Incontro con la star di Nhl. La delusione per la finale di Coppa persa dal San Gallo di un ragazzo profondamente attaccato alle sue radici
«Mi sento bene e l’inizio di questo Mondiale, con quattro vittorie consecutive, è ovviamente ideale», afferma Timo Meier. La stella dei San José Sharks è reduce da una stagione strepitosa condita da 35 reti e 41 assist, cifre da capogiro che lo hanno catapultato definitivamente in un’altra dimensione. «È una bella sensazione, per me è importante riuscire a migliorare stagione dopo stagione ed evidentemente non voglio fermarmi qui. Il mio obiettivo è di alzare sempre l’asticella e in questo senso anche questi Mondiali fanno parte del processo di progressione». L’apice della stagione è stato quella partita epica contro i Los Angeles Kings. L’appenzellese realizzò lo scorso 18 gennaio 5 reti diventando il primo giocatore nella storia della franchigia a realizzare una manita. «A volte hai tante occasioni e non segni, e poi ci sono quei match dove ogni disco entra, ecco, era una di quelle serate, me la sono goduta».
Timo, a differenza di tanti colleghi impegnati in Nordamerica, trascorre le estati in Svizzera. «Ho un rapporto molto stretto con la mia famiglia e i miei amici di Herisau e dintorni. Sono cresciuto lì, ci sto sempre volentieri e non riesco a immaginarmi di trascorrere l’estate lontano da casa, o perlomeno non ancora. In quei luoghi riesco a ricaricare le batterie e mettere tanta benzina in corpo al fine di affrontare la nuova stagione, anche grazie al mio allenatore personale, figura fondamentale durante la pausa estiva». Ormai in California il 25enne è una star, ma riesce comunque a vivere senza troppo stress. «San José ha sì tanti tifosi, ma ci sono tanti altri sport in questa regione e quindi il tutto si dilata un po’ e quindi la situazione non è così estrema, non c’è nessuno che ti pedina ad esempio, la gente spesso mi riconosce, ma è molto rispettosa».
Questa Nazionale sinora sta facendo molto bene, è la migliore di sempre? «È difficile fornire una risposta, anche negli ultimi anni il team era forte. L’atmosfera è come sempre ottima, vedremo ora cosa accadrà nelle partite che davvero conteranno. Sarà interessante vedere se nei momenti importanti, come nei quarti di finale, saremo pronti a sfoderare la prestazione necessaria al fine di andare avanti nel torneo».
Meier è un tifoso incallito del San Gallo, da bambino andava sempre all’Espenmoos in curva a sostenere i verdi e in estate continua tuttora a recarsi allo stadio a seguire la sua squadra del cuore. Negli ultimi giorni evidentemente non ha passato momenti felici e oltretutto praticamente tutti i media ticinesi presenti a Helsinki lo hanno interpellato a tal proposito. «Certo, ho guardato la finale di Coppa Svizzera – afferma con un sorriso –, si svolgeva prima della partita contro la Danimarca. Dopo 70’, con il punteggio ormai già compromesso, ho dovuto spegnere al fine di calmarmi e concentrarmi in vista dell’impegno di qualche ora dopo con i danesi». L’attaccante potrebbe immaginarsi tra una quindicina d’anni un futuro nel sodalizio sangallese? «Magari come giocatore, potrei iniziare una seconda carriera da calciatore – risponde Meier in tono scherzoso –. Seriamente, quando smetterò, cercherò di dare un contributo maggiore alla regione e alla comunità, organizzando campi di hockey e altre cose. L’Fc San Gallo è ovviamente la colonna portante della zona, è praticamente un’istituzione, organizza tante attività, raccoglie soldi per i più bisognosi, i suoi giocatori visitano i malati all’ospedale. Queste sono le cose che mi rendono più fiero, quelle organizzate al di fuori del rettangolo verde. Sono ancora giovane, vedremo cosa succederà, ma in ogni caso io vorrò dare il mio aiuto».
Un’altra società sangallese, il Rapperswil, si sta ritagliando una fetta importante di notorietà dopo diversi anni e risultati degni di nota. «È bello vedere i progressi, ammirarli nei playoff e nelle parti alte della classifica. Ho giocato nelle giovanili dei Lakers e in estate ogni tanto scendo sul ghiaccio con loro, ho dunque parecchi rapporti con questa società».
A un appenzellese doc, l’ultima domanda non può non essere dedicata alla fondue (a modesto parere del sottoscritto la migliore). «A Natale mia sorella è venuta a trovarmi in California e ne ha portato una, è stato magnifico, me la sono proprio gustata, ho l’impressione che una fondue appenzellese mi dia sempre la carica e l’energia per segnare tanto».