Un buon Lugano tiene testa al Bienne per due tempi e mezzi, ma può recriminare sulle occasioni sprecate, anche in powerplay. “Ci lavoriamo tantissimo’
Lugano – S’erano lasciati in un pazzo sabato sera d’inizio marzo, Lugano e Bienne. In un weekend di paura che, tuttavia, alla fine spalancò ai bianconeri la strada per Friborgo, e da lì il portone per i playoff. Altro contesto, altra stagione sì dirà. Ed è vero al punto che il Bienne ereditato da Petri Matikainen, se possibile, rischia di essere anche più impressionante di prima, visto che ora i Seeländer vanno persino a cercare i puck dietro la porta avversaria, invece di aspettare che escano dal terzo. Un problema in più con cui si è dovuto confrontare ieri anche il Lugano di Gianinazzi, in una partita affrontata con l’energia di chi vuol subito provare ad attaccare la porta di un Harri Säteri che, alla fine, sarà semplicemente il migliore dei suoi. Ma è comunque un venerdì incerto fin quasi alla fine, a cui gli ospiti riescono a dare una svolta soltanto al 52’24”, grazie a un perfido backhand di Yakovenko che s’infila imparabilmente nel ‘sette’. Al termine di un’azione originata per giunta da uno sfortunato episodio successo a centropista, quando Carr spezza il proprio bastone nel tentativo di rilanciare l’azione, regalando così involontariamente agli avversari il disco che avrebbe segnato le sorti della serata. «Sulla prima rete del Bienne siamo stati un pelino sfortunati, ma loro sono stati bravi a segnare – racconta Luca Fazzini –. Possiamo dirci contenti della prestazione, soprattutto nei primi 40 minuti abbiamo giocato alla pari contro una squadra forte come il Bienne che sicuramente ritroveremo nuovamente ai piani alti della classifica. Però gli special team devono essere migliori, e stavolta non abbiamo sfruttato un 5 contro 3: l’anno scorso abbiamo avuto molti problemi, così adesso ci stiamo lavorando tantissimo».
Al tirar delle somme, i ragazzi di Gianinazzi possono recriminare sui trentanove secondi non sfruttati a 5 contro 3 oltre che su un paio di occasioni davvero ghiotte, come quelle capitate a Zanetti, a Fazzini e soprattutto al già citato Carr (sul cui secondo tentativo il portiere bernese compie un vero miracolo), oltre naturalmente al palo di Ruotsalainen. Guarda caso, tutte occasioni capitate in un secondo tempo che avrebbe dovuto permettere ai ticinesi di fare la differenza, ciò che invece non è successo. Al contrario, sono stati i bernesi a riuscirvi nel terzo tempo, dopo già due clamorosi ‘bigsave’ di Koskinen (addirittura uno di testa, su tentativo di Hofer) e una bordata sul palo di Rajala. «Come già nelle amichevoli, anche stavolta abbiamo provato a mettere molta intensità nel gioco, ma non sono arrivate le reti. Dovevamo essere più cinici sottoporta. Senza nulla togliere a due portieri bravissimi e alle due difese ermetiche. Non è un segreto, vogliamo arrivare ai playoff, quindi dobbiamo dimostrare di che pasta siamo fatti. La prestazione ripeto c’è stata, ma se non segni reti non puoi pretendere di vincere le partite».
Primi minuti, primissime impressioni. E quelle destate dal powerplay bianconero sembrano davvero buone in avvio di stagione in una sfida contro un Bienne che, oltretutto, dovrebbe sapersela cavare bene con l’uomo in meno, siccome nella scorsa regular season è pur sempre stata la terza squadra ad aver incassato meno in inferiorità numerica, in una classifica in cui la formazione peggiore era proprio quella bianconera, pur se a livello di percentuali il tutto si traduceva “soltanto” (si fa per dire) nel terzultimo posto con il 75,26%. La prima occasione, al 3’23”, con Tanner espulso per la bastonata in faccia a Thürkauf, è esemplare: entrata in zona in velocità, sempre una soluzione pronta (magari a volte un po’ complicata) e il disco sempre vivo, che gira con rapidità. Poi, però, con il passare dei minuti le cose si complicano sul piano della creatività, anche perché il Lugano comincia a insistere sulla soluzione del “bumper” in mezzo allo slot, e il Bienne pian piano inizia ad assuefarsi. Tuttavia, sul finire del tempo centrale, quando Grossmann e Haas si fanno buttar fuori uno dopo l’altro, il pubblico della Cornèr Arena si dice che è arrivato il momento buono. Invece si chiude con un nulla di fatto nonostante il minuto e sette secondi trascorso prima a 6 contro 4 e poi a 5 contro 3, con tanto di timeout speso da Gianinazzi, invano.