La Camera d'appello di San Isidro conferma che gli operatori che l'avevano accompagnato negli ultimi mesi di vita dovranno rispondere di omicidio colposo
La Camera d’appello e garanzia di San Isidro ha confermato l’apertura di un processo col rinvio a giudizio di otto imputati per il caso della morte di Diego Maradona, all’età di 60 anni, a Buenos Aires il 25 novembre 2020, a causa di un «edema polmonare acuto causato da un’insufficienza cardiaca cronica». Gli otto sono accusati di omicidio colposo semplice, e rischiano una pena da 8 a 25 anni di reclusione. Non è ancora stato reso noto quando si svolgerà il processo.
Tra gli imputati figurano il neurochirurgo Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov e altri sei operatori parte del gruppo che aveva accompagnato Maradona negli ultimi mesi del suo ricovero domiciliare, nella sua residenza nella provincia nord della capitale argentina. Il loro rinvio a giudizio era già stato chiesto lo scorso anno e poi appellato.
L’accusa aveva chiesto l’apertura del processo nell’aprile 2022, segnalando carenze e negligenze nelle cure dell’ex stella del calcio, convalescente dopo un intervento di neurochirurgia, in una clinica nel quartiere di Olivos. Il numero dieci soffriva di problemi ai reni e al fegato, insufficienza cardiaca, deterioramento neurologico e dipendenza da alcol e droghe psicotrope.
Secondo i pm, il personale preposto ad accudire Maradona era stato «protagonista di un ricovero domiciliare totalmente carente e sconsiderato», e aveva commesso una «serie d’improvvisazioni, cattiva gestione e inadempienze».
Una perizia, nell’ambito delle indagini, aveva concluso che l’ex giocatore era stato «abbandonato al suo destino» dalla propria equipe medica, giungendo alla morte dopo una lenta agonia. Maradona - si legge - aveva avuto «un’assistenza infermieristica piena di carenze e irregolarità», e aveva «iniziato a morire almeno 12 ore prima, presentando segni inequivocabili di un prolungato periodo di agonia».