Oggi il Davos, lunedì il Friborgo. Dopodiché la Valascia chiuderà per sempre i battenti.
Meno due. No, non è la temperatura stimata dai meteorologi per il weekend ad Ambrì, ma quanto indica il conto alla rovescia della Valascia. Arrivata appunto agli ultimi capitoli della sua gloriosa storia: le ultime due partite. All'appello mancano quella di questa sera contro il Davos e quella di lunedì pomeriggio contro il Friborgo, dopodiché calerà il sipario sulla stagione 2020/21 dell'Ambrì Piotta. E pure quello, definitivo, su quella che per oltre ottant'anni è stata la casa dei biancoblù.
Un commiato lungo un weekend che gli uomini di Luca Cereda, ormai tagliati fuori dai giochi per un posto nei pre-playoff, sperano di dare nel migliore dei modi, rinnovando l'appuntamento con un successo che manca loro da quattro partite, ossia dalla vittoriosa trasferta di Zugo. Svuotato di significato ai fini della classifica, il doppio appuntamento alla Valascia a cavallo di Pasqua sarà comunque carico di significati ed emozioni. Emozioni che lo stesso tecnico cerca di mettere in parole: «Ci siamo, il momento del commiato, quello di chiudere definitivamente le porte della Valascia alle nostre spalle è arrivato. Ma non è che il pensiero che sarei stato io l'allenatore a cui sarebbe spettata questa incombenza, che mi ha accompagnato per tutta la durata della stagione, mi abbia gravato di particolari pressioni, di certo non più di quelle date dalla consapevolezza di avere nelle mani, unitamente a quelle del direttore sportivo Paolo Duca, il destino di una società che si porta dietro oltre ottant'anni di storia e tradizione. È però vero che in cuor nostro c'era la volontà, oltre che la speranza, di onorare al meglio l'ultima stagione della Valascia, volontà in parte mitigata dal fatto che il pubblico per gran parte di essa è dovuto restarsene fuori a causa dell'emergenza sanitaria. Questo ha reso ancora più triste il lungo, e peraltro annunciato, commiato. Comunque fosse andata a finire sul piano prettamente sportivo, in presenza del pubblico, questo weekend alla Valascia si sarebbe vissuta tutta un'altra atmosfera, perché lo stadio, per come lo vedo e lo vivo io, è prima di tutto un luogo dove condividere le emozioni. E questo weekend di emozioni, al di là dell'esito puramente sportivo di queste ultime due partite o dell'intera stagione, ce ne sarebbero sicuramente state tante. Se mi metto nei panni del tifoso, il fatto di non poter salutare un'ultima volta la Valascia guardando l'hockey, magari intonando La Montanara dagli spalti, è un po' come lasciare indietro qualcosa di incompiuto. Questo, in fondo, è il mio rammarico più grande legato a questa complicata stagione».
Il primo gol non si scorda mai
E tu, che rapporto hai avuto in questi anni con la Valascia? «È stata un po' come la mia seconda casa, è la cosa che mi viene più naturale da dire pensando a questa pista, visto tutto il tempo che ci ho trascorso, e per il fatto di averci vissuto tante esperienze. Ci ho messo piede per la prima volta da bambino, nei panni di un giovanissimo tifoso, accompagnato da papà e mamma. Poi, da adolescente, l'ho frequentata come giocatore del vivaio biancoblù, e in seguito come giocatore della prima squadra. Poi, finita la carriera di giocatore, ci sono tornato prima nei panni di allenatore del settore giovanile e infine di quello della prima squadra...». Come te la ricordi la pista ai tempi in cui vestivi i panni del giocatore? «Beh, già a quei tempi la Valascia mostrava tutti i suoi limiti strutturali. Negli anni si è comunque cercato di correre ai ripari mettendo qualche cerotto a destra e sinistra, ma sicuramente già a quei tempi c'erano tante cose che erano limitanti. Non tanto nel lavoro, perché quello anche oggi, bene o male, si può portare avanti, quanto per gli spazi e il confort».
Il ricordo più bello legato alla Valascia l'hai avuto da giocatore, da allenatore o da tifoso? «Da giocatore, ed è il mio primo gol su questa pista: lo segnai in un derby, poi finito 1-1 (era il 29 settembre 1998: per Cereda, alla sua quarta partita in biancoblù, gol segnato su assist di Demuth, come riportano le statistiche di Brenno Canevascini, ndr). Questo è indubbiamente il ricordo più forte che mi lega alla Valascia, ma poi ci sono tanti altri momenti che mi tornano alla mente, dentro e fuori dal ghiaccio, come le prime volte in curva da adolescente con i compagni... Il bello delle emozioni è che possono sopravvivere a tutto: l'anno prossimo la Valascia non ci sarà più, ma i ricordi non ce li toglie nessuno».
Sebbene svuotate del loro significato ai fini della classifica, le ultime due partite della stagione per l'Ambrì Piotta saranno cariche di altri significati. «Ed è per questo che chiedo a tutti il solito massimo impegno, restando concentrati sul presente. Cerchiamo di chiudere il campionato, e la storia dell'Ambrì Piotta, nel miglior modo possibile, ossia cercando di rendere onore a chi è passato prima di noi su questa pista, nei panni di giocatore, di membro dello staff o di tifoso. E anche quale segno di rispetto per chi, causa forza maggiore, non potrà esserci a questo ultimo saluto alla Valascia. Per noi, quello di essere chiamati a scrivere l'ultima pagina del libro della gloriosa Valascia è un privilegio, che merita di essere ripagato con una prestazione all'altezza, ed è quanto appunto chiedo ai ragazzi. Non tanto in fatto di risultati, o non forzatamente, ma per attitudine».
Per l'ultimo weekend stagionale Cereda potrà nuovamente contare su Goi, mentre da valutare sono le condizioni di Ngoy, ieri ammalato.