Senza l’ammalato Michael Spacek e l’aiuto delle risorse fisiche i biancoblù sono costretti a guardar giocare il Friborgo di Christian Dubé
Friborgo – Due gol per tempo per un naufragio inatteso. Inatteso soprattutto guardando a ciò che succede a inizio contesa tra Friborgo e Ambrì, dove nei primissimi minuti sono i biancoblù a dare piuttosto l’impressione di essere la squadra più attiva. Invece, appunto, alla fine è solo un’impressione: alla primissima occasione propizia, cioè al primo vero affondo (è il 5’23") gli uomini di Dubé prendono i ticinesi alla sprovvista, pur se il più sorpreso di tutti è il portiere Janne Juvonen, il quale si lascia scappare tra i gambali un ‘polsino’ dello svedese De la Rose. Se da quel momento in poi il portierone finlandese trova il modo di farsi perdonare l’episodio – difatti, finché non tornerà in panchina, a inizio del periodo conclusivo, sarà costretto a fare gli straordinari –, per i suoi compagni la situazione da lì in poi si farà sempre più difficile. Anche perché il Friborgo è squadra che negli spazi ci sguazza, e in tutta la partita i biancoblù dimostrano di faticare nel riuscire a reggere l’incontro sul piano fisico. Ci sono un paio di esempi emblematici. Il primo arriva subito dopo il vantaggio di De la Rose, quando la linea di Grassi per quasi un minuto si trova praticamente costretta a guardare gli avversari giocare, in un cambio durissimo sul serio anche perché i cinque dell’Ambrì in pista non hanno la possibilità di cambiare. Da un certo punto di vista, però, è ancor più significativo ciò che succede al minuto 46’11", quando Benoît Jecker, che è un difensore, quindi non esattamente il prototipo dello ‘sniper’, riesce a inoltrarsi fin dentro lo slot infilandosi in mezzo a tre biancoblù, permettendosi pure il lusso di tirare due volte prima di mettere il primo disco alle spalle del malcapitato Benjamin Conz, subentrato al 40’ (sul risultato di 4-0) al già citato Janne Juvonen.
«Dopo i primi minuti in cui abbiamo lavorato abbastanza bene, quelle prime due reti ci hanno fatto male, ma direi che in generale non siamo riusciti a creare abbastanza. Detto ciò, bisogna anche dar merito al Friborgo, che ha fatto una partita solidissima – sono le prime parole a caldo, ai microfoni di Rsi, dell’ala destra della seconda linea Dario Bürgler –. È sempre difficile dire cosa manca, se non riesci a segnare: di sicuro nel secondo tempo abbiamo avuto delle occasioni, tuttavia anche i nostri avversari ne hanno avute, e noi non siamo riusciti a fermarli».
In una serata che si è ben presto fatta in salita, Luca Cereda non ha comunque lasciato nulla d’intentato. Già costretto a scendere in pista senza una pedina fondamentale come l’ammalato Michael Spacek, dopo aver chiamato il timeout al 25esimo il coach leventinese dapprima sposta Chlapik con Eggenberger e Zwerger, e poi nel terzo tempo, oltre alla citata staffetta tra Juvonen e Conz, decide di procedere a ulteriori aggiustamenti spostando Formenton a fianco di Heim e Bürgler e riunendo Kneubuehler con Chlapik e McMillan e Pestoni con Grassi e Zwerger. Fors’anche per preparare la sfida odierna contro il Bienne, nel caso in cui il topscorer ceco non dovesse riuscire a riprendersi in tempo. Bienne che, tra l’altro, esattamente come questo Friborgo, è squadra che sa innamorarsi dei dischi quando ha dello spazio davanti a sé per giocarli. «Cosa dovremo fare? Dovremo darci la possibilità di vincere – conclude l’attaccante svittese numero 87 –. In altre parole non possiamo subire sei gol come contro il Friborgo, a cui abbiamo concesso troppo». C.S.