Ridotti ai minimi termini, in una partita in cui perdono per strada anche Dal Pian e Manzato, nei Grigioni gli uomini di Cereda si arrendono soltanto ai rigori
È un epilogo amaro, perché perdere ai rigori lascia sempre l'amaro in bocca. Ma, viste le premesse, quello di Davos è senz'altro un punto guadagnato per l'Ambrì. In una serata in cui, infatti, i ticinesi sono ridotti ai minimi termini – tanto che nel lineup trova posto anche il diciannovenne Robin Schwab, attaccante arrivato dall'Academy di Zugo che nell'occasione festeggia il suo debutto in Lega nazionale A –, siccome rispetto al derby dell'altra sera mancano pure l'acciaccato Fora e gli influenzati Novotny e Zwerger.
Eppure, nonostante tutto, la squadra di Cereda riesce a reggere all'urto. E, anzi, dopo aver chiuso in svantaggio i primi 20', per effetto del gol di Palushaj all'8'02'', dimenticato nel bel mezzo dello slot biancoblù, nella seconda frazione di gara Bianchi e compagni girano la frittata. Con lo stesso capitano che – dopo il pareggio di Müller, al termine di un'azione insistita al 28'06'', in situazione di 4 contro 4 – porta per la prima volta in vantaggio i suoi al 37'00'', in powerplay, sfruttando un delizioso appoggio dello stesso Müller.
Poi, in un terzo tempo che per i ticinesi inizia subito in malo modo – infatti, vittima di uno scontro fortuito, al 41' Manzato deve cedere il suo posto tra i pali a Conz –, il Davos comincia a mettere più pressione, anche se l'Ambrì ha un'occasione clamorosa con il solito, scatenato Müller, che colpisce il palo a botta sicura, al 44'. Al 55'15'', però, un disco in verticale di Nygren lancia Palushaj, il quale entra nel terzo in velocità e non lascia scampo a Conz. E così le due squadre vanno al prolungamento, dove un bastone alto di D'Agostini costringe quasi subito i biancoblù a giocare in inferiorità numerica. E dove l'occasione più ghiotta capita a Nygren, che però trova solo la traversa. Alla fine a decidere tutto sono quindi i rigori, dove in una serie interminabile decide lo svedese Tedenby.