Il Davos sconfigge il Rapperswil 4-1 e vola in finale di Coppa Svizzera. L'esperto difensore è felice
Missione compiuta: Félicien Du Bois e il suo Davos hanno conquistato un posto nella finale di Coppa Svizzera battendo il Rapperswil in trasferta 4-1. “Direi che sull’arco dei 60’ abbiamo meritato, malgrado l’inizio in salita anche a causa di qualche penalità, ma ci aspettavamo i padroni di casa arrembanti in entrata. Ora siamo in finale e ovviamente vogliamo portare a casa il trofeo”, afferma il difensore.
Che sorpresa, ma attenzione
La conquista dell’ultimo atto della Coppa è in fondo la fotografia di questo Davos, davvero rigenerato dalla cura Wohlwend-Raffainer. “Sono un po’ sorpreso dalla velocità con cui siamo riusciti a rimettere le cose in sesto e assimilare il nuovo gioco. Già in estate si era captato il vento nuovo, dopo la sciagurata stagione scorsa. Ma bisogna stare attenti, ultimamente nelle ultime partita siamo rimasti un po’ nella zona comfort. Per continuare a ottenere risultati positivi è necessario andare dove ci si può far male e lavorare sempre duro”.
L'anno scorso la voglia era venuta a mancare
Anche a livello personale le cose stanno andando bene. “Adesso son tornato a divertirmi. L’anno scorso invece la voglia di giocare a volte è addirittura venuta a mancare, era difficile. Ora ho ritrovato la motivazione, mi sento bene, ma non sono il tipo che si accontenta”.
Un futuro ancora aperto
E quindi il 36enne, in scadenza di contratto, forse continuerà la carriera. “Non lo so ancora, ci sto riflettendo parecchio e sto mettendo tutte le carte sul tavolo. Se analizzo la situazione attuale, ovviamente diversi segnali sono abbastanza positivi. È bello che la società non mi abbia messo pressione, ho ancora tempo per pensarci, ma è chiaro che prima o poi dovrò decidere, ora come ora potrei immaginarmi di continuare ancora a giocare, ma vedremo”.
Casa dolce casa
Du Bois ha ormai vissuto in tutti gli angoli della Svizzera. "Sono nato e cresciuto in Romandia, i genitori abitano lì, ma mi sono trasferito prestissimo in Leventina, mi sono trovato benissimo anche in Ticino, lo stesso vale per tutti i luoghi della Svizzera tedesca in cui ho giocato, non ho quindi un vero luogo di appartenenza. Casa mia è semplicemente dove sono mia moglie e i miei figli”.