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‘Professionalizziamo il pianeta femminile’

Chiacchierata a 360 gradi con il ticinese Paolo Angeloni, direttore di Leghe e Coppe nella Federazione svizzera: ‘Possiamo migliorare il reclutamento’.

Il 50enne ticinese è in carica dal 2017
30 dicembre 2022
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Dal 2017 è direttore del cosiddetto ‘hockey minore’ («è un bel lavoro, c’è tanta politica sportiva dietro e numerose discussioni»), ma il 50enne ticinese Paolo Angeloni è uomo di hockey a tutto tondo, motivo per il quale non poteva certo mancare di rappresentare la Federazione svizzera a Davos: «Siamo qui per incontrare gli sponsor o potenziali tali e per fare "networking" tra l’Eisdome e lo stadio. Ho visto due partite molto belle il primo giorno e come torneo mi è sempre piaciuto e ci sono delle partite con molta intensità, ma poche cariche pericolose. Usciamo da due stagioni con il Covid, ma effettivamente è un po’ peccato e strano che ci siano tante partite senza il tutto esaurito».

Non c’è solo la Spengler però nel menù di Angeloni, ma anche la National Cup: «Dopo le semifinali di mercoledì attendiamo ora la finale del 5 febbraio a Lucerna, assieme a quella femminile, tra Arosa e Martigny. I club di Swiss League hanno deciso di partecipare a partire dall’anno prossimo e non ci saranno teste di serie. Sarà dunque possibile avere subito al primo turno uno scontro tra due club di Swiss League, così come avere una squadra di Seconda o Terza Lega che farà strada. È questo il bello della Coppa. Il prossimo passo sarebbe quello di coinvolgere anche quei club di National League, che non partecipano alla Champions Hockey League. Le qualificazioni si svolgono sempre un anno prima e riscuotono interesse. Il problema che è emerso è quello dei costi arbitrali, per un club di Quarta Lega che ospita una squadra di MyHockey League è un problema, dall’anno prossimo ci sarà pertanto una suddivisione di questi costi».

Per il secondo anno di fila l’Arosa è presente all’ultimo atto della competizione: «L’Arosa poi è un club di tradizione, che ha un buon seguito di tifosi in tutta la Svizzera. La finale dello scorso anno contro il Dübendorf è stata fantastica, avevano pareggiato a sette secondi dalla fine, prima di imporsi al prolungamento. Ci tengono molto e anche ieri lo stadio era quasi pieno».

Arosa che è attualmente in vetta alla MyHockey League e assieme al Coira è una delle papabili per la promozione in Swiss League, quanto influiscono le modifiche nelle leghe professionistiche su quelle inferiori? «Un po’ di influenza c’è, tutto quanto concerne le promozioni e le relegazioni tra la Swiss League e la MyHockey League è stato regolamentato e approvato dalle due leghe, ma è possibile che prima dell’inizio dei playoff subentrino ancora dei cambiamenti, nel caso la Swiss League si ritrovi con troppe poche squadre. La MyHockey League è una lega attrattiva e che ha trovato una sua identità, attualmente il problema è che la Swiss League si trova tra l’incudine e il martello».

Si sta invece cercando di allargare e migliorare il campionato femminile, a che punto è? «La nostra strategia prevede di coinvolgere maggiormente i club professionistici nell’hockey femminile, lo Zugo ha presentato un progetto, noi abbiamo dunque deciso di aiutare lo Zugo, in quanto società professionistica e non in quanto Zugo, permettendogli di partire dalla Swhl B e non dalla D, ma con delle condizioni molto stretto, perché vogliamo che investa nella formazione e nel reclutamento delle ragazze. Lo Zugo non ha comunque ancora deciso se accettare questa proposta, c’è comunque il Davos che riprenderà il Turgovia Indien Ladies e il Berna che prenderà sotto la sua ala il Bomo Thun. Vogliamo piano piano professionalizzarci, aumentare la concorrenza e l’interesse dei media. Cerchiamo anche di organizzare delle partite con quattro arbitre, come per il final four di National Cup, per permettere loro di esercitarsi con questo sistema, ma in campionato non è ancora stato possibile farlo, per questioni economiche».

Con l’organizzazione della Spengler c’è anche uno scambio d’informazioni in vista dei prossimi grandi tornei in Svizzera? «Abbiamo una buona esperienza nell’organizzazione di eventi internazionali, avevamo organizzato le Universiadi a Lucerna (poi annullate dalla pandemia, così come i Mondiali maschili del 2020), abbiamo ospitato le Olimpiadi giovanili a Losanna. Adesso ospiteremo i Mondiali U18 e nel comitato organizzatore sono presenti persone che hanno già collaborato a questi eventi, poi ci saranno i Mondiali U18 femminili in Ticino, per i quali stiamo aspettando le offerte delle sedi ospitanti».

Il futuro: ‘Il 3 contro 3 per le ragazze’

Attualmente a quali progetti si sta dedicando ora la Federazione? «Attualmente ci stiamo concentrando sull’aspetto finanziario visto che sono avvenuti certi cambiamenti, come l’indipendenza della National League, per cui sono diminuite le entrate e stiamo cercando due sponsor principali. Abbiamo alcuni progetti improntati al reclutamento e alla formazione di ragazze e ragazzi. Stiamo pensando a proporre una fase pilota con le ragazze in età giovanile, per disputare delle partite in 3 contro 3, utilizzando la pista sul lato stretto, in modo da poter avere più club coinvolti e organizzare un campionato femminile giovanile, che attualmente non esiste. Inoltre c’è la volontà da parte di alcuni di modificare le categorie d’età da U17 e U20 a U18 e U22, è una discussione in corso, che ha dei pro e dei contro e che coinvolge anche l’hockey degli attivi, in ogni caso non ci sarà un cambiamento l’anno prossimo».

Infine, come sta l’hockey minore in Ticino e nel resto della Svizzera? «Nel resto della Svizzera stiamo andando abbastanza bene, anche se si potrebbe fare di più per incentivare i giovani a non finire nei tornei amatoriali, mentre in Ticino la situazione è più critica, avendo perso molte squadre negli ultimi 5-7 anni. Perlomeno a livello U20 A ci sono ora tre squadre, con il ritorno dei Gdt Bellinzona ad affiancare Chiasso e Rivers».