Il terzo anno del nuovo ciclo non sarà solo duro, con Spengler e Champions, ma pure il più delicato. ‘I margini saranno minori’
Pur se manca ancora l’ufficialità (il calendario definitivo, infatti, arriverà solo a fine mese) il sipario sul campionato dell’Ambrì si alzerà la sera di venerdì 13 settembre, contro i vicecampioni dello Zugo. Tuttavia, la stagione vera e propria dei leventinesi debutterà già a fine agosto, venerdì 29, quando saranno ospiti di un’altra squadra vicecampione, stavolta però d’Europa: il Monaco, per la prima giornata di Champions. All’orizzonte si profila dunque una stagione carica di impegni, compresa pure la Coppa Svizzera (un paio di giorni prima della partita con lo Zugo, Bianchi e compagni saranno di scena a Dübendorf nei sedicesimi di finale) e la Coppa Spengler. E intensa, com’è inevitabile che sia, lo è anche la marcia di avvicinamento ai primi impegni ufficiali della stagione 2019/20.
Stringi stringi, di vacanza effettiva Luca Cereda non ne ha ancora fatta. «Anche perché la preparazione della stagione successiva inizia con il post-season di quella precedente – sottolinea il tecnico dei biancoblù –. È da punti come l’analisi dello staff tecnico, del colloquio con i singoli giocatori e dalle relative risultanze che si ricavano informazioni fondamentali per pianificare e impostare nel migliore dei modi il lavoro dei mesi successivi».
La prossima, per l’Ambrì Piotta, sarà la terza stagione del nuovo corso. «E sarà ancora più delicata delle precedenti, come tutti i terzi capitoli di un ciclo. Il primo anno serve per gettare le basi della rinascita, il secondo serve a consolidare e costruire e se si lavora bene porta ai maggiori progressi. E in questo senso i nostri miglioramenti sono stati esponenziali. Tuttavia, con il tempo, considerando che i margini di crescita si riducono, questa curva tenderà inevitabilmente ad appiattirsi. Non lo dico per mettere le mani avanti, ma per rendere tutti attenti sulla nostra realtà: se vogliamo fare ancora passi avanti, è indispensabile attenersi a quella piramide che per base ha il lavoro quotidiano. Subito sopra troviamo la strategia di squadra e più su ancora la tattica di gioco. Poi, al vertice, ci sono le specifiche individuali. Se sapremo lavorare bene alla base, allora potremo crescere ancora. Il campionato, del resto, è come una linea ferroviaria a tre velocità. Ci sono squadre come Zurigo, Berna, Zugo e Losanna che in fatto di risorse viaggiano come treni ad alta velocità. Poi ci sono quelle paragonabili a convogli Intercity, ossia Lugano, Bienne, Friborgo, Ginevra e Davos. Noi, unitamente a Langnau e Rapperswil, in questo senso siamo paragonabili ai.... Tilo. Se vogliamo fare meno fermate possibili, dovremo lavorare alla base, cercando di curare nel migliore dei modi gli aspetti che possiamo controllare e influenzare direttamente, e nient’altro».
«Rimpiazzare uno come Kubalik non sarà facile». Fra i tanti punti interrogativi che ancora costellano il futuro della squadra, una certezza, Luca Cereda ce l’ha: «Sarebbe impensabile trovare un sostituto equivalente. La sua partenza, unitamente al lungo infortunio di Conz, rappresenta indubbiamente una grossa perdita per noi, ma allo stesso tempo può aiutare a evitare che attorno al gruppo vengano a crearsi troppe aspettative, che sono dannose». Diminuiranno forse le aspettative nei confronti del gruppo, ma non quelle su chi sarà chiamato a sostituire l’attaccante ceco... «Frasi tipo ‘l’è mia come Kubalik’, o ‘Kubalik l’era mei’ le sentiremo sicuramente sulle gradinate della Valascia. È inevitabile che il nuovo arrivato si ritrovi paragonato al suo predecessore. Dovremo allora essere bravi a gestire le aspettative che la gente si creerà su di lui, e a non mettergliene ulteriori noi». Ma, prima ancora che quello del nome del successore di Kubalik, il cruccio di Cereda è un altro: «Oggi come oggi mi preme ancora di più trovare una spalla a Manzato. È un ottimo portiere, certo, ma considerato che tra amichevoli, Champions League, Coppa e campionato, fino alla pausa di novembre dovremo disputare 32 partite, sarebbe impensabile puntare tutto su un solo portiere. Continuiamo a sondare il mercato, anche se quello svizzero oggi offre ben poco...». Al capitolo stranieri, poi, c’è da definire quello che, come da accordo, l’Ambrì metterà a disposizione dei Rockets: «Non sarà una rotazione tra i nostri stranieri. L’idea è di prenderne uno specifico, possibilmente giovane, da far maturare a Biasca, dopo aver terminato la preparazione con noi. Questo darebbe pure più stabilità ai Rockets. A meno che, beninteso, non riesca a soffiare il posto a uno dei nostri titolari».