Il general manager bianconero e il suo Lugano aspettano l'arrivo del sorprendente Rapperswil. 'Ha battuto due volte il Bienne e merita di essere ai quarti'
Oltre una settimana senza giocare dopo la difficile trasferta a Ginevra, e qualche giorno per tirare il fiato e riprendere a lavorare in attesa di conoscere l'avversario nei quarti. Alla fine, e a sorpresa, si può ben dire, al Lugano tocca il Rapperswil di Jeff Tomlinson, il terz'ultimo all'epilogo della prima parte di stagione. Ma a chi gli chiede se davvero era meglio arrivare secondi a fine regular season, visto che alla capolista Zugo tocca il Berna, Hnat Domenichelli risponde così. «Abbiamo rispetto per tutti, ma paura di nessuno – dice il direttore sportivo bianconero –. Perché, non è la prima volta che lo dico quest'anno, il nostro primo avversario siamo noi stessi: possiamo battere chiunque, l'abbiamo dimostrato, ma al tempo stesso quando non eravamo pronti a giocare, contro chiunque abbiamo fatto fatica».
Tu che prima di essere un dirigente sei stato un giocatore, non trovi crudele che la terzultima classificata vincendo due partite possa buttar fuori una squadra che è sempre stata tra le prime sei o sette? «È questo, l'hockey (sorride, ndr). Nessuno ti fa regali: devi dimostrare ogni giorno ciò che vali. Senza contare, poi, che le regole erano chiare per tutti, sin da settembre. E il Rapperswil, che ha vinto due partite di fila contro il Bienne, merita di essere ai quarti di finale».
Sta di fatto che questa regola è stata introdotta a causa del Covid, per mettere un po' di pepe in un finale di stagione che, altrimenti, per le ultime quattro della classifica si sarebbe un po' svuotato di significato, vista l'assenza della retrocessione: credi che l'esperimento dei pre playoff possa continuare anche in futuro? «Vedremo in futuro cosa decideranno di fare i club, sinceramente non ne ho idea. Però questa formula esiste in altri campionati, in Svezia è così da sempre».
Un anno fa, l’arrivo della prima ondata impose di chiudere tutto proprio sul più bello, quindi alla vigilia dei playoff. Adesso invece ci siete, quindi il campionato sembra destinato ad arrivare fino in fondo, ciò che non era poi così scontato visto che siamo pur sempre ancora in mezzo a una pandemia. «A dire il vero, ora come ora più che al virus io penso alle partite. Questo, però, è il momento della squadra e dell’allenatore, quindi non il mio, visto che non gioco (ride, ndr). E tutti sono pronti e non vedono l’ora di cominciare».
Con la complicazione di dover lavorare nella cosiddetta doppia 'bolla'. «Ma i giocatori avevano già vissuto qualcosa di simile settimane fa, in occasione della quarantena, quindi non è proprio una novità . E poi adesso che si gioca un giorno sì e uno no, o sei in pista o te ne stai a casa: durante i playoff non c’è tempo per le altre cose. Ne abbiamo parlato anche ai giocatori, che devono entrare in una certa routine e pensare soltanto a gara 1, martedì».
Allenandosi a porte chiuse, quindi lontano da giornalisti o curiosi come succede ormai da qualche stagione. Oppure stavolta c’entrano anche i protocolli Covid? «No, si tratta semplicemente di permettere ai giocatori di avere tempo per prepararsi in tranquillità . Però è chiaro, vista la situazione il fatto che i giocatori siano isolati è meglio per tutti. Ma la scelta è nostra, e credo che ognuno sia libero di fare come vuole, al di là delle regole imposte dalla Lega per la pandemia, che sono chiare a tutti».
A settembre, in sede di presentazione della stagione avevi lasciato intendere che l’obiettivo era arrivare a questo punto tra le prime quattro, e difatti siete arrivati secondi. Adesso, invece, il traguardo qual è? «A settembre, quando nei parlai, pensavo che la squadra fosse più forte dell'anno precedente, e per quel motivo potevamo chiedere un po' di più. Di obiettivi bisogna averne, è così che si avanza. Diciamo che abbiamo fatto un primo step, e ora proveremo a vincere questo quarto di finale».
Per piazzarsi, dunque, nuovamente tra le migliori quattro: è questo il tuo prossimo obiettivo? «Sì, passo dopo passo. Del resto – conclude – non avrebbe senso fare i playoff se non hai l'ambizione di andare lontano. Quindi adesso cerchiamo di vincere questo quarto di finale con il Rapperswil, senza pensare a nient'altro».