Il selezionatore rossocrociato ha manato in campo a sorpresa il quasi neofita Duah e lui lo ha ripagato con moneta sonante
Chi non risica non rosica. Murat Yakin ha rischiato con gli inserimenti di Duah e Aebischer nell'undici di partenza e alla fine ha raccolto i frutti di quella che a tutti è parsa come una scommessa azzardata, ma che per il tecnico basilese altro non era che la logica conseguenza di quanto visto in allenamento durante le ultime settimane... «Duah è un giocatore poco conosciuto al grande pubblico, ma non a noi. Adesso lo conosceranno in tutta Europa. È una punta classica, un uomo da area di rigore che sta attraversando un ottimo momento di forma e che nelle ultime settimane ha giocato e si è allenato in maniera egregia. La scelta di affidaci a lui è il frutto di una lunga preparazione. Abbiamo iniziato a integrare in squadra anche giocatori alle loro prime armi con la Nazionale. Le statistiche di Duah parlavano a suo favore e in alcune occasioni eravamo già stati tentati di chiamalo. L'abbiamo fatto adesso, in un momento nel quale, oltretutto, la sua presenza diventava molto importante alla luce dei guai fisici di Embolo. In lui abbiamo trovato un ragazzo importante per il gioco della squadra, uno che sa difendere palla e fare i tagli giusti. La nostra filosofia è di mettere in campo gli uomini più in forma e questo ha premiato anche Aebischer, reduce da una stagione spettacolare a Bologna. Con lui, avevamo un'idea sulla carta, ma sinceramente non ci aspettavamo che giocasse come ha fatto, accentrandosi spesso per cercare spazi. Proviamo a tirare fuori da ogni giocatore il meglio possibile e penso che con Aebischer e Duah le cose oggi siano andate davvero bene».
Ciliegina sulla torta della prestazione rossocrociata, il ritorno in campo di Breel Embolo... «La sua situazione, dopo il lungo infortunio e la recente ricaduta, era piuttosto incerta, ma in lui nutrivamo grandi speranze e anche in questo caso non ci siamo sbagliati. Lui ci aveva detto espressamente di volerci essere a ogni costo e la scelta di portarlo con noi in Gemania si è rivelata giusta, grazie pure allo staff medico capace di dosare i carichi di lavoro per permettergli di recuperare. Non sappiamo per quanto tempo potrà rimanere in forma, ma oggi la sua presenza è stata importante, al di là del gol, per tenere palla e far respirare la squadra in un momento nel quale eravamo sotto pressione».
Oggi la Svizzera ha vinto, ma forse ha vinto soprattutto Murat Yakin... «Ho fiducia in me stesso e so di avere una squadra forte. Tuttavia, traguardi importanti possono essere raggiunti soltanto lavorando assieme, con reciproca fiducia. Certo, quando in campo vedi di aver azzeccato le scelte, la soddisfazione è inevitabile, ma il mio ruolo è innanzitutto quello di tenere unito il gruppo e provare a mettere in campo una squadra tatticamente solida. Poi, il mio ruolo diventa secondario, i principali attori sono i giocatori».
Un'altra scommessa è stata quella di tenere Xherdan Shaqiri in panchina per 90’. Forse, l'inizio della fine della carriera rossocrociata di XS... «Non direi proprio, per noi Shaqiri è un elemento importante, per la sua classe come per il suo attaccamento a questa maglia. Tuttavia, oggi non era il momento giusto per mandalo in campo, in quanto eravamo sotto pressione e avevamo bisogno di giocatori con caratteristiche diverse».