi interventi importanti. Avremmo potuto portarla a casa tranquillamente nei tempi regolamentari. Così non è stato, ma abbiamo vinto lo stesso: è questo ciò che conta».

Come non pensare, allora, a quelle due occasioni in cui il Lugano ha potuto giostrare in doppia superiorità numerica? Due momenti, uno nel primo tempo e l’altro nel terzo, anche lunghi (1’23” la prima volta, 57” la successiva) in cui è arrivata la miseria di un tiro in porta. Powerplay, quindi, che si è dimostrato una volta di più in questo 2024 lento e prevedibile oltre che sterile. Al tempo stesso, però, va detto anche che il Kloten ha colpito una traversa con l’uomo in più a 3’ dalla fine, e, più in generale, Koskinen ha saputo e dovuto metterci una pezza in più di un’occasione.

‘Non ero particolarmente preoccupato’

Ci ha messo diciassette partite per sbloccarsi, il nativo di Edmonton, ma sembra averci preso gusto. Infatti la rete di venerdì contro il Langnau è stata subito replicata sabato nel Canton Zurigo. «Fa parte della carriera di ognuno avere dei momenti positivi seguiti da momenti negativi. Ci sono tanti giocatori che hanno cinque, dieci o anche quindici partite senza segnare: lo vedo come qualcosa di normale. Francamente sono più preoccupato di giocare un hockey propositivo e cerco sempre di aiutare la squadra. In passato ho già fatto venti reti in questo campionato: in generale sapevo che con tutte le occasioni a disposizione i gol sarebbero arrivati. Nella mia carriera sono già passato attraverso momenti del genere. Certamente c’è un po’ di frustrazione quando le cose non vanno come sperato, per esempio un rimbalzo sfortunato, ma c’è solo una cosa da fare: credere in te stesso e continuare a lavorare duramente».

C’è poi da sottolineare come i bianconeri, al netto di tutte le considerazioni, abbiano comunque fatto l’affare della serata in termini di classifica. Viste le contemporanee sconfitte del Davos nei tempi regolamentari e del Berna ai rigori, il Lugano ha potuto guadagnare punti su due avversari diretti nella lotta alle prime sei posizioni, sinonimo di accesso diretto ai playoff. «Sono ottimi risultati per la nostra classifica – conclude Quenneville, che apprende gli esiti delle partite sul momento con un gran sorriso –. E il secondo punto conquistato risulta ancora più importante. È sempre difficilissimo guadagnare punti sugli avversari. Ora dovremo solamente riposarci e guardare avanti alle prossime partite e al finale di stagione regolare».

C’è infine l’incognita Luca Fazzini. Il ticinese, infatti, è stato vittima di uno scontro fortuito con Marc Marchon, che lo ha lasciato sul ghiaccio sanguinante e visibilmente intontito. Fazzini è stato aiutato a uscire dalla pista dallo staff medico e dopo il 19’ del primo tempo non si è poi più rivisto. L’attaccante è stato colpito al volto, ma al momento non si hanno altre informazioni in merito, nella speranza che non si tratti di nulla di grave.