I biancoblù di Cereda battuti da un gol del friborghese Marchon nel giorno dell'ultimissima partita nel vecchio stadio. Nonostante due gol nei primi 17'
Contro il Friborgo, nel giorno dell’addio alla Valascia, che è pure l'ultimissima partita della stagione, Luca Cereda decide di rinunciare a Müller e Nättinen, per reintegrare in formazione Trisconi e Neuenschwander. In porta ritorna Conz, mentre Ngoy in difesa disputa la 1'042esima e ultima partita nel massimo campionato. Alla presenza di un centinaio circa di tifosi, che si riuniscono all'esterno dalla pista per salutarla.
L’Ambrì inizia meglio degli avversari e sfrutta la prima superiorità numerica con un gran polsino di Perlini, al 3'03''. I biancoblù non sfruttano una seconda penalità contro DiDomenico e vengono puniti al 13'01'’ da Schmid, in giravolta. Nel finale nuovo vantaggio leventinese di Trisconi, su rebound, al 16'24'', e nuovo pareggio di DiDomenico sulla sirena, con Isacco Dotti sulla panchina dei puniti.
Nel secondo periodo privo di reti, la prima parte è più favorevole ai dragoni che colpiscono un palo al 27’ con Mottet, mentre nella seconda parte sono i ticinesi a rendersi più pericolosi, con Perlini che si fa fermare da Berra una ripartenza in inferiorità numerica e un 2-1 con Zwerger.
Il primo vantaggio friborghese cade al 45’ per mano di Marchon, dopo due parate di Conz. Gli uomini di Cereda provano con generosità a rimettere in equilibrio la sfida, ma Berra non corre particolari pericoli. Con i tifosi che dedicano comunque un’ultima Montanara ai loro beniamini, in un post-partita ricco di emotività. Come conferma coach Cereda: «C’è tristezza, se penso che qua dentro ho trascorso trent’anni della mia vita e che non abbiamo potuto condividere le emozioni con i nostri tifosi». La consolazione, pur minima, è che sia stato un altoticinese come Noele Trisconi a realizzare l’ultimo gol biancoblù nella vecchia Valascia: «È stato bello, anche se ci tenevamo a vincere – aggiunge Cereda -. Con il timeout a metà circa del terzo tempo abbiamo provato a portare nuove energie, raschiando il fondo del pozzo».