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‘Che bello lo sterrato, ma quanto sono dure le salite’

Domani Filippo Colombo prenderà parte alla Strade Bianche. È reduce dal Belgio, dove ha fatto la conoscenza con il pavé: ‘Mi sono trovato benissimo’

Filippo Colombo sulle strade del Belgio
(@sprintcycling)
3 marzo 2023
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Mathieu van der Poel sarà il grande favorito dell’edizione 2023 delle Strade Bianche, in programma domani con partenza e arrivo a Siena. Vincitore dell’edizione 2021 e reduce dalla conquista del titolo mondiale nel ciclocross, l’olandese approfitterà della rinuncia del belga Wout van Aert, trionfatore nel 2020 e dello sloveno Tadej Pogacar (detentore del titolo) per cercare un bis che nelle quindici edizioni sin qui disputate non è riuscito a nessuno, nemmeno a Fabian Cancellara, l’unico ad aver vinto tre volte (2010, 2012, 2016). Tra i possibili protagonisti, anche il francese Alaphilippe, vincitore nel 2019, e il polacco Kwiatkowski, il quale spera in un successo che lo ponga alla stessa altezza di Spartacus, dopo le affermazioni del 2014 e del 2017.

Lungo i 182 km del percorso, che culminerà in Piazza del Campo, con 63 km di sterrato suddivisi in 11 settori, pedalerà anche un ticinese: Filippo Colombo. Lo specialista della mountain bike quest’anno ha deciso di dedicare la prima parte della stagione alle corse su strada con la maglia della Q36.5. La Strade Bianche sarà la sua prima classica di grande spessore, ma la scorsa settimana è stato tenuto a battesimo da quelle del Nord… «Mercoledì sera ho raggiunto la Toscana direttamente dal Belgio – racconta –. Ora sono a Siena, appena rientrato dalla ricognizione degli ultimi 80 km di gara, quelli che presentano i tratti di sterrato più impegnativi. Ho trovato uno sterrato bello, ieri ha piovuto, per cui il fondo è molto liscio e veloce. Non mi aspettavo che fosse così ben tenuto e non mi aspettavo nemmeno un dislivello totale tanto importante. È una corsa molto molto dura, con salite davvero lunghe, più di quanto mi immaginassi. È un percorso che come tipologia potrebbe anche adattarsi a un biker, tuttavia le salite sono molto più esigenti, e presentano uno sviluppo che è almeno il doppio rispetto a quelle del cross-country. Per scollinarle c’è bisogno non soltanto di forza, ma anche di una buona dose di resistenza».

L’obiettivo è uno solo… «Stare davanti il più a lungo possibile e riuscire a raggiungere Piazza del Campo».

‘Una corsa amata da tutti i ciclisti’

L’edizione inaugurale della corsa toscana, quando ancora si chiamava Monte Paschi Eroica, prima di assumere due anni dopo il nome di Strade Bianche, è andata in scena nel 2007. Nonostante la giovane età, la corsa dello sterrato ha subito ottenuto un grande successo, tanto da guadagnarsi l’appellativo di "classica" nel giro di pochissime stagioni. «Per me sarà la prima grande classica. La crescita di importanza della Strade Bianche è dovuta soprattutto ai corridori, ai quali piace moltissimo e la disputano sempre molto volentieri. Oggi nella ricognizione ho avuto la possibilità di ammirare lo splendido paesaggio che caratterizza questi luoghi, pure questo uno dei principali motivi dell’immediato successo della corsa. L’ho fatto oggi perché sabato non so se ne avrò il tempo…».

Facciamo un passo indietro. Colombo è reduce dal battesimo sulle strade del Belgio… «Ho disputato la Kuurne-Bruxelles-Kuurne domenica e la Samyn martedì. Sono soddisfatto, in particolare della prima gara, chiusa al 29º posto. Nel finale ci siamo trovati davanti in un gruppo di circa quaranta elementi, ho provato a buttarmi nello sprint, ma mi sono accorto che devo ancora affinare sia la tecnica delle volate, sia il timing, visto che sono partito un po’ troppo presto. Mi sono reso conto che correre in Belgio non è per niente una passeggiata, tra pavé e strade strette. Sono comunque stato l’unico della Q36.5 a chiudere la Kuurne, per cui posso considerarmi più che soddisfatto. La Samyn, per contro, è una piccola Roubaix, con un circuito finale nel quale sono presenti numerosi tratti di pavé, per altro in condizioni non eccellenti. Sono rimasto con il gruppo dei migliori fino a una trentina di chilometri dall’arrivo, quando ho bucato proprio in un momento nel quale non era consigliabile bucare. Nel cambio della ruota ho perso circa due minuti, per cui mi sono ritrovato tagliato fuori dalla corsa. Ho pedalato fino al traguardo, ma non ho effettuato l’ultimo giro».

‘Sul pavé la mountain bike aiuta’

Di radici e di sassi nel cross-country ce ne sono a iosa, anche se non sono proprio le pietre del pavé… «Mi sono trovato bene. Mi sono reso conto di quanto sia importante l’aspetto tecnico, la padronanza del mezzo. Occorre una buona dose di destrezza per affrontare le curve ad alta velocità e saltare da un pavé all’altro con facilità e rapidità. Sicuramente la mountain bike aiuta ad adattarsi a questo tipo di fondo stradale, proprio perché richiede un’elevata padronanza della bicicletta. Inoltre, mi sono accorto come il tipo di sforzo sia molto simile a quello del cross-country: ci si avvicina al pavé ad altissima velocità, forse superiore a quella con la quale si affrontano le pietre, poi una volta ritrovato l’asfalto l’andatura si calma. È un modo di correre molto esplosivo, che ricorda quello della mountain bike. Alla fine posso dire di essermi davvero divertito».

Con queste premesse, si potrebbe pensare che un giorno a Colombo verrà voglia di provare le pietre "vere", quelle dell’Inferno del Nord… «A dire il vero, potrebbe accadere prima di quanto si possa immaginare. Manca l’ufficialità, ma è probabile che alla Roubaix ci andrò già quest’anno».

La strada sta catturando l’interesse di Filippo Colombo, ma nell’anima il ticinese continua a rimanere un biker. Dopo la prima parte di stagione dedicata alle ruote strette, è previsto il cambio di mezzo tecnico per tornare a pedalare nei boschi… «Prima delle classiche delle Ardenne, quindi dopo la Roubaix, staccherò la spina con la strada e tornerò alla mountain bike. Il cambio avverrà circa a metà aprile, per cui mi rimarrà un mesetto per riprendere il feeling con il diverso mezzo tecnico, prima di affrontare l’esordio in Coppa del mondo, dal 12 al 14 maggio a Nove Mesto. Per prepararmi al meglio all’appuntamento in Repubblica ceca, disputerò un paio di corse di cross-country, così da affinare il tiro e capire cosa mi manca».

Il programma del prossimo mese, per ora non è stato definito. È però praticamente certo che Filippo Colombo non potrà partecipare al Tamaro Trophy… «Al momento rimane un punto interrogativo, dipende da come andranno le prossime prove su strada. Sulla carta, però, dovrei essere impegnato nelle gare in Belgio, per cui mi sembra difficile potermi schierare al via al Tamaro. Magari sarò presente, ma solo a bordo percorso. Dopo la Strade Bianche ci troveremo con il direttore sportivo e il mio allenatore per definire quello che sarà il calendario delle prossime settimane. Solo allora potrò dire con certezza quali saranno i prossimi impegni».