Dopo un weekend da zero punti, il Lugano va a Zugo per invertire la tendenza. McSorley: ‘Restiamo uniti e positivi’
Una settimana, tre impegni, poi la pausa dedicata alla Nazionale. Alla quale il Lugano vuole arrivare avendo scongiurato una prima crisi. Per riuscirci è però necessario invertire la rotta che parla di sole tre vittorie nelle ultime dieci partite, iniziando dalla trasferta di domani in quel di Zugo (che arriva invece da sei vittorie consecutive).
«Secondo me adesso ci fa bene affrontare squadre d’alto livello che giocano un buon hockey – sottolinea Matteo Nodari –. Per scalare la classifica dobbiamo saper vincere anche contro queste squadre, ci siamo già andati vicini in stagione, e adesso è il momento buono per riuscirci. Dobbiamo ripartire, giocando dal primo minuto, perché non possiamo iniziare sempre andando in svantaggio. Anche contro il Ginevra, nel secondo tempo stavamo attaccando, ma poi è arrivata la loro terza rete che ci ha tagliato le gambe».
A preoccupare però, più della classifica, è la qualità delle prestazioni, con in particolare quella offerta sabato sera contro il Ginevra a rasentare la mediocrità: «Eravamo nervosi, abbiamo sbagliato qualche tiro in porta e qualche passaggio, poi è subentrata un po’ di frustrazione, a causa della grande voglia di fare punti che abbiamo. Vogliamo fare troppo, poi, quando le cose non funzionano, ci lasciamo andare e non va bene. Dovremmo dunque essere più forti mentalmente e andare avanti a lottare perché prima o poi in questo modo le cose gireranno a nostro favore. Chiaro che invece, quando si gioca nervosi, poi possa subentrare dell’imprecisione».
L’aspetto principale da migliorare in questo momento è probabilmente la pericolosità sotto porta, in effetti contro il Ginevra, così come venerdì a Bienne, si è segnata una sola rete, a contesa già ampiamente decisa e grazie a un’invenzione individuale di Giovanni Morini: «Dobbiamo lavorare sui dettagli e sfruttare le occasioni – continua il difensore numero 88 dei bianconeri –. Anche per quello dobbiamo toglierci di dosso la frustrazione trovando qualche gol sporco. A livello di qualità e di sistema sappiamo cosa fare, per cui è solo una questione mentale».
Non si possono invece criticare né l’impegno dei giocatori, né l’impermeabilità del boxplay, sebbene a cinque contro cinque si sia vista qualche distrazione e il feeling con il portiere Irving sia ancora da affinare: «Il boxplay funziona bene, portiamo tanta pressione e infatti non abbiamo subito gol. D’altro canto dovremmo sfruttare il powerplay per segnare qualche gol».
Tuttavia non c’è urgenza, poiché c’è ancora più di mezza stagione regolare da disputare: «Di tempo per migliorare ne abbiamo; già l’anno scorso avevamo interpretato meglio la seconda metà di stagione, ma abbiamo bisogno di quella vittoria che ci faccia avere un clic, dalla quale potremo poi ripartire».
L’allenatore Chris McSorley mantiene comunque la calma: «Ora dobbiamo ricompattare il gruppo e rimanere positivi e uniti e aumentare il livello di competitività, senza cercare scuse e imparando questa lezione. Questa sarà una bella settimana, ma tosta, ed è ora di mostrare adesso di che pasta siamo fatti. Adesso, non domani. Ci sta mancando la rapidità nelle giocate, quella che poi scatena il resto. Dobbiamo prendere da esempio la capacità del Servette di sfruttare le sue occasioni». Detto ciò, non ci può ovviamente essere soddisfazione nelle parole del tecnico canadese: «Come allenatore devo essere preoccupato per qualsiasi cosa, è il mio lavoro. Ma non sono arrabbiato quanto piuttosto deluso. D’altro canto sono motivato a cercare delle soluzioni, a toccare i giusti tasti. Magari cambieremo la composizione di alcune linee, in fondo noi allenatori siamo un po’ come dei chimici, sempre alla ricerca delle giuste combinazioni, di squadra e individuali».
L’analisi della partita contro le Aquile non può del resto che essere negativa: «È stata una serata dura, in cui non siamo entrati bene in partita e non abbiamo messo in mostra il gioco che volevamo. Non siamo entrati bene in partita e alla fine ha vinto la miglior squadra, quella più motivata; noi, per contro, non eravamo nemmeno vicini a esserlo. Quando abbiamo iniziato a giocare meglio era troppo tardi. La colpa è di tutti e venticinque: i ventidue giocatori e noi tre allenatori; non siamo stati all’altezza. Abbiamo avuto le nostre possibilità, in particolare con le superiorità numeriche, ma non le abbiamo sfruttate».
Dopo la trasferta a Zugo, i bianconeri affronteranno venerdì in casa lo Zurigo e sabato in trasferta, in un importante scontro diretto, il Berna, prima di staccare la spina (e ce n’è parecchio bisogno) fino al 19 novembre, data del quarto derby stagionale, in programma alla Cornèr Arena.