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‘Dall’altra parte della balaustra ho ancora tanto da imparare’

La nuova sfida della poschiavina Evelina Raselli, da giocatrice plurititolata ad assistente allenatrice della Nazionale femminile U18

Con la maglia della Nazionale
(Keystone)
9 giugno 2023
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L’ultima passerella da giocatrice se l’è concessa con la maglia della Nazionale maggiore, ai Mondiali in Danimarca, nell’agosto dell’anno scorso. Poi Evelina Raselli ha detto basta. Basta, a ogni buon conto, con l’hockey giocato in prima persona, perché, bene o male, l’oggi trentunenne poschiavina l’ambiente lo frequenta ancora, eccome. E quell’aria di Nazionale che, complessivamente, aveva respirato a 218 riprese tornerà presto a riempirle i polmoni, vista la sua fresca nomina quale assistente allenatrice della Nazionale femminile U18. «L’hockey, quello giocato, è stato una parte importante della mia vita – sottolinea la grigionese –. Non me la sentivo di staccare completamente la spina e lasciare definitivamente l’ambiente quando ho preso la decisione di cessare l’attività agonistica in prima persona. L’hockey mi ha dato tanto, ed era dunque giusto che facessi qualcosa per sfruttare quanto appreso mettendolo a beneficio delle giovani ragazze che decidono di seguire la strada che, ormai parecchi anni fa, avevo imboccato io».


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Ai Giochi di Pechino

Al fianco di Melanie Häfliger, una ‘vecchia’ conoscenza

Eccoti dunque... dall’altra parte della transenna, nei panni di assistente allenatrice di Melanie Häfliger alla guida della Nazionale femminile U18. «Quando me l’hanno proposto non ci ho pensato molto prima di accettare. È vero che come giocatrice posso vantare uno dei palmarès più completi in assoluto, soprattutto per una giocatrice svizzera, ma fuori dal ghiaccio, nei panni di tecnico, ho sicuramente ancora parecchio da imparare: questa è tutta un’altra sfida! La passata stagione ho fatto un po’ di pratica aiutando ad allenare una compagine zurighese che milita nel campionato femminile cadetto, ma ora comincia un nuovo capitolo. E non vedo l’ora di mettermi alla prova: attendo con ansia l’inizio della stagione per poter lavorare con questo gruppo di ragazze, soprattutto perché quella è un’età fondamentale nella loro carriera sportiva; una sorta di crocevia che ti fa capire se mettere l’accento su questo sport (pensando magari a Nazionale maggiore, Mondiali e Olimpiadi) piuttosto che orientare il tuo focus altrove. Confrontarsi già da adolescenti con altre realtà e altre scuole hockeystiche, e dunque a un certo livello, ti dà la possibilità di capire a che punto sei e ti indica chiaramente quali sono i tasselli su cui devi lavorare per fare un ulteriore step: per queste ragazze la chiamata in Nazionale è un’occasione da capitalizzare, e il mio compito, unitamente a Melanie, è quello di indicare loro la via da seguire». Una Melanie Häfliger che Evelina Raselli conosce bene... «Sì, e... da una parte all’altra della transenna: abbiamo giocato assieme in Nazionale e l’ho poi avuta come allenatrice a Reinach e come assistente in Nazionale». E, dunque, era meglio averla come compagna di squadra o come allenatrice? «In entrambi i ruoli Melanie ha delle ottime qualità. Chiaramente, quando si mettono i panni dell’allenatore, sono richieste tutt’altre doti rispetto a quando giochi, ma Melanie ha dimostrato di saperci fare in entrambe le vesti, perciò sono convinta che abbiamo quanto serve per dare al gruppo tutti i mezzi per fare bene».

Un primo intrigante test

Il tuo incarico inizierà ufficialmente a luglio. E all’orizzonte, per te e il gruppo di rossocrociate, si profila già un’intrigante sfida. «Il prossimo gennaio i Mondiali femminili di categoria si disputeranno proprio in Svizzera, e faremo in modo di farci trovare pronte per quell’appuntamento. Obiettivi? Io un sogno ce l’avrei, ma ovviamente prima di tutto dobbiamo familiarizzare con tutto il gruppo e lavorare assieme per crescere, un passo alla volta. A ogni buon conto non abbiamo ancora parlato di obiettivi».

Una carriera costellata di titoli e medaglie

Riguardandoti indietro, qual è stato il momento fondamentale nella tua carriera? «Credo che sia stato proprio quando sono stata convocata le prime volte nella Nazionale U18, credo fosse il 2007. Lì ho trovato le persone giuste per fare il definitivo salto di qualità, grazie anche a uno dei primi allenatori (Jörg Toggwiler) che davvero ha dimostrato di credere in me e nelle mie possibilità. Poi, ovviamente, ognuno fa ciò che vuole dell’opportunità che gli viene data, ma io credo di averla sfruttata nel migliore dei modi».


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Con il bronzo olimpico vinto a Sochi nel 2014

I numeri della sua impressionante carriera, del resto, sono lì a confermarlo. Cinque titoli nazionali (con le Ladies bianconere), una Coppa Svizzera e addirittura una Isobel Cup (l’attuale... Stanley Cup al femminile per intenderci), al termine di una carriera vissuta tra Svizzera, Svezia e Nordamerica. Dalle prime pattinate con il Celerina, Evelina Raselli nel 2008 è sbarcata a Lugano, facendo il suo esordio nel massimo campionato svizzero. Ha poi giocato con il Brynas, calcando la ribalta del massimo campionato svedese (uno dei più prestigiosi dell’hockey femminile), prima di fare ritorno in riva al Ceresio (stagione 2020/21). Il meglio l’ha però tenuto per il finale della sua carriera: la Premier Hockey Federation (l’erede naturale della National Woman Hockey League), con la maglia dei Boston Pride. Chiusa vittoriosamente... Cosa chiedere di più a una carriera condita anche da un bronzo iridato (stagione 2011/12) e uno olimpico (2013/14)? «Vincere la Isobel Cup è indubbiamente stato qualcosa di straordinario. È stato magnifico chiudere così con l’hockey giocato, anche se mi sarebbe piaciuto chiudere definitivamente con una medaglia ai Giochi di Pechino, dove purtroppo siamo state battute dalla Finlandia nella finale per il bronzo».