CALCIO

Stefan e Lucas, la Svizzera degli expat

Gartenmann arriva dalla Danimarca, Blondel dall’Argentina. Entrambi hanno solo ricordi delle loro origini. ‘Ma questa è la nostra seconda casa’

19 marzo 2025
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Sono le due grandi incognite della Nazionale svizzera che si appresta a disputare due amichevoli, venerdì in Irlanda, martedì a San Gallo contro il Lussemburgo: i difensori Lucas Blondel e Stefan Gartenmann rappresentano due novità per la selezione di Murat Yakin, ma, in definitiva, per tutto il calcio svizzero. Una grande casa sul lago di Costanza: è questo che Stefan Gartenmann ricorda quando pensa al suo periodo in Svizzera. La famiglia si riuniva sempre durante le vacanze autunnali – una ventina di persone, secondo i ricordi di Gartenmann – per trascorrere del tempo insieme. Per il nonno, le vacanze erano un ritorno a casa dopo aver lasciato Amlikon-Bissegg in Turgovia per lavorare come casaro in Danimarca. Per il giovane Stefan, si trattava di un luogo che è sempre rimasto nel suo cuore. Tuttavia, non avrebbe mai immaginato che ben 20 anni dopo avrebbe indossato la maglia con la croce sul petto. Gartenmann ha completato tutta la sua formazione calcistica in Danimarca, ha giocato ben 30 partite nelle varie squadre giovanili, ma poi tutto è improvvisamente finito. Gartenmann ha atteso a lungo la convocazione nella squadra maggiore, una convocazione mai arrivata. Forse perché «non sono un bel calciatore», ipotizza il 28enne. Durante le varie trattative, il suo agente lo ha sempre paragonato a Jaap Stam. Un paragone che Gartenmann ha interiorizzato: «Sono un difensore della vecchia scuola. Non particolarmente veloce, non particolarmente forte, ma molto efficace». Il paragone con Stam, nato nel 1972, sembra aver colpito nel segno con Murat Yakin, nato nel 1974. Quando l’anno scorso è stato contattato dall’agente del giocatore e messo al corrente delle sue origini svizzere, l’allenatore della Nazionale elvetica si è recato a Budapest per far visita a Gartenmann, attualmente sotto contratto con il Ferencvaros. Adesso, il difensore centrale è seduto in un padiglione di Almancil e parla con i media svizzeri. Lo fa in un ottimo tedesco. Ha imparato la lingua guardando i cartoni animati con i nonni, l’ha studiata a scuola e ora vuole migliorarla ulteriormente. «La Svizzera è la mia seconda casa. Significa molto per me e per la mia famiglia avere la possibilità di giocare per la Nazionale».

Blondel e un lungo viaggio che vale la pena ripetere

Raclette e Neuchâtel Xamax: ecco cosa ricorda Lucas Blondel quando pensa al suo periodo in Svizzera. A differenza di Gartenmann, non ha trascorso in Svizzera solo le vacanze, ma anche i primi anni di vita. Tuttavia, i suoi ricordi di questo periodo sono vaghi. Suo padre era nato a Neuchâtel ed era un grande fan dello Xamax. Così anche il giovane Lucas è entrato in contatto con i rossoneri in tenera età. La raclette lo ha accompagnato anche in Argentina, quando la famiglia ha deciso di stabilirsi nel paese della madre. Avevano un forno per raclette, ma purtroppo lui non ne mangiava da molto tempo. Come suo padre Jean-Yves, che ha raggiunto il 546° posto nella classifica mondiale Atp, anche Lucas Blondel in gioventù ha giocato a tennis. Fino all’età di 13 o 14 anni, ricorda Blondel, poi ne ha avuto abbastanza. «Mi arrabbiavo troppo spesso con me stesso e continuavo a perdere i nervi. È stato allora che ho capito che sarebbe stato meglio scegliere uno sport di squadra». Dall’Atlético de Rafaela, passando per il Tigre, nel 2023 è approdato al Boca Juniors, uno dei club più famosi al mondo. Con gli Xeneizes gioca alla Bombanera davanti a ben 50’000 tifosi. Quando gli si chiede di descrivere l’atmosfera dell’iconico stadio, Blondel scuote la testa. Sarebbe impossibile. «Bisogna viverla per capirla». Da tempo era in contatto con Murat Yakin. Già prima degli Europei in Germania si parlava di una possibile aggregazione di Blondel alla squadra allargata. Ma poi si era rotto il legamento crociato ed è rimasto fuori per molto tempo. Ora avrà la possibilità di mettersi in mostra anche in Nazionale. È felice di aver accettato il viaggio di 24 ore ed è pronto a rifarlo anche in futuro. «Ho sempre sognato questo momento – afferma il 28enne laterale destro che, come Gartenmann, parla molto bene una delle nostre lingue nazionali, nella fattispecie il francese. «Spero di poter lasciare un’impressione positiva con la mia propensione offensiva».

‘Possono essere una risorsa’

Il danese sereno da una parte, l’argentino focoso dall’altra. Ambedue hanno radici svizzere. Per l’assistente allenatore Davide Callà è chiaro che entrambi possono essere una risorsa per la Nazionale. «Ho conosciuto due ragazzi che hanno una grande voglia di giocare a calcio. Sono anche molto orgogliosi di essere qui».

Essendo cresciuto in Svizzera da genitori italiani, Callà sa bene cosa significhi avere un cuore diviso in due. «La loro storia riflette anche un po’ il mondo connesso di oggi. Si può essere a casa ovunque e radicati in più luoghi». Come tutti i nuovi arrivati, Gartenmann e Blondel hanno potuto scegliere se offrire ai loro compagni un aperitivo o cantare una canzone. Blondel ha cantato un brano del gruppo rock argentino Los Piojos, mentre Gartenmann ha optato per “Hey, Baby” di DJ Ötzi. Un rituale di benvenuto che avvicina i giocatori e crea una buona atmosfera. Dopo il difficile autunno 2024, la Nati ne ha quanto mai bisogno...