L’ala finlandese ha scelto il Ticino per fare il grande salto. Ma per Jukka Jalonen ha ancora del lavoro da fare. ‘Il talento c’è, ma dev’essere più aggressivo’
Se sul ghiaccio della Valascia c’è un nuovo fenomeno, sarà il tempo a dirlo. Certo, però, che Julius Nättinen arriva in Leventina con numeri a dir poco promettenti. E anche ottime referenze. Tra chi crede fermamente nelle qualità del ventitreenne attaccante di Jyväskylä - città della Finlandia centrale, nota per il rally oltre che per l’hockey - c’è nientemeno che Jukka Jalonen, l'allenatore dei campioni del mondo in carica. «Julius è un realizzatore, un cecchino come si dice, quand’è al suo meglio - racconta il 57enne tecnico, che aveva allenato Nättinen quattro anni fa, quando la selezione finlandese Under20 arrivò a conquistare il titolo mondiale in casa sua -. È una persona piuttosto timida, direi introversa, e sul ghiaccio non è un giocatore particolarmente fisico, nonostante la sua altezza. Le sue qualità sono indubbie: oltre a essere un buon pattinatore, che sa tirare bene e velocemente, è anche un buon compagno per i colleghi di linea».
Lui che aveva cominciato giocando da centro, mentre adesso è all’ala. «Per diventare un giocatore completo, tuttavia, Julius ha ancora molto lavoro da fare. Anche se è reduce da una stagione ricca di successo, in cui ha giocato anche due partite in Nazionale. Ma se il suo talento non si discute, né la sua tecnica, deve diventare più aggressivo. Non dico che sia pigro, ma deve lottare di più per riuscire a recuperare i dischi persi, e usare meglio il suo corpo. E quando deve rimanere sul ghiaccio per cambi da quaranta secondi, vedendola da allenatore, deve dimostrarsi maggiormente affidabile. Queste cose Julius le conosce, sa cosa deve fare se vuole percorrere la strada che porta in Nhl. Lui non è una persona estroversa, non è quello che si dice un festaiolo, e sa di avere in mano tutti gli strumenti per migliorare ancora. Con il supporto degli allenatori».
Una sfida, la sua, che Nättinen ha deciso di proseguire sul ghiaccio della Valascia. Dopo essere tornato all’Jyp, la squadra della sua città, mettendo così fine a una prima parentesi nordamericana di tre stagioni, dapprima nelle giovanili in Ontario e poi a San Diego, California, in Ahl. «Le prime settimane sono state naturalmente un po’ particolari, arrivando in un Paese nuovo, in un ambiente diverso e con persone che non conosco», esordisce il ragazzone (188 cm per 93 kg, ndr) scelto al secondo turno dagli Anaheim Ducks, in 59esima posizione, al Draft 2015. «Ora che mi sono ambientato, però, va tutto bene - spiega -. Abito a Giubiasco, in un posto bellissimo in cui ho tutto ciò che mi serve. La mia ragazza mi ha raggiunto ad agosto: viviamo con il nostro cane, un Havanese che ci regala tanta gioia e con cui abbiamo già fatto diverse escursioni in montagna».
Un primo assaggio di Ticino in attesa di saggiare l'hockey ticinese. Quello vero: «Se avevo già sentito parlare dell'Ambrì? Sì, in Finlandia guardavo parecchio l'hockey in tivù, anche quello svizzero. Quindi so che è un hockey veloce e molto offensivo: un continuo su e giù, non come da noi dove il gioco è molto tattico. Prima di venire in Ticino, comunque, ne avevo parlato con Mikko Mäenpää (ex difensore dell'Ambrì tra il 2015 e il 2017, ndr), perché anche lui è di Jyväskylä, e parlandomi del club e dell'organizzazione mi aveva detto molte cose positive».
Julius sa bene che su di lui c'è molta attesa. Anche perché la speranza dei tifosi è che alla Valascia lui riesca a seguire l'esempio di Dominik Kubalik. In fatto di crescita, ma soprattutto di reti. «La mia intenzione è quella di giocare come sono capace e sfruttare le mie potenzialità. Poi, se tutto andrà bene segnerò molte reti. È questo il mio modo di pensare. Però è chiaro, se ho firmato per l'Ambrì è perché sentivo di dover fare il prossimo passo in avanti, di dover assumere maggiori responsabilità in un ruolo importante, ed essere un buon leader per la squadra. Centro o ala? Ho scelto l'ala per sfruttare meglio la mia velocità. Ecco perché ho cambiato, e finora sta andando abbastanza bene».
Lui che nella scorsa stagione era stato il miglior realizzatore dell'intera Lega finlandese: ben trentatré in cinquanta quattro partite. «Sono cosciente del fatto che qui ciò possa tradursi in maggior pressione. Ma in fondo la pressione c'è ovunque, e io non me ne preoccupo: so di essere un buon giocatore, e quando andrò sul ghiaccio farò del mio meglio. E alla fine arriverà anche il successo».
Perché, è chiaro, c'è soprattutto una cosa che Nättinen ha in testa, ed è la National Hockey League. «Credo che la strada che ho scelto sia la più giusta per me. Per prima cosa l'Ambrì mi dà la possibilità di conoscere qualcosa di nuovo, e so che se riuscirò a far bene sin dall'inizio, avrò maggiori possibilità di riuscire a fare il grande salto verso la Nhl».
Un po' come Kubalik, che in Leventina era rimasto due stagioni prima di cercare fortuna oltre oceano. «Non so cosa capiterà. Il mio obiettivo è la Nhl, e se non sarà fra una stagione sarà fra due. Non voglio preoccuparmene adesso».
Tuttavia, un primo tentativo di mettere radici in Nordamerica Nättinen già l'aveva fatto. Anche se i risultati non erano stati quelli sperati. «Quando ripenso a quel periodo, mi dico che non ero affatto pronto per la Nhl. Ero troppo giovane, mentalmente e fisicamente non ero ancora all'altezza. Quello, in realtà, fu un passo indietro, mentre io credevo di poterne fare due in avanti. Non è andata bene, pazienza. Ma ora sono convinto che Ambrì sia il trampolino giusto per fare un balzo nella giusta direzione».
Julius, però, per riuscirci sa di dover crescere ancora. «Credo che sul piano della velocità ci siamo: ho solo bisogno di sfruttarla per aprire il gioco e utilizzare il mio tiro. Però ho ancora delle debolezze - conclude -. Penso al lavoro senza disco, in cui devo migliorare, e anche al fatto che dovrò essere in grado di creare maggiore spazio attorno a me, a beneficio dei compagni. Sono queste le cose su cui devo lavorare».