Agli ordini di Patrick Fischer, in lizza per un posto nella Nazionale che volerà a Riga c'è anche un determinato Inti Pestoni
La convocazione l'ha un po' sorpreso. Ma Inti Pestoni è deciso più che mai a giocare fino in fondo le sue carte per garantirsi un posto per i Mondiali in Lettonia. «A dirla tutta, quando ho ricevuto la chiamata di Fischer, stavo già pensando alle mie vacanze – racconta il 29enne attaccante ticinese, reduce dalla sua seconda stagione con il Berna –. È stata una convocazione del tutto inaspettata, ma che ho accolto con molto piacere. E, soprattutto, con lo spirito giusto: non sto vivendo questo raduno col sentimento che sia un semplice bonus alla stagione, ma come un'occasione concreta di guadagnarmi un posto sul volo per Riga. Io ce la metterò tutta, proverò a fare il possibile per essere tra i selezionati». Se dovesse riuscirci, per lui sarebbe la prima partecipazione ai Mondiali con la Nazionale maggiore, a dieci anni di distanza dalla rassegna iridata giocata con la U20, negli Stati Uniti. «Certo, il Mondiale sarebbe un sogno per me, ma occorre anche essere realisti: qui a Cham, dove martedì è iniziata la prima fase di avvicinamento all'appuntamento iridato, ci sono altri giocatori tecnicamente con le carte in regola e con le medesime ambizioni delle mie. So benissimo di non essere la prima scelta, ragion per cui anche se alla fine non dovessi superare i tagli non sarebbe un dramma. D'altro canto sento di avere anch'io delle carte da giocare, e sono disposto a farlo fino in fondo: se sono qui è perché a questo obiettivo ci credo, non certo per spendere il mio tempo inutilmente». E fisicamente, come va? «Tra la fine della mia stagione a Berna e l'inizio del camp di Cham ho potuto staccare la spina per qualche giorno. È stata una stagione lunga, e logorante anche perché ricca di imprevisti, ma lo è stata un po' per tutti, per cui siamo tutti sulla stessa barca. Fisicamente non siamo ancora al cento per cento, ma le partite di preparazione che affronteremo in questi giorni ci daranno un colpo di mano per entrare nella giusta forma».
Il primo di questi test è in programma domani pomeriggio (alle 17.45) a Bienne, quando la Svizzera affronterà la Russia nella sua prima amichevole dopo oltre un anno di tregua forzata causa pandemia. «Tornare a respirare l'aria della Nazionale è sempre qualcosa di speciale. E lo è ancora di più ora, visto che per tutti si tratta del primo vero raduno da parecchio tempo. È sempre bello ritrovare vecchi compagni e amici al di fuori del contesto del campionato. Il clima che si respira è diverso...». E Fischer, cosa vi ha detto la prima volta che l'avete incontrato? «È stato subito chiaro con tutto il gruppo, dicendoci che non eravamo lì per partecipare ai Mondiali, ma per dare il massimo. Ed è appunto con questo sentimento che abbiamo iniziato da subito a lavorare a testa bassa. E chiaro, Fischer, lo è stato anche in fatto di obiettivo ultimo: a Riga ci andrà con una squadra costruita per fare più strada possibile, e che pertanto a noi sarebbe spettato il compito di dimostrare di meritarci un posto in questa squadra». Con i campionati oltre Atlantico in pieno svolgimento, i Mondiali in Lettonia rischiano di essere orfani di tutti i giocatori della Nhl, cosa che di fatto aumenta le chance di selezione per il gruppo che da qualche giorno sta lavorando a Cham agli ordini di Fischer: «Sì, e questo è un ulteriore stimolo per tutto il gruppo, come il fatto che proprio a causa della pandemia il contingente massimo di giocatori che ogni nazione potrà portare ai Mondiali sia stato ritoccato verso l'alto (massimo 28 giocatori anziché gli abituali 25): chi fa parte di questo gruppo ha davvero un'opportunità concreta di volare a Riga».
Il fatto che rispetto agli altri anni, l'avvicinamento al Mondiale sia concentrato tutto in un paio di settimane cambia qualcosa? «Sicuramente non è l'ideale, ma d'altro canto è un gruppo che bene o male gioca assieme da diversi anni. Non si tratta di trovare nuovi automatismi, ma di ripassare quelli collaudati negli anni passati. E il fatto che alla transenna ci sia già da diverse stagioni Fischer è un ulteriore vantaggio: ognuno sa qual è il suo modo di lavorare, e il tipo di hockey che predilige, improntato sulla velocità. In questo senso i problemi maggiori rischiano di averli quelle selezioni fresche di cambio alla guida tecnica».
Dopo un Mondiale casalingo cancellato l'anno scorso, si torna dunque a parlare di Mondiale. Anche se quello che andrà in scena dal 21 maggio al 6 giugno sarà un torneo ancora pesantemente segnato dalla lunga coda della pandemia, e non solo da quella, visto che per ragioni politiche la Iihf in extremis aveva deciso di togliere la co-organizzazione alla Bielorussia, dirottando tutte le partite a Riga, in Lettonia. Dove i giocatori vivranno e lavoreranno rigorosamente in un regime di ‘doppia bolla’, dispositivo analogo a quello che sta caratterizzando il post-season del nostro campionato. «Bene o male l'intera stagione è stata condizionata dal coronavirus. Sono mesi che conviviamo col concetto di ‘bolla’, più che mai nel post-season, per cui grossi problemi ad adattarci a questa nuova realtà ormai non dovrebbero più essercene. E non trovo nemmeno che questo svilisca il senso stesso della competizione: praticamente tutti i principali campionati, malgrado tutto, hanno avuto uno svolgimento più o meno regolare, per cui non vedo perché non andare fino in fondo e tentare di fare lo stesso anche con i Mondiali».
Dopo aver glissato sulla domanda concernente il futuro, che non sarà a Berna, Pestoni si sofferma sulla stagione delle squadre ticinesi: «Sul mio futuro non posso che ribadire ciò che ho detto parecchie volte: per ora non mi esprimo. Ora come ora resto concentrato sul presente. Ambrì e Lugano? Beh, l'Ambrì ha lavorato e lottato sodo per tutta la stagione, anche se in termini di risultati non è andata come in molti si sarebbero aspettati. Peccato, perché al tirar delle somme i biancoblù hanno mancato i pre-playoff per una manciata di punti, condizionati forse più di altre squadre dalla pandemia. Penso in particolare all'assenza di pubblico sugli spalti, perché quello dei leventinesi sa dare davvero la carica alla squadra. Il Lugano, invece, ha disputato un'ottima stagione regolare, salvo poi non trovare la stessa velocità di crociera nei playoff e finire prematuramente la sua corsa. Quello dei bianconeri è stato un epilogo di stagione che praticamente nessuno avrebbe pronosticato».