Manuel Rivera, ex capitano e bandiera del Bellinzona, commenta la difficile situazione in seno alla società. Domenica il Comunale ospita lo Stade Nyonnais
Chi siederà in panchina al cospetto dello Stade Nyonnais? E soprattutto chi impugnerà le redini nelle successive uscite di campionato? Dei quesiti tuttora senza risposta, ma ormai sempre più frequenti nei pressi del Comunale. Fra una chiacchiera e l’altra, la piazza s’interroga infatti sul nome del (probabile) successore di Sandro Chieffo – espiata la sospensione, mai più tornato a Bellinzona. Una situazione, forse, più desolante che intricata. Non può fare astrazione una bandiera del club quale Manuel Rivera: «dispiace perché i tifosi e la Città sono molto legati; in questo momento qualcosa si è inceppato e bisogna sistemare il meccanismo. Dall’esterno è difficile capire. Io continuo a seguire la squadra, ma non conosco le dinamiche che si creano in spogliatoio, fra società e giocatori. Si confabula parecchio... I tifosi meritano comunque di conoscere la verità, questa situazione dev’essere risolta in fretta in quanto i risultati latitano. E, per di più, bisogna iniziare a pensare alla classifica».
Un rendimento che si traduce in una scarsa affluenza in quel del Comunale. L’ex capitano del Bellinzona, proprietario del Bar Granata, ha tastato il polso della situazione confermando questa percezione. «C’è un disaffezionamento! È un peccato: sarebbe bello creare le condizioni ideale affinché lo stadio della capitale sia più frequentato». I risultati sono il motore pulsante, ovunque. «Un circolo vizioso, che (finora) non sorride a nessuno. Ora è necessaria maggiore chiarezza da parte della proprietà: bisogna fare una valutazione». Non sono infatti state ancora sciolte le riserve sul condottiero del Bellinzona. Questo pare comunque il tramonto dell’era targata Sandro Chieffo. Una zuppa ormai riscaldata all’ombra dei Castelli. Le prestazioni «sul terreno da gioco sono una diretta conseguenza della continuità e cambiare sei allenatori in un lasso di tempo piuttosto breve non aiuta. Questo è il mio parere, chi amministra la società probabilmente non la pensa allo stesso modo. D’altronde, oggigiorno, sono un ‘semplice’ tifoso del Bellinzona, niente di più. Il mio passato da giocatore o da bandiera del club è solo un bel ricordo; esprimo il mio pensiero come altri, ma chiunque è libero di non condividere».
Da piccolino Manuel Rivera ha attraversato l’Oceano, sbarcando alle nostre latitudini per cercare di realizzare quel sogno chiamato professionismo. Nel periodo trascorso a Bellinzona è stato, legittimamente, arretrato (a mo di regista) dinnanzi alla difesa. Una posizione, mai più abbandonata, che ha permesso all’ora 45enne di offrire assist al bacio ai suoi compagni. E conquistare nello stesso anno, il 2008, la promozione in Super League, il secondo posto in Coppa Svizzera e la qualificazione alla Coppa Uefa. Il ruolo di realizzatore non era tuttavia il suo baluardo: solo dodici gol in 210 presenze, fra le file sopracenerine. Un cosiddetto tallone d’Achille che assilla da settimane l’attuale rosa. «Quando effettui una metamorfosi non è scontato riamalgamare tutto l’ambiente. Non ho la sfera di cristallo, e non posso anticipare il futuro. La permanenza o meno di Chieffo sulla panchina della capitale. La squadra necessita tuttavia di alchimia. Di giocare più minuti possibili assieme, e creare una solida e armoniosa unione. Questo può aiutare a ottenere risultati migliori poi, chiaro, bisogna essere muniti di giocatori capaci di fare la differenza; probabilmente in questo momento la rosa è priva di un attaccante di razza, un centrocampista di spessore o un difensore rognoso. Le altre squadre, invece, possono elencarne qualcuno in più. È questa la principale differenza, senza la materia prima di qualità è difficile per qualsiasi allenatore proporre la sua idea». Ma forse è sufficiente un filotto di due vittorie a «cambiare questa prospettiva e permettere ad esempio a un attaccante come Samba di sbloccarsi e iniziare a gonfiare la rete. A Basilea era un cannoniere, mentre (ora) sembra quasi essersi dimenticato come insaccare il pallone. La speranza è che la situazione possa cambiare in fretta».
Chissà, magari, puntando di più sui giovani. «Non sono molti... È necessario permettere loro di allenarsi e partecipare alle attività della prima squadra. Il movimento giovanile c’è, basta metterlo in pratica: risulta piuttosto inutile, senza offrire a questi ragazzi la possibilità di mostrarsi in determinate categorie. Questo campionato non è facile, ma bisogna investire molto di più. Non è accidentale che negli ultimi anni pochi siano riusciti ad approdare in prima squadra. È poco remunerativo. Dragan (Mihajlovic, ndr) è l’unico ancora in campo, e mi fa piacere in quanto era il piccolo della squadra. Il nostro ‘pupillo’. Ama la società. E la sua carriera deve essere da esempio per tutti i ragazzi locali. Da Airolo a Chiasso». A tutti è capitato di commettere errori, «d’altronde alcuni portieri hanno fatto perdere la Champions alle rispettive squadre». Rivera ora è allenatore del Giubiasco, ma, qualora chiamato in causa, non mancherà di offrire una mano alla società. Il Bellinzona domenica alle 14.15 affronterà il neopromosso Stade Nyonnais, finora capace di occupare un posto di metà classifica e sgambettare qualche squadra illustre. La società ha preferito entrare in silenzio stampa così da cercare di calmare le acque e proteggere i giocatori.