Il centrocampista del Manchester City e della Nazionale spagnola si è scagliato contro un calendario sempre più denso di partite
Il calcio mondiale si sta avviando verso un clamoroso sciopero dei giocatori? Ne è convinto Rodri, centrocampista spagnolo del Manchester City che ritiene «imminente» questa forma di protesta contro i calendari sempre più intasati di partite. Il campione europeo con la Spagna, ne ha parlato nel corso della conferenza stampa alla vigilia dell’esordio del suo Manchester City nella nuova Champions League, all'Etihad contro l’Inter. Il nuovo formato della Coppa dalle grandi orecchie prevede due partite in più, in un calendario che sarà ulteriormente appesantito dal nuovo Mondiale per club in programma la prossima estate.
Secondo lo spagnolo, sceso in campo poco meno di 60 volte nella stagione 2023-24 tra club e Nazionale, la situazione sta diventando insostenibile... «Chiedetelo a qualsiasi calciatore e ve lo confermerà, è un’opinione comune tra i giocatori, non soltanto la mia idea. Se si dovesse andare avanti di questo passo, a un certo punto non avremmo più scelta. Non so cosa succederà, ma si tratta di un problema da affrontare, in quanto siamo noi a pagarne le conseguenze».
All’inizio del mese, il sindacato mondiale dei calciatori (FifPro) aveva chiesto misure di protezione per i giocatori, soggetti a un carico di lavoro eccessivo in un calendario in continua espansione. Rodri non è in grado di stabilire con esattezza quante partite andrebbero disputate, tuttavia «di sicuro non 60 o 70. Direi che un numero ideale potrebbe essere tra le 40 e le 50. All’interno di quel range, un giocatore è in grado di dare il massimo, più in là cala inevitabilmente, in quanto non riesce a mantenere un livello fisico adeguato».
Il perno del centrocampo di Pep Guardiola ha insistito sul concetto: «A mio modesto parere, il calendario attuale è eccessivamente carico. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi, siamo noi i protagonisti di questi sport, o di questo business, chiamatelo come preferite».
Secondo Rodri questa bulimia di partite va a discapito della qualità... «Se la gente desidera vedere un calcio migliore, dobbiamo essere in grado di riposare. In altre parole, più partite ci sono, più lo standard e la qualità si abbassano».
E di norma lo dimostrano le fasi finali dei grandi tornei, poste a fine stagione e quasi mai onorate da un gioco spettacolare. Non è un caso se i Mondiali più belli dell’era moderna siano stati quelli disputati nel 2022 in Qatar, in pieno inverno e, dunque, con calciatori riposati e in forma.