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‘La frustrazione dei tifosi? Legittima’

Matteo Tosetti, fra i più esperti giocatori granata, analizza la deludentissima stagione del Bellinzona, per il momento ancora diretto da Cocimano

20 aprile 2023
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Al termine dell’allenamento di mercoledì pomeriggio, diretto ancora dal fido Fernando Cocimano – garante fin qui dei numerosi periodi di interinato tecnico registrati quest’anno a Bellinzona – riusciamo a intrattenerci con Matteo Tosetti, che da ticinese soffre più dei suoi compagni la situazione negativa che si sta vivendo all’ombra dei Castelli. Specie dopo l’ultima clamorosa e pesantissima (1-6) sconfitta interna contro il Vaduz dello scorso weekend…

«Davvero è un peccato, perché la settimana prima contro Losanna avevamo fatto un bel passo avanti», esordisce il sopracenerino, «tornando finalmente a vincere dopo molti mesi, ma poi purtroppo ne abbiamo fatti subito tre all’indietro. Perdere nel calcio ci sta, ci mancherebbe, ma certo non in quel modo. Non ricordo infatti di essere mai usciti dal campo vergognandomi così tanto. Contro il Vaduz sono usciti in una sola volta tutti i limiti che avevamo già mostrato qua e là lungo tutta la stagione. Di nuovo non siamo riusciti a fornire due prestazioni positive consecutivamente, ma soprattutto non siamo stati capaci di dare una svolta al campionato».

L’occasione, in effetti, era ghiotta…

Già, era davvero la partita da vincere per chiudere definitivamente il discorso salvezza, che ora è l’obiettivo minimo che dobbiamo ottenere per salvare un po’ la faccia dopo questa figuraccia. È una sconfitta che fa male, che soprattutto deve far riflettere e deve far leva sull’amor proprio e l’orgoglio di ogni giocatore, perché fornire simili prestazioni non è bello per nessuno.

Venerdì scenderete di nuovo in campo: con che testa si ritorna a giocare dopo una scoppola come quella di domenica?

Dobbiamo cercare di trasformare l’ennesima delusione in rabbia e provare a fare punti a Yverdon, come del resto avevamo fatto già all’andata. Dobbiamo cercare di chiudere al meglio una stagione in cui, ne siamo consci, abbiamo avuto tantissimi problemi di cui non siamo mai riusciti a trovare la soluzione. Penso che lo dobbiamo soprattutto ai tifosi che ci seguono e che, in questo modo, potranno tirare un sospiro di sollievo. Nella testa dobbiamo avere solo queste priorità, lasciando fuori tutti i problemi esterni. Sarà necessario concentrarci su ciò che c’è di buono a Bellinzona, e cioè il nostro pubblico: nonostante tutto, il sostegno c’è sempre stato, molto più che in altre piazze dove, malgrado una classifica migliore della nostra, c’è meno gente che va allo stadio. Ciò indica che a Bellinzona c’è moltissimo potenziale ma, giocando così, di certo non lo si sfrutta.

All’inizio vittorie e sconfitte si alternavano con una certa regolarità e occupavate posizioni di classifica che non destavano preoccupazioni. Poi però siete entrati in una spirale terrificante che nessuno avrebbe potuto immaginare...

I problemi erano ovviamente più di uno, e abbiamo sempre cercato di identificarli e poi di correggerli, ma è evidente che non ci siamo mai riusciti. Il passato, però, ormai non possiamo più cambiarlo. Abbiamo subito moltissime delusioni, ma dobbiamo essere onesti, perché il campo non mente mai. Se lavori bene come contro il Losanna, vinci. Se invece non giochi bene, succede come contro il Vaduz. Il nostro problema è a livello mentale. Le qualità per vincere infatti ci sono, lo abbiamo già dimostrato.

E soprattutto avete una rosa almeno sulla carta molto forte, costruita addirittura per la promozione…

Vero, ma alla fine – come ti ho detto – il campo non mente mai. Altre squadre meno dotate tecnicamente si sono mostrate più all’altezza di noi e hanno giocato con maggiore continuità, con grande cuore e grande intelligenza. Tutti fattori che a noi invece sono mancati, e così già alla pausa invernale eravamo molto staccati dalla vetta della classifica.

Quando si può situare il momento chiave della vostra stagione?

Direi che il tracollo è iniziato dopo la partita di Neuchâtel: col 4-0 incassato alla Maladière, qualcosa infatti si è rotto. In quel periodo, però, almeno ci provavamo, avevamo tutto un altro atteggiamento. Ora, come detto, possiamo solo chiudere la pratica salvezza prima possibile.

Quanto hanno influito sul vostro rendimento i frequenti cambi tecnici che si sono succeduti in stagione?

Cambiare troppo spesso, inevitabilmente, non aiuta a trovare la necessaria continuità di rendimento, sia per i singoli giocatori sia come gruppo, ma soprattutto per ciò che riguarda l’idea di gioco. Tutti abbiamo fatto errori, a ogni livello, e ora sta alla nostra intelligenza non più ripeterli da qui fino alla fine della stagione. Dopodiché si potrà tracciare una linea e ripartire dalle poche cose buone che ci sono state quest’anno. Soprattutto dovremo avere l’onestà di accettare le critiche e di capire la frustrazione dei tifosi, che è legittima.

Verso un nome nuovo in panchina, ma non è quello di Arno Rossini

Intanto, è notizia di ieri sera, si va delineando un nuovo avvicendamento in panchina: in ballo ci sono ancora un paio di nomi, ma non quello del sessantacinquenne allenatore ticinese Arno Rossini erroneamente accostato ieri da alcuni media alla società granata. Stando a nostre informazioni, la scelta del nuovo tecnico dovrebbe essere soltanto una questione di ore.

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