Poche hanno convinto, su tutte le Spagna per la qualità del gioco proposto. Male l'Inghilterra, possibile avversaria della Svizzera nei quarti di finale
Le prime 36 partite di Euro 2024 si sono concluse ieri sera con la promozione di Belgio, Romania e Turchia e il ripescaggio di Slovacchia, Georgia, Olanda e Slovenia. Una prima fase dalla quale non tutte le favorite sono uscite con il sorriso. Alla luce dei risultati, soltanto Spagna, Portogallo (Georgia a parte, ma era già qualificato) e Germania hanno fatto il loro dovere, per quanto i padroni di casa, pur già qualificati, hanno dovuto rincorrere il primo posto di gruppo fino al 92’ della terza partita e al gol di Füllkrug contro la Svizzera. A impressionare maggiormente è stata la Spagna di Luis de la Fuente, a punteggio pieno, ma soprattutto dominante sotto l’aspetto del gioco, in particolare contro un’Italia battuta solo su autogol e tuttavia malmenata per 90’. L’unico punto debole sembra essere l’assenza di una prima punta di indiscusso valore internazionale, per affiancare ai ragazzi terribili Yamal, Williams, Pedri e compagnia cantante. Nel caso di Yamal, inoltre, c’è di mezzo pure la legge tedesca sul lavoro: in quanto minorenne (16 anni) non può lavorare oltre le 23 e la federazione sta cercando un compromesso con le autorità, in quanto le sfide dei playoff potrebbero finire ben oltre le undici di sera. In caso di mancato compromesso, la Spagna pagherà probabilmente i 30’000 euro di multa a partita pur di avere in campo per tutto il tempo necessario il suo giovane talento.
Nessuna delle papabili al titolo continentale ci ha lasciato le penne, tuttavia sono parecchie le selezioni le cui prestazioni hanno destato perplessità. A cominciare dall’Italia della quale si è già detto nei giorni scorsi, così come da quella che in molti considerano la principale favorita, vale a dire la Francia. È uscita da un gruppo tutto sommato agevole (con Polonia, Austria e Olanda) soltanto al secondo posto, dopo tre partite deludenti e prive di gioco. Da tempo, l’impostazione voluta da Didier Deschamp è chiara, palla a cercare Mbappé che poi inventa qualche magia in combutta con Griezmann. Poca cosa, considerando il valore degli uomini a disposizione del tecnico transalpino. Un attacco ritenuto difficilmente arrestabile, in 270’ è riuscito a produrre soltanto due reti, una su rigore contro la Polonia già eliminata e una con un’autorete contro l’Austria. Certo, ha incassato un solo gol, pure quello dagli undici metri, ma ha davvero rischiato di rimanere fuori dalle migliori 16 del torneo.
Il fatto che sia uscita tra i fischi dei suoi tifosi dopo il primo tempo della terza partita, contro la Slovenia (qualificata per la prima volta nella storia per i playoff), la dice lunga sulla prestazione dell’Inghilterra: una vittoria di misura contro la Serbia e due pareggi contro Danimarca e Slovenia sono poca cosa per una selezione pronta a rincorrere il primo titolo da 58 anni a questa parte, soprattutto grazie ai giovani Bellingham, Foden, Saka e allo sperimentato Kane, fermo tuttavia al gol contro i danesi e a 90’ piuttosto frustranti contro gli sloveni. Manovra lenta e poche idee su come innescare le qualità di Bellingham e l’opportunismo di Kane sembrano essere i principali problemi da affrontare per Gareth Southgate.
La Croazia, buttata fuori all’ultimo secondo dal gol di Zaccagni, sembra essere alla fine di un ciclo. Luka Modric, Marcelo Brozovic, Mateo Kovacic, Ivan Perisic e altri ancora sono apparsi all’ultima passerella e la selezione che nel 2018 aveva raggiunto la finale dei Mondiali in Russia dovrà sottoporsi nei mesi e negli anni a venire a un profondo lifting.
Anche Olanda e Belgio non hanno entusiasmato. Gli Oranje hanno avuto accesso agli ottavi, ma solo attraverso la porta riservata alle migliori terze. Con un Van Dijk irriconoscibile rispetto a Liverpool, un attacco sterile imbastito attorno a Depay e Gakpo e un centrocampo senza personalità di spicco, gli olandesi non sono apparsi in misura di poter puntare al titolo continentale. Così come il Belgio delle mille occasioni sprecate (soprattutto da Lukaku), nel quale, proprio come nella Croazia, la generazione d’oro appare al capolinea.
Tutte considerazioni che la fase a eliminazione diretta è pronta a smentire, perché è quando il gioco si fa duro che i duri iniziano a giocare: esperienza e abitudine delle selezioni maggiori a questo tipo di partite avranno un peso determinante per decidere chi alzerà la Coppa nel cielo di Berlino il prossimo 14 luglio.