Lettera aperta di Filippo Lombardi ai tifosi dell'Ambrì: ‘Capisco il malcontento, ma vanno fatte alcune premesse e contestualizzazioni’
Il rischio di mancare l’accesso ai pre-playoff è concreto. Soprattutto dopo l’ultimo weekend, che ha visto l’Ambrì Piotta uscire sconfitto dalla delicata sfida diretta di Rapperswil, e in virtù anche del concomitante sorpasso del Berna, che ha fatto scendere i leventinesi sotto la fatidica riga che separa le ultime due della classe dalle altre. E com’è logico che sia, tutto ciò ha creato un po’ di malumore tra i tifosi biancoblù. «Capisco che i risultati di questo ultimo scorcio di stagione possano aver portato a un po’ di delusione tra i nostri sostenitori; risultati per i quali, ad ogni buon conto, lo staff tecnico non cerca scuse – chiarisce il presidente del club Filippo Lombardi –. Pur sapendo che, ovviamente, nessuno, io compreso, sfugge alla soggettività umana, mi preme ricordare il contesto in cui ci troviamo, con dati il più possibile oggettivi». Dati oggettivi che Lombardi ha messo nero su bianco attraverso una lettera aperta indirizzata ai tifosi. E toccano prima di tutto l’attuale situazione sportiva: «Sì, questa è una stagione piuttosto avara di soddisfazioni per quel che concerne i risultati, ma nemmeno la peggiore. Nelle mie prime tre stagioni da presidente abbiamo racimolato rispettivamente 33, 44 e 47 punti in tutta la regular season, finendo regolarmente ultimi. Abbiamo giocato ben tre volte in cinque anni lo spareggio per la relegazione, festeggiando ogni volta la salvezza come una Coppa del mondo. Il tutto con budget, roster e staff che oggi farebbero rabbrividire». Proprio al capitolo roster, Lombardi precisa: «Non va nemmeno dimenticato che, ovviamente per necessità, avevamo deciso di iniziare la stagione con tre soli stranieri, visto che Novotny si era deciso di destinarlo ai Rockets. È solo in seconda battuta che il ceco è stato nuovamente richiamato in Leventina. Ma anche così, per gran parte della regular season siamo stati costretti a giocare unicamente con tre stranieri, e talvolta anche due, visti i diversi infortuni subiti da Nättinen e quello che ha costretto D’Agostini a porre fine con largo anticipo alla sua stagione. L’arrivo di Perlini ci ha almeno permesso di puntellare per quanto possibile il roster per gli ultimi due mesi di stagione regolare, eppure anche così il poker di stranieri impiegati nella medesima partita è stato quasi sempre un miraggio. Di più, però, non potevamo fare...».
Capitolo a sé lo merita poi il Covid, una delle fonti principali dei grattacapi di praticamente tutte le squadre del massimo campionato, che in Leventina, vista la già delicata situazione (finanziaria in primis) sono stati amplificati: «Covid che non ci ha certo aiutato, nemmeno dal profilo dei risultati. La pandemia ha fatto visita al nostro spogliatoio solo due volte, ma la seconda ha interessato quasi tutta la rosa: sono davvero poche le squadre che sono state così largamente toccate dal coronavirus. Ciò ha da una parte stravolto la nostra tabella di marcia, e dall’altra lasciato qualche tossina nei giocatori, con inevitabili conseguenze in termini di risultati».
A chi si aspettava comunque qualcosa di più in termini di risultati dai biancoblù, il presidente replica così: «Certo, sul piano sportivo non sono risultati che invitano a festeggiare, ma d’altro canto, in un contesto così, il lato sportivo non rappresenta la priorità numero uno, a maggior ragione per un club come il nostro. Quando sono stato eletto presidente, ho ereditato un Ambrì sull’orlo del fallimento, spettro che è tornato a gravitare sul club un paio di volte ancora nel corso degli anni seguenti; il meticoloso lavoro fatto in questi anni ci ha permesso di migliorare sensibilmente sotto questo punto di vista, da un lato consolidando la situazione finanziaria e dall’altro creando le premesse per la costruzione del nuovo stadio. Ma, confrontati non da ultimo con i problemi derivanti dalla pandemia, quella di restare a galla è giocoforza diventata la nostra vera priorità: se non abbiamo attinto al mercato per portare alla Valascia un altro paio di stranieri oltre a Perlini, almeno per garantircene i quattro schierabili a partita, non è certo per mancanza di volontà da parte dello staff tecnico, ma per il chiaro veto deciso dal Consiglio d’amministrazione».
In un contesto così, come valuterebbe il presidente l’eventuale non qualificazione ai pre-playoff? «Già arrivare a chiudere la stagione, possibilmente non da ultimi della classe, con qualche inevitabile ammaccatura sul piano finanziario, ma niente di insormontabile, e aver potuto nel frattempo potuto continuare i lavori per la costruzione del nuovo stadio sarebbe indubbiamente da salutare come una vittoria».