Pubblico negli stadi, a ottobre si cambia passo. Ma ora la palla passa ai Cantoni, e intanto i club si preparano. Mona: 'Potremmo arrivare a 3'700 posti'
C'è una nuova data nell'agenda dello sport svizzero. È quella di giovedì 1. ottobre, ed è segnata in rosso: da quel giorno, infatti, improvvisamente sparirà il limite di mille spettatori sulle tribune dei campi da calcio ma pure su quelle delle piste da hockey. Anche se la decisione alla fine spetterà ai cantoni. «Una buona notizia? Sì, certo - spiega Marco Werder, Ceo dell'Hc Lugano - perché siamo felici di essere stati ascoltati, e che le autorità abbiano percepito l'importanza del messaggio».
E il messaggio era chiaro: con mille spettatori a serata, in sostanza si chiudeva baracca. «È una realtà, io l'ho detto più volte. Se, come nel caso nostro, allestisci un preventivo considerando che all'interno di uno stadio ci sono bene o male cinquemila persone, e tutt'a un tratto te ne lasciano entrare mille, non serve essere matematici per capire che il modello non regge più. Quindi sì, questo è un segnale importante da parte della politica, ma al tempo stesso pure un forte richiamo alla sensibilizzazione di noi tutti. Noi come organizzatori di eventi, noi come cittadini ma certamente anche come tifosi di sport, pensando all'osservanza scrupolosa di ciò che verrà richiesto. Infatti saremo certamente in grado di garantire dei concetti di protezione che saranno efficaci, ma poi dipenderemo tutti quanti l'uno dall'altro, e bisognerà attenersi a quei concetti per far sì che possa continuare ad assistere a partite di hockey, o più in generale anche ad altri grandi eventi».
Ora come ora, però, l’inizio del campionato è fissato per il 18 settembre: per non dover posticipare tutto, sarebbe ipotizzabile partire comunque il 18, giocando cioè qualche partita davanti a mille spettatori prima che si proceda all'apertura? «Questa è una cosa che verrà discussa in occasione dell’assemblea straordinario della Lega (venerdì, ndr), non sono decisioni che può prendere l’Hockey club Lugano né nessun altro. Di sicuro, però, faremo i compiti a casa, e venerdì arriveremo pronti per difendere le nostre idee davanti all’assemblea. A quel punto decideremo tutti assieme, come è sempre stato fatto».
Tuttavia, cominciare al 1. ottobre non sarebbe un dramma. Almeno non ad Ambrì. «Non vedo grossi problemi da quel punto di vista - dice il direttore generale Nicola Mona -. Piuttosto direi che qualche rischio c’è su un altro punto, visto che la competenza verrà demandata ai Cantoni. Perché se è vero che l’autorità cantonale conosce certamente molto meglio le peculiarità locali rispetto all’autorità federale, è vero pure che sussiste qualche rischio sul fatto che ogni cantone potrebbe fare un po’ a modo suo, creando delle disparità. Finanziarie innanzitutto, ma indirettamente anche sportive. Infatti un conto è poter giocare in casa con le tribune al completo e un altro è farlo davanti a un pubblico ridotto. Noi, nell’hockey, abbiamo elaborato un concetto che prevede un trattamento equo, in cui non c’è un numero di spettatori definito, ma ci sono invece delle misure. Ed è generico, adattabile a tutti. Ora dovremo quindi farci valere di fronte ai medici cantonali, chiedendo che tutti vengano trattati con equità».
Le misure quali sono? «Quelle cardine sono due: tutti gli spettatori dovranno essere seduti e, non potendo garantire il distanziamento sociale, dovranno indossare mascherine. In più verrà garantita la tracciabilità delle persone, grazie al fatto che si accomoderanno a un determinato posto con un biglietto nominativo».
Poi, convertendo i posti in piedi in posti seduti si potrebbe contrastare la riduzione della capienza nelle piste. «Noi ad Ambrì abbiamo previsto la riconversione degli spalti e della curva in posti seduti. Per forza, non potendo avere posti in piedi vogliamo massimizzare quelli disponibili: l’obiettivo è quello di garantire il posto agli abbonati, e secondo i nostri calcoli potremmo ad arrivare a 3600-3700 posti, mentre noi storicamente siamo sempre stati sui tremila, tremila cinquecento abbonati. Naturalmente, prima dobbiamo però attendere le linee guida del Consiglio federale: quando ne prenderemo conoscenza, a quel punto potremo dare il via ai lavori».
Sul fronte calcio, invece, ciò che i club speravano, il Consiglio federale ha concesso. Il prossimo campionato di calcio di Super e Challenge League avrà luogo con un'adeguata presenza di pubblico allo stadio. «Siamo soddisfatti - commenta Michele Campana, direttore generale dell'Fc Lugano -, si tratta di un passo nella giusta direzione. Un annuncio importante anche per i nostri abbonati: il 70% di loro ha già rinnovato anche per la prossima stagione, adesso speriamo che si possa aggiungere pure il rimanente 30%».
La Swiss Football League ha fissato la data d'inizio del nuovo campionato: si riprenderà a giocare il 12 settembre e ciò significa che le società dovranno rimanere in regime di massimo mille spettatori per altre due settimane… «Una prospettiva che non ci spaventa. D’altra parte non credo che la lega sia intenzionata a decidere di posticipare a ottobre l’inizio dei tornei. È per contro possibile - e lo si deciderà nel corso dei prossimi giorni - uno slittamento di una settimana: così facendo, ogni squadra avrebbe una sola partita casalinga a spettatori ridotti».
Rimane l’incognita dei cantoni, ai quali spetterà, in ultima analisi, decidere sulla possibilità di organizzare un evento con più di mille spettatori… «Mi auspico che la conferenza dei canoni stabilisca delle regole di base. Poi, ovviamente, ogni cantone farà le sue valutazioni in base alle infrastrutture chiamate in causa e alla situazione epidemiologica nella regione. Non credo che tutto ciò vada visto in un’ottica negativa, ritengo ovvio e giusto che siano le autorità locali a prendere le decisioni, in modo che se da qualche parte dovesse nascere un problema non debbano essere tutte le società a pagarne lo scotto».