Le reazioni di Ambrì Piotta e Lugano sulla decisione del Governo ticinese. Nicola Mona: 'La salute pubblica prima di tutto, ma ci saranno ripercussioni'
«È una misura che, anzitutto, apprendiamo con stupore» dice il direttore generale dell’Ambrì Nicola Mona dopo l’annuncio in diretta tivù di far giocare a porte chiuse le sfide Ambrì-Davos (venerdì sera) e Lugano-Ambrì (sabato). «Nonostante fossimo parte interessata, anche noi come tutti abbiamo saputo della notizia durante la conferenza stampa indetta dal Consiglio di Stato – spiega Mona –. Neppure la Lega hockey sapeva niente della misura adottata delle autorità ticinesi. Una cosa, però, va detta, e cioè che la salute pubblica dev’essere messa davanti a tutto: quindi prendiamo atto della decisione, pur se sappiamo che avrà delle ripercussioni».
A livello finanziario, prima di tutto. «Ma non solo – aggiunge –, e così a caldo si fatica a quantificarle. Penso ai biglietti già venduti per venerdì sera, e che andranno rimborsati. Ma che ne sarà, ad esempio, della merce che era stata nel frattempo acquistata per la ristorazione? Qualcuno ha previsto dei risarcimenti? Insomma, ci sono parecchie questioni su cui chinarsi. Senza contare, poi, che non sappiamo nemmeno quale sarà la durata di questa misura: fosse una cosa da una settimana è un conto, ma se invece dovesse durare un mese?».
Come l’Ambrì, anche il Lugano ha saputo della decisione in diretta tivù. «Pur dispiaciuto in modo particolare per i suoi sostenitori, l’Hcl ha preso atto della misura voluta dal Consiglio di Stato e intraprenderà tutto quanto necessario a livello operativo per garantire il regolare svolgimento della partita senza la presenza del pubblico», si legge nella nota inviata alla redazioni dal club bianconero. Il quale preannuncia maggiori dettagli nelle prossime ore. «Segnatamente per quanto riguarda la tematica dei biglietti acquistati per il derby».